In ricordo di te
In ricordo di te
In questa ricorrenza, come ogni anno sono sulla spiaggia… la nostra.
Ed oggi come allora ti penso mamma e arriva puntuale il vuoto della tua assoluta assenza, come quel giorno. Disperazione consapevole poi prende e lacrime m’inondano le guance. Quanti ricordi si susseguono, tra le impronte dei miei passi sulla sabbia. Mi prende l’onda nostalgica di te in questo lembo di mare, l’aria calda fruscia lieve fra i capelli e le remote riflessioni.
Osservo quell’indolente infrangersi d’onde sulla scogliera, le gocce salate schizzano vivaci intorno, poi si ricompongono, come in una danza. Nel tumulto dei pensieri, una marina goccia cade… scivola come una lacrima sul mio viso. Il respiro si mescola al reflusso del mare, tra le ondate e le biancastre spume, si confondono proiezioni, miraggi evanescenti, dei tuoi occhi scuri, del luminoso sorriso.
All’orizzonte il riflesso del sole colpisce, ma non lenisce in parte questa tristezza. Entra l’amarezza, come un affondo in petto, nell’unico respiro di questo dolore irripetibile. Nelle reminiscenze di come amavi l’estate, il sole, i cristallini e profondi flutti, questo litorale con laggiù il castello…
Ironia della sorte mentre cammino e vado incontro ai ricordi nel silenzioso e struggente dolore, la mia attenzione è catturata dalla costruzione di un castello di sabbia. Fatto con pazienza e affetto da un padre e il suo bambino, proprio lì sulla riva davanti a me. Ferma, guardo quel mucchio di granelli, prender forma, completo di torri, fossato e ponti.
Rievoco in un improvviso flash-back i miei capricci infantili, la tua pacata dolcezza a farmi desistere poi capire e alla fine tra le nostre risate di come ci sarebbe piaciuto costruirne uno assieme, il giorno dopo. Ora non rammento chissà perché, non è mai successo. Ed avrei sperato insieme di visitarne uno vero e che oramai non avremo mai più l’occasione di vedere. Mi perdo nel passato, tra palette e i secchielli colorati, nella voce rassicurante del mare che ora diventa mia. Penso al futuro come rivoli, che mi scivolano addosso indifferenti.
Passa il tempo…
Rivolgo lo sguardo al castello finito. E’ bello così posto lì . Ho visto la gioiosa soddisfazione di padre e figlio nella sua realizzazione. Quell’amore che li unisce e fluisce fra i due, mi giunge e scalda il cuore.
…E mi manchi!
Manca la tua genitrice presenza, quell’amore unico, disinteressato, profondo e universale.
Svogliate onde vanno e vengono, avanzano lente sulla battigia. La marea incombe, distruggendo gradualmente quel cumulo di rena. Un gesto simbolico al mio dolore? Questo mare qui innanzi mi dice seppellisci nella memoria, dimentica se puoi? Oggi e qui, ho ripreso ancora l’intero dolore in tutte le sue ramificazioni emozionali. Concludo con egoismo che sarebbe molto meglio decidere di dimenticare. Senza affrontare le mie angosce. Ma riuscirò?
Le inquietudini ora son del tutto vane. Attendo un segnale dal cielo che mi risparmi la scelta di rimuovere senza superare la sofferenza. Ma so bene in cuor mio che non potrò mai dimenticare! Ed asciugo le lacrime agli angoli della bocca… Nell’aria annuso l’odore salmastro, ascolto i frangenti. Da quell’immenso, nessun richiamo giungerà. So anche questo!
Guardo il castello di sabbia che sta scomparendo via pian piano, risucchiato dall’acqua come non fosse mai nato. Le lacrime ritornano.
Nell’azzurro terso, vedo librarsi in volo uno splendido gabbiano ad ali spiegate ed una sola bianca nuvola. D’improvviso un raggio di sole la trafigge, mutando il suo immacolato colore.
Si smorza il fiato, il battito accelera, ipnotizzata fisso quel prisma di colori che irradia. Lenta si muove nella volta celeste, assieme al volatile. Un singhiozzo ed un sorriso, salgono dall’anima. Può essere solo una coincidenza che mi stai dicendo…addio.”
©GabriellaTomasino©