Beni sequestrati alle mafie: 3 miliardi dimenticati. Perche’?

Roma, 22 settembre – Il 6 Febbraio 2014, con l’articolo: “Niente regali alle mafie: i beni confiscati subito disponibili per fronteggiare la crisi!”, evidenziammo su questo giornale il pesantissimo atto di accusa del Prefetto Caruso, Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati: “Non è normale che i tre quarti del patrimonio confiscati alla criminalità organizzata siano nelle mani di poche persone che li gestiscono spesso con discutibile efficienza e senza rispettare le disposizioni di legge. La rotazione nelle amministrazioni giudiziarie è prevista dalla legge così come la destinazione dei beni dovrebbe avvenire entro 90 giorni o al massimo 180 mentre ci sono patrimoni miliardari da 15 anni nelle mani dello stesso professionista che, peraltro, prende al tempo stesso una parcella d’oro (7 milioni di euro) come amministratore giudiziario e 150 mila euro come Presidente del consiglio di amministrazione. Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?”.

Concludemmo che bene faceva il Prefetto Caruso a tuonare, purchè cambiasse finalmente qualcosa nella delicata materia!

Ci chiedemmo, ancora, se si poteva sperare in una svolta in tempi brevi, ovvero ipotizzammo  che tutto potesse finire all’italiana maniera…..

Fummo buoni profeti in Patria, tanto che su il quotidiano “Il Tempo” di domenica 21 settembre leggiamo l’interessante e illuminante articolo di Luca Rocca dal titolo: “Fondo Giustizia, i 3 miliardi dimenticati”……Nella circostanza si considera che “i beni confiscati ai clan potrebbero essere usati per pagare le Forze dell’Ordine, ma lo Stato non li usa. E il Governo ammette che manca un decreto per sbloccarli… Ci si chiede perché…per sbloccare i salari delle Forze di Polizia, non si utilizzino i 3 miliardi e mezzo di euro, una cifra esorbitante, del Fondo Unico Giustizia, creato nel 2008, gestito da Equitalia Giustizia e dove confluiscono soldi e beni sequestrati o confiscati alla mafia?”

È una domanda, quella sulle risorse del citato fondo (FUG), che circola sempre più insistentemente anche nei palazzi istituzionali, soprattutto dopo l’annunciato accordo all’interno del Governo per venire incontro alle  retribuzioni delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate bloccate da anni; un quesito, questo, soprattutto connesso ai dubbi su dove verranno presi i soldi per soddisfare le richieste delle Forze di Polizia a seguito di pubbliche giustissime prese di posizione dei Sindacati di Polizia e COCER.

Il dato di partenza, secondo un’interpellanza parlamentare dell’ On. D’Ambruoso è che al 30 giugno 2014 in quel Fondo risultano depositati 1.429.074.000 euro di risorse liquide e circa 2 miliardi di risorse non liquide: titoli, gestioni patrimoniali, contratti assicurativi etc…ragione per cui D’Ambruoso, nell’interpellanza, chiede “a che punto siano i lavori per l’adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, mai pervenuto…”, che sblocchi finalmente la situazione.

Al riguardo, sulla specifica materia, segnaliamo che pochi mesi fa la Corte dei Conti ha evidenziato le “criticità nel complesso processo di alimentazione, amministrazione e versamento all’erario delle ingenti risorse intestate al Fondo Unico Giustizia… con la presenza di risorse ancora in sequestro, alcune risalenti addirittura agli anni ’80, per le quali non risultano intervenuti provvedimenti definitivi di confisca, restituzione o versamento al bilancio statale, nonché l’esistenza di un numero significativo di Uffici Giudiziari che non risulta abbiano mai comunicato provvedimenti di pertinenza del Fondo Unico Giustizia”.

Insomma, che dire e che fare? Qualcuno, pragmatico, con il senso dell’ humor, direbbe che per risolvere il problema “basterebbe solo darsi una mossa”; qualcun altro, invece, si porrebbe garbatamente ed elegantemente la domanda su cosa meriterebbe un Padre di famiglia che con un ricco conto in banca lascia morire di fame i figli….

Ai lettori, come d’abitudine redazionale, la giusta riflessione…..e risposta….

 

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