“1992”, indubbiamente, è un libro che non racconta cose nuove ma è ricco di elementi che danno informazioni interessanti per chi vuole approfondire storicamente quel difficile periodo. Quindi, la storia personale dell’autrice nel 1992, un anno difficile per la politica italiana, l’anno in cui (a suo dire) morì lo Stato di diritto.
All’inizio, si concentra su tre personaggi chiave: Bettino Craxi, Francesco Cossiga e Corrado Carnevale. Sono tre uomini che avrebbero potuto cambiare, in quell’anno, la storia d’Italia. Se non lo fecero, scrive la Maiolo, fu solo perché, quando l’intero sistema politico fu aggredito, i partiti alzarono bandiera bianca, uccidendo i figli migliori……Tre uomini che furono messi al rogo dall’enfasi retorica di sotto le macerie delle stragi di mafia e delle inchieste.
Su Craxi: se il disegno di Bettino, modernizzazione e moralizzazione, avesse in quei giorni trovato ascolto, Craxi sarebbe stato il salvatore della democrazia, simbolo del Bene. Invece, fu il Male, e mal gliene colse.
Su Cossiga: Se le sue proposte di cambiamento del quadro politico non trovarono ascolto, le picconate sulla Magistratura e sul Consiglio Superiore della Magistratura seminarono addirittura il panico. Eppure lui non demordeva, avendo capito una cosa elementare, e cioè che a un certo punto la Magistratura aveva tentato di realizzare il suo sogno: saltare dal ruolo di ordine costituzionale a quello di potere…il suo partito non volle capirlo e preferì abbandonare al proprio destino un picconatore scomodo….Cossiga è stato sacrificato dagli esponenti del suo partito all’altare di un anomalo potere giudiziario e all’ impeachement voluto dal Segretario PDS Occhetto, per motivi pretestuosi.
Su Corrado Carnevali: Il più bravo e anche il più solo soprattutto da quando diventato Presidente di una Sezione della Cassazione, il cui compito era fare le pulci ai colleghi che avevano emesso sentenze di merito….Diventa presto l'”ammazzasentenze”, e non è un complimento. Pubblici Ministeri e Giudici da lui considerati ignoranti e incapaci cominciano con stizza a vendicarsi, e lui sarà inquisito e processato, una volta quasi arrestato…Se Corrado Carnevale avesse presieduto il dibattimento di Cassazione sul Maxiprocesso (istruito da Giovanni Falcone) la storia sarebbe stata diversa…(chissà come! n.d.a.). Non avrebbe dato la fiducia incondizionata alla parola di Buscetta…Avrebbe fatto giustizia. Per questo è stato decapitato….senza questa vera Piazzale Loreto del 1992, Oscar Luigi Scalfaro non sarebbe diventato Presidente della Repubblica…non avremmo avuto lo strapotere della Magistratura. “..Tangentopoli sarebbe stata un’ordinaria inchiesta giudiziaria su qualche “mariuolo”… Le Forze di Polizia e gli inquirenti delle regioni del sud si sarebbero concentrate più sulla cattura dei capimafia latitanti che non sulla tortura (addirittura! n.d.a.) dei “peones” prigionieri…
E che dire della vicenda Scopelliti? (Secondo i pentiti della ‘ndrangheta sarebbe stata la Cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla mafia calabrese di uccidere Scopelliti, che avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione nel maxi processo a Cosa nostra) sul quale Carnevale si espresse lasciando intendere con il suo acume di Giudice che quel delitto non fosse legato al maxi-processo.
Sulle “Stragi di mafia e strage del diritto” (da pag 107) la Maiolo, all’inizio del capitolo, riferisce che quel processo e quella sentenza finale (di esemplare condanna per la “Cupola” mafiosa n.d.a.) furono la vittoria e anche la fine di Giovanni Falcone. Il quale non capì quale rischio corresse nel far promuovere a verità storica le parole del solo Buscetta, sponsorizzando un “processo colabrodo”pur di portare a casa gli ergastoli. Eppure lo aveva messo in guardia (addirittura! n.d.a.) Leonardo Sciascia….Gli uomini di prima Repubblica agonizzante vollero mostrare la forza che non avevano. E si vendicarono su ciò che avevano sottomano, i prigionieri….Gli strumenti usati, spesso con metodi non degni di un paese civile, furono:il blocco dei trattamenti di reinserimento dei carcerati (art.41 bis dell’ordinamento penitenziario), l’apertura delle carceri speciali di Pianosa e Asinara, la nascita dei colloqui investigativi in carcere senza l’autorizzazione del Magistrato….ma perché (pag.139) l’assurdo di questa vicenda sfiora il ridicolo? L’indicazione è dove si sta ora processando la “trattativa”, reato inesistente nel Codice Penale, ma figlia di altri fallimenti….il Processo sta giudicando cinque membri di “Cosa Nostra” e cinque rappresentanti delle istituzioni niente meno per “Violenza a Corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato” (art.338 CP)….finirà in un nulla di fatto, avrà al termine solo pesato sul bilancio dello Stato.
Sin qui quanto scrive l’autrice.
Diciamo subito che su quest’ultima affermazione possiamo essere d’accordo con l’autrice, in quanto il processo in parola ha il sapore del “teorema”….Non condividiamo invece il fatto che ci si risenta per le doverose e giuste sentenze dei Magistrati, che ricordiamolo, ieri come oggi, svolgono attività di “supplenza” per le inguaribili inadempienze della politica, e da lunghi anni rappresentano l’unico controllo di legalità esistente per garantire la supremazia della Legge e la difesa del cittadino. La storia della mafia è antica per l’inerzia della Politica locale e nazionale e dei Palazzi romani. Ricordando annualmente la strage di Capaci e la morte di Giovanni Falcone nell’anniversario di quella tragedia nazionale, cui si aggiunge l’uccisione di Paolo Borsellino, a cinquattasette giorni di distanza; poi, commemorando a fine di ogni estate anche l’ anniversario dell’uccisione di Pio Latorre e di Carlo Alberto dalla Chiesa, si riaccende il ricordo di tanti e tanti altri Servitori della Legge sacrificatisi sul Fronte del Dovere, per cui prende la rabbia più forte nel rivisitare le inerzie e le corruzioni molteplici di uno Stato che non ha saputo, nel tempo, difendere tanti suoi Figli, anzi li ha già uccisi una prima volta lasciandoli soli e consentendo per taluni, come con Falcone, la nauseabonda e vigliacca macchina del sospetto e della illazione, mentre nascondeva a vari livelli di responsabilità complicità indicibili con la mafia e apparati occulti che avrebbero dovuti invece essere combattuti ad oltranza!
Questa la tragedia nazionale delle morti annunciate e non impedite.
Bene, la Politica si è ribellata ieri e si ribella oggi contro i Magistrati che, ricordiamolo, rappresentano l’unico controllo di legalità; ma cosa ha fatto e ora fa, la Politica, per garantire la supremazia della Legge e la difesa del cittadino? Certamente ben poco!
Concludendo, un libro, “1992”, molto interessante, la cui valutazione va lasciata al lettore.
Personalmente, quale libero Cittadino e libero pensatore, non tutto condivido, anche perché non si percepisce una sorta di neutralità nel racconto dei fatti. Infine, per gran parte degli Italiani, gli Uomini che avrebbero potuto per statura morale e grande capacità far mutare davvero la storia d’Italia portano i nomi di Carlo Alberto dalla Chiesa, Pio La Torre, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino…..ai quali se ne potrebbero aggiungere altri… uccisi perché fedeli alla Legge e alla Costituzione.
Onore a loro! Solo a Loro!