Ricordare sempre, perché gli italiani hanno la memoria corta, che dobbiamo a Pio La Torre, un dirigente politico comunista siciliano, naturalmente ammazzato dalla mafia ( vds articolo di “attualita.it”: “Un eroico politico da non dimenticare: l’on. Pio La Torre” dell’ 8 Settembre 2015) se in Italia esiste dal 1982 la Legge che confisca ai condannati anche i beni…L’energia vitale di questa legge e la sua forza simbolica sono racchiuse in un’insegna che campeggia a Palermo: una grande cancellata, la scritta Carabinieri e sullo sfondo un grande immobile di colore bianco. Era la villa di Totò Riina ed è divenuta la caserma dei Carabinieri, nella stanza da letto del boss oggi è insediato il Maresciallo che comanda la Stazione… Solo a Palermo ci sono 30 scuole, quattro palazzi che ospitano altrettanti assessorati, la sede della polizia municipale, 400 alloggi di servizio per Poliziotti, la sede della Commissione Tributaria Regionale, gli archivi del Tribunale e notarili… Nelle maglie bucate dello Stato la pianta organica dell’Agenzia che deve far transitare questa montagna da mani sporche a mani pulite, prevedeva la miseria di trenta unità. E nella miseria la ancor più miserabile destinazione di un solo funzionario in via definitiva a questa occupazione nevralgica. Poi tutto il resto (siamo a 70 addetti) è frutto di spostamenti pro tempore, trasferimenti e distacchi. Una provvisorietà figlia della distrazione colpevole dello Stato… L’agenzia ha ancora in gestione 8.672 immobili. Li tiene in mano e non li cede. Tenerli ha però un costo. E li tiene o perché sono frutto di confische di primo grado, quindi ancora soggette a giudizio, oppure perché sono porzioni di immobili indivisi con altri abitanti, spesso, da familiari del condannato… Dentro questi numeri purtroppo ci sono evidenze di collusioni tra uffici dello Stato, custodie affidate ai soliti nomi, che sono i soliti commercialisti o avvocati contigui agli uffici, che timbrano il cartellino trasformando in rendita personale questo nuovo segmento industriale. L’Italia non è certo la Colombia di Escobar, certo. Ma fanno impressione gli sforzi che si compiono per somigliarle””.
Abbiamo già scritto sull’argomento gestione dei beni sequestrati, su questo giornale, ed in ultimo dell’inchiesta ampiamente trattata dalla stampa sui presunti illeciti dietro agli incarichi assegnati al marito del Magistrato Silvana Saguto che ha portato alle dimissioni della Presidente delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo…E non è nemmeno il coinvolgimento del padre e di un figlio del Magistrato a testimoniare la portata di quanto stava avvenendo al Palazzo di Giustizia di Palermo. Si parlava di un sistema che sarebbe andato molto oltre i rapporti fra la Saguto e l’avvocato amministratore giudiziario che aveva scelto come coadiutore o consulente proprio il marito della Saguto. Ricordammo anche il pesantissimo atto d’accusa del Prefetto Caruso, quando era Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati: “alcuni hanno ritenuto di poter disporre dei beni confiscati come “privati” su cui costruire i loro vitalizi. Non è normale che i tre quarti del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata siano nelle mani di poche persone che li gestiscono spesso con discutibile efficienza e senza rispettare le disposizioni di legge. La rotazione nelle amministrazioni giudiziarie è prevista dalla legge così come la destinazione dei beni dovrebbe avvenire entro 90 giorni o al massimo 180 mentre ci sono patrimoni miliardari da 15 anni nelle mani dello stesso professionista che, peraltro, prendeva al tempo stesso una parcella d’oro (7 milioni di euro) come amministratore giudiziario e 150 mila euro come Presidente del consiglio di amministrazione. Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?”. Bene fece il Prefetto Caruso (prossimo al pensionamento) a tuonare, scrivemmo noi, purchè cambiasse finalmente qualcosa nella delicata materia! Aggiungemmo, poi, maliziosamente, che tutto sarebbe potuto finire all’italiana maniera, come in realtà successo… E, infatti, ancora le cose, come commenta “Il Fatto Quotidiano”, non vanno bene. La Politica, quindi, faccia la sua parte varando norme speditive ed efficaci a sostegno di organi tecnici bravi e preparati!
Concludendo, desidero segnalare un interessante volumetto ” Confisca dei Beni Mafiosi- Misure di Prevenzione Patrimoniali” ( Logos Edizioni, 2014, euro 10,00) scritto da Giovanni Nardinocchi, Funzionario pubblico, già Magistrato Onorario e studioso di materie giuridiche. Sono riflessioni rigorose sulle misure di prevenzione patrimoniale che illustrano le condizioni per l’applicabilità alle persone socialmente pericolose ovvero indiziate di appartenere alle associazioni mafiose. “…il provvedimento della confisca, infatti, ha il fine di recidere il legame tra un patrimonio illecitamente acquisito e il suo effettivo titolare vanificando così gli intenti di un eventuale reimpiego e investimento in circuiti para-leciti. Rilevante è anche l’ambito di applicazione soggettivo della misura di prevenzione reale che è stato fissato dall’art. 16 del D. Lgs 159/2011…(che) ha notevolmente ampliato l’ambito soggettivo originario della Legge n. 575/1965 ( la prima Legge Antimafia n.d.a.)…con ulteriore estensione delle misure patrimoniali a tutte le persone che rientrano nella cosiddetta pericolosità comune, ivi compresi i soggetti dediti alla commissione di reati contro minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica….”
Ne suggerisco la lettura, soprattutto agli operatori di Polizia!