Gli autentici protagonisti di questa vera e propria “lesa maestà” sono stati gli stessi elettori del suo partito che hanno sonoramente e severamente punito l’arroganza e la supponenza del loro segretario sempre impegnato a diventare “l’uomo solo al comando” e l’autentico e legittimato “Deus ex machina” della nostra storia contemporanea.
La reazione dei suoi avversari interni è stata a dir poco sorprendente e sconcertante, perché al manipolo dei cosiddetti “rottamati”, si sono uniti personaggi di un certo peso politico e carismatico.
E’ fin troppo evidente che il vero pomo della discordia non era (e non è), la data del congresso o la fine anticipata della legislatura, bensì un profondo dissenso sulle scelte, sui contenuti e soprattutto, sulla strategia della politica renziana.
Il vecchio adagio non smette mai di ricordarci che “chi è causa del suo mal pianga sé stesso” ed a questa legge, non scritta, non può sottrarsi nessuno.
E’ assolutamente vero che durante i tre anni del governo Renzi sono state realizzate importanti innovazioni ed approvati progetti legislativi attesi da anni, ma è altrettanto vero che inadempienze ed errori gravi non sono mancati, culminati con l’improvvida personalizzazione del referendum costituzionale che ha fatto crollare tutto.
Eppure, oltre alla sua innata e conclamata intelligenza. riconosciuta anche dagli avversari, aveva avuto consiglieri di spicco, come il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano e personalità di un certo rilievo economico e politico.
Di sicuro l’ex inquilino di Palazzo Chigi dispone tuttora di tutti i requisiti per recitare ancora un ruolo di primo piano nel contesto politico ed istituzionale, senza contare la giovane età e la frizzante dialettica che in politica contano molto di più di quanto si possa immagin