In un incontro a Busto Arsizio, un ragazzo le ha chiesto “a bruciapelo”, se non fosse un diritto di un figlio avere una madre e un padre. La risposta “al fiele”, non si è fatta aspettare ed è stata poggiata sulla sua propria esperienza familiare. Ha fatto il ritratto amaro di una situazione socio-familiare disastrata; separazione dei genitori, vita con la mamma e con la nonna; un nonno sembra nemmeno conosciuto; un padre che una volta si vede e quattro non, a questo aggiungiamo un particolare inquadramento della struttura familiare, visto da sua madre, che ha costituito solo una miscela di concezioni abbastanza esplosiva e che ha fatto da “nave scuola” a lei nella sua formazione e ci rendiamo conto delle sue idee attuali; poi si è scagliata sulla facoltà che hanno le ragazze-madri di partorire e di lasciare il neonato all’ospedale o di tacere il nome del padre, tutte possibilità che rendono il ruolo dei genitori, non necessario ai fini della costituzione della famiglia.
È fiele e ci rendiamo conto che esso deve essere causato da qualcosa; la sua situazione non è stata felice ed è pari a quella di molti altri casi per cui il suo non è stato il primo e purtroppo non sarà l’ultimo del genere, ma la situazione che lei denuncia non può essere risolta generalizzando il suo caso personale e proponendo risoluzioni che invece di tentare di correggere le altre, le peggiorano. Sul fatto che abbia sofferto situazioni familiari infelici ha diritto alla massima comprensione, ma non deve pretendere di basarsi su quelle per proporre alle altre, diverse, e particolari, come quelle degli omosessuali, soluzioni che, con quelle, non hanno niente a che fare.
Il suo fiele denuncia una mancanza di argomenti e un’arrampicata sugli specchi per reggere l’incontro, per cui il ragazzo tenta un’interpretazione sociologica sull’argomento e le chiede se, per lei i genitori sono ruoli opzionali, per la precisione, uno “stereotipo”.
Ella, in piena confusione mentale e, completamente in difesa, conferma che, “qualche volta” lo sono. La risposta fa notare che la Senatrice è passata da una posizione assolutistica, in cui non crede nemmeno lei, ad una relativistica che le serve per reggere l’incontro ma alle sue parole la platea scoppia a ridere, ma, attenzione!, la platea ha riso alle affermazioni sconclusionate della Cirinnà, ma questa non ha dato vita ad un intervento comico, ad un così detto “sketch” da spettacolo di varietà, ma quello che è stato avvertito come ridicolo, se lo “leggiamo” con attenzione, ci accorgiamo che, in talune sfaccettature, è uno spettacolo senz’altro grottesco, ma è soprattutto patetico perché, in questo modo si denunciano le proprie frustrazioni e quando si strumentalizzano le proprie frustrazioni per tentar di cambiare ciò che è strutturato dalla natura da miliardi di anni… oltre ad essere assurdo è anche patetico……e questo dovrebbe far capire al parlamento, al PdC, al PD e agli elettori…in mano a chi siamo.
Del direttore:
Ah, queste non sono leggi ad personam… Speriamo veramente l’Italia si svegli!