È ancora prematuro per stabilire e valutare la mossa a sorpresa del Premier Gentiloni di rinviare a settembre l’approvazione del disegno di legge “ius soli” e soltanto il tempo ci dirà se sia stata opportuna o meno.
È opinione ricorrente che lo stesso provvedimento sarebbe stato comunque approvato con un ulteriore voto di fiducia tra forti mal di pancia e ridicoli escomotage.
La vera ragione è quella di sempre e già nota a tutti e va ricercata nel fatto che molti parlamentari neoeletti non hanno ancora raggiunto il periodo necessario per beneficiare dell’agognato vitalizio.
Questa volta crediamo sia stata intercettata la volontà degli Italiani in maggioranza contraria a questo provvedimento e non certo per motivi razziali o xenofobi.
Infatti, sebbene manchi ancora poco meno di un anno alla scadenza naturale della legislatura, la transumanza di quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti in Parlamento è già iniziata.
Gli “addetti ai lavori” ci informano che in questa legislatura sono circa 500 i parlamentari che hanno cambiato casacca, una cifra da primato, e non certo per servire meglio il Paese, ma per interessi personali e di bottega.
Per costoro, però, trovare una nuova casa diventa sempre più difficile perché i responsabili dell’accoglienza non si fidano più di tanto, convinti, come sono, che chi ha tradito una volta non ha scrupoli a rifarlo ancora.
Obiettivamente la situazione in generale è molto complessa e difficile anche perché i dati ufficiali sull’economia, la disoccupazione, l’immigrazione e tante altre difficoltà sono contrastanti e di difficile interpretazione, fatta eccezione per la tendenza decisamente peggiorativa.
Come spesso accade, quando viene segnalato qualche lievissimo aspetto positivo, tutti ne rivendicano la paternità, mentre nel caso contrario ciascuno prende le distanze rovesciando sugli altri la responsabilità.
Quello che appare chiaro a tutti è l’attrazione dei transfughi verso il centro-destra da cui erano fuggiti, che sarebbe poi un ritorno all’ovile, con la testa bassa e la coda tra le gambe.
Certo, se qualcuno dei critici più severi e spregiudicati avesse detto o scritto, come è in effetti accaduto, che Il capo carismatico di FI, Silvio Berlusconi, era proprio finito, dovrebbe ora cospargersi il capo di cenere ed ammettere che il Cavaliere è tuttora in grado di saper coordinare e gestire al meglio i consensi attribuitigli dagli Italiani.
In ogni caso, ora saranno gli storici a doversi pronunciare e non certo i cronisti da strapazzo assoldati da qualche manager ricco ed ambizioso per sviluppare le proprie aziende o semplicemente per aumentarne il proprio potere personale.