“Un incubo senza fine” può essere il titolo del film sul Dieselgate Volkswagen, esploso nel 2015: adesso, in Germania l’accusa chiede fino a quattro anni di carcere a quattro ex manager, riporta l’agenzia AFP. L’accusa è di frode nello scandalo della manipolazione dei motori a gasolio, che tradotto significa come il poker di dirigenti di allora sapesse che si stava barando, c’è stato il dolo, la volontà di aggirare le norme. Ai test di omologazione, grazie all’attivazione di un software, i propulsori tedeschi inquinavano molto meno di quanto in realtà facessero nell’uso quotidiano su strada.
Dieselgate Volkswagen: chiesti fino a quattro anni agli ex manager
Nel processo iniziato a settembre 2021 al tribunale di Braunschweig, l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni per Heinz-Jakob Neusser (ex responsabile dello sviluppo tecnico del marchio Volkswagen). Per Jens H. (ex dirigente della divisione motori della VW), domandati quattro anni. Mentre Hanno J., uno degli ingegneri responsabili dello sviluppo di software illegale, rischia tre anni. E un altro ingegnere, Richard D., rischia una condanna a due anni con sospensione condizionale della pena.
La parola ai giudici
Ora, saranno i giudici a valutare. Il cuore della questione è se ci sia stato dolo (volontà), oppure se il problema fosse originato da una colpa: imprudenza, imperizia. La differenza è gigantesca, e si ripercuote sulle eventuali pene. In passato, l’AFP ha fornito informazioni dettagliate sullo scandalo, inclusi i processi penali a carico di ex dirigenti Volkswagen, come Martin Winterkorn e altri, che hanno risposto alle accuse di frode e di aver deliberatamente truccato i motori diesel per far apparire i veicoli più rispettosi dell’ambiente di quanto non fossero in realtà. L’AFP ha anche riportato le conseguenze finanziarie per il Gruppo Volkswagen, con la necessità di rimborsi, risarcimenti e spese legali, soprattutto negli Stati Uniti.