Per la sostituzione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo più alto incarico istituzionale e rappresentativo, sembra proprio sia già iniziato il conto alla rovescia che, secondo i cosiddetti molto bene informati, non dovrebbe protrarsi molto oltre le prossime festività natalizie, forse a metà gennaio 2015, dopo la conclusione della presidenza italiana nel Consiglio Europeo.
L’incognita più complessa ed inquietante è rappresentata dalla constatazione che, allo stato attuale delle cose, nessun partito o raggruppamento politico, sia in grado di presentare un candidato condivisibile che possa raccogliere il consenso necessario per la sua rapida elezione.
Nella storia della nostra Repubblica non si era mai verificato un rinnovo del settennato per l’inquilino del Quirinale, perché, oltre al limite previsto dalla costituzione, la “canea” dei pretendenti è sempre stata feroce ed agguerrita.
Stando alle dichiarazioni ed agli atteggiamenti dei vari leader di destra, di centro e di sinistra, si rafforza la consapevolezza che occorrerà tutta una serie di accordi e compromessi, anche sottobanco, mettendo già nel conto le profezie catastrofiche delle molte cassandre di turno tuttora in agguato e pronte a discreditare i vari protagonisti della complessa operazione, in modo pesante ed indiscriminato.
Nonostante le apparenti disponibilità di facciata e la consapevolezza della gravità della crisi che sta attraversando il Paese, non si è ancora riusciti nemmeno a capire se si vuole eleggere un uomo o una donna; un politico “navigato” o un esponente del mondo artistico, culturale od imprenditoriale; oppure un semplice esponente della società civile che rappresenti tutti e nessuno.
Ma in questo bailamme che imperversa nei palazzi e negli ambienti della politica, sembra si dimentichino le condizioni personale del Capo dello Stato, il quale dimostra chiaramente segni di stanchezza legati a doppio filo con la sua veneranda età di quasi 90 anni, e tutti conosciamo i suoi i gravosi impegni quotidiani legati alla sua alta carica istituzionale.
Un altro elemento che complica ulteriormente la situazione, è la mancata approvazione della nuova legge elettorale, l’”Italicum”, perché se passasse al Senato senza modifiche al testo approvato dalla Camera dei Deputati (ma nessuno ci crede), gli impegni per il Capo dello Stato verrebbero sostanzialmente dimezzati se non addirittura azzerati, ma tutto ciò non credo influirebbe sulle sue decisioni, sicuramente già prese.
Infatti avremmo una sola Camera che vota la fiducia; un Presidente del Consiglio eletto con il ballottaggio ed una lista (non una coalizione), che gode del premio di maggioranza, per cui niente mediazioni, niente consultazioni, niente scioglimento delle Camere perché il partito di maggioranza ne riproporrebbe la fiducia ed altri adempimenti minori.
Non sorprende più di tanto il riserbo dei cosiddetti opinionisti, perché ritengo concordino sul noto proverbio, assai diffuso nel mondo cattolico, secondo il quale “chi entra in Conclave papa, ne esce sicuramente cardinale”.