ABOLIRE I PRIVILEGI !

Inizierò con un aggettivo. Non si può? Ma sì, per questa volta faremo un’eccezione: Incapaci!


Sto parlando dei nostri politici e quindi di coloro che lavorano “duramente” per rappresentarci, dandoci senz’altro il buon esempio.

Cerchiamo quindi di capire quanto è faticoso il lavoro del parlamentare italiano.

Prima però di addentrarci nell’argomento vorrei ricordarvi che il presidente della Camera Gianfranco Fini all’atto dell’insediamento alla Camera (tre anni fa) aveva posto come prioritaria la questione della produttività dei parlamentari e che quindi le Camere dovevano essere operative dal lunedì al venerdì.

Le ultime inchieste realizzate in materia mostrano però che, nonostante tali iniziali promesse, nulla è cambiato.

Per la precisione, risulta che i nostri pregevoli rappresentanti lavorano da martedì pomeriggio a giovedì e sapete quanto ci costa il loro duro lavoro?

Direi che va ben oltre l’umana immaginazione: 1 miliardo e 600 milioni l’anno. Impossibile non essere nauseati dai dati che emergono. Inoltre, entrando ancor più nello specifico delle indagini ci si rende conto che i nostri senatori guadagnano 1907 euro al giorno.

Lo stipendio netto di un italiano (fonte Istat, anno 2010) in media non supera i 1300 euro al mese. Mi riferisco in quest’ultimo caso ai più fortunati, ovvero a coloro che lavorano dignitosamente ma, purtroppo, c’è anche chi guadagna tra i 500 e gli 800 euro mensili. Inoltre, mentre gli on. Sen. in otto mesi di inizio anno riescono a lavorare per 62 giorni, un normale italiano accumula 160 giorni di lavoro. Quasi tre volte di più.

Mentre si accentua la bufera sui privilegi dei nostri politici e sui costi della politica italiana, il crollo delle Borse ci indica i sacrifici che il bel Paese dovrà affrontare per porre un freno al dilagare del debito e della disoccupazione.

Come sempre, però, sarà il popolo italiano a stringere la cinghia, ma a questo punto, è lecito chiedersi, i politici rinunceranno ai loro privilegi? Bisogna costatare che la nostra Italia è fondata più che sul lavoro sulla raccomandazione e da questo punto di vista il lavoro dei deputati e dei senatori, nei ministeri e nei partiti come negli Enti locali, si è sempre svolto nel miglior modo possibile, ovvero facendo fronte alle personali promesse fatte a una scelta rappresentanza dell’elettorato.

Questo diventare qualcuno utilizzando scorciatoie è qualcosa di insito nella cultura italiana ma se qualcuno di noi si preoccupasse maggiormente della propria crescita professionale, conquistando con il lavoro la meritata posizione forse l’Italia avrebbe dei rappresentanti migliori.

Al di là però delle nostre responsabilità, frutto anche spesso d’ignoranza, dobbiamo renderci conto che non si può andare avanti così, perché la nostra bella Italia sta letteralmente cadendo a pezzi e ci saranno conseguenze per tutti, poveri e ricchi. I beni, i vantaggi sociali, politici, economici, d’impresa devono essere rivolti per il bene collettivo e non di parte.

L’Italia deve diventare il paese dove tutti possono avere pari opportunità; questo dicasi Stato di diritto!

 

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