Il 14 Marzo 2014, con l’ articolo “La mafia sociale di Puglia” su questa testata, abbiamo ampiamente trattato dei clan della mafia di Foggia, denominata “Società”; un’organizzazione criminale che, dopo essersi riciclata anche attraverso l’eliminazione dei vecchi boss di origine cutoliana, cioè già sodali del superboss napoletano Raffaele Cutolo, che alla fine degli anni settanta “battezzava” gli affiliati alla sua “Nuova Camorra Organizzata” in quel di San Severo di Foggia, da lunghi anni è entrata a pieno titolo nel gran panorama delle mafie italiane, ben sottovalutata dagli organi centrali di sicurezza, secondo il migliore costume o malcostume italiano. Sono le vicende di violenza e sangue raccontate dal Procuratore di Lucera, Domenico Seccia, nell’interessante e bel libro “La mafia sociale” (“edizioni la meridiana”, luglio 2013).
Questo libro ci racconta di una mafia di cui nessuno parla, quella di Capitanata (la Provincia di Foggia)… “Perché – come scrive Seccia – qui non vi è stata alcuna rivoluzione dei lenzuoli. Qui si continua a dire che non vi è alcuna infiltrazione mafiosa. Tutti dicono “qui” e non “da noi”, e forse anche questo vuol dire qualcosa. La mafia rende tutto cenere…..Dove vi è cenere non vi è più nulla. Non c’è Stato. Non c’è sviluppo. Tutto è così come è. Immutabile….”.
A luglio scorso, la Commissione Antimafia si è riunita finalmente a Foggia: “Siamo qui per accendere una luce su questa provincia” ha detto la Presidente Rosi Bindi, aggiungendo: ” Farò in modo che l’Italia si ricordi della città’….Si fa fatica ad ammettere che ci sia una situazione così grave nonostante da decenni sia consolidata in questo luogo. Siamo qui per comprendere meglio questo fenomeno, ma soprattutto per accendere una luce su questa provincia perché, per la gravità della situazione che abbiamo trovato, se ne parla troppo poco, anzi non se ne parla affatto a livello nazionale…. Per prima cosa verificheremo eventuali carenze di Forze dell’Ordine e della Magistratura….Inoltre, ci siamo interrogati se tutta questa situazione di criminalità non abbia dei rapporti con la politica e verificheremo che non ci siano situazioni particolarmente dedicate. Faremo la nostra parte affinché l’Italia si ricordi che c’è anche Foggia, insieme alla Sicilia, alla Campania e alla Calabria. Foggia ha una sua peculiarità e non può essere lasciata in questa situazione di abbandono”.
In ultimo, su “Il Fatto Quotidiano” di martedì 9 settembre, leggiamo un’interessante inchiesta del giornalista Antonio Massari, che squaderna in due intere paginate una realtà allucinante. Bastano i numeri, d’altronde, per farsi un’idea. A fornirli è lo stesso Questore di Foggia Piernicola Silvis: nei primi 6 mesi del 2014 – si legge sul Fatto – gli attentati incendiari solo nella città di Foggia sono 67. Nell’intera provincia poi, si arriva a 259 nello stesso lasso di tempo. A questi numeri, vanno aggiunti quelli relativi alle auto rubate: ben 420 solo a Foggia, in appena due mesi, gennaio e febbraio, “…un furto ogni tre ore..”, scrive il giornalista. Cosa ancora più grave poi, è il resto della cittadinanza, praticamente annichilita e terrorizzata dalla Società, la mafia che fa riferimento ai tre clan mafiosi che operano nel capoluogo: i Moretti-Pellegrino-Lanza, i Sinesi-Francavilla e i Trisciugliolo-Prencipe-Tolonese. Nel 2014, le denunce di estorsioni sono precipitate ad appena 2, contro le 10 del 2013 e le 11 del 2012.
Ma, aspetto più importante, è il risvolto nefasto che queste congreghe criminali hanno sulla popolazione. La necessità di predisporre misure forti nasce proprio dal fatto che se ancora non proprio raggiunto il consenso sociale, la strategia di ricerca da parte della mafia ha prodotto una sorta di assuefazione e disinteresse della gente alle manifestazioni criminali con la sostanziale accettazione di comportamenti delittuosi dei quali la gente continua ad essere vittima. E questo comporta il pagamento del “pizzo”, quale prezzo della tranquillità, o il prestito usurario, preferibile alla chiusura dei canali bancari. Ciò dovrebbe, in verità, preoccupare fortemente la politica, purtroppo da decenni disinteressata a tali problematiche perché protesa a favorire interessi che con il bene sicurezza dei Cittadini nulla ha a che vedere. Infatti, a dimostrazione di ciò, sappiamo che è stato soppresso il Tribunale di Lucera, in comprensorio situato nel centro degli interessi della mafia foggiana, di cui è ancora per poco Procuratore della Repubblica Domenico Secci, l’autore del libro-inchiesta di cui trattiamo, e questo perchè rientrante tra gli Uffici Giudiziari subprovinciali soppressi dalla nuova Legge-delega.
Proprio a Lucera, il 03 settembre scorso, si è tenuta, come annunciato dalla stampa locale, l’assemblea del Foro locale presso l’aula Prignano del Palazzo di Giustizia. “Il 13 settembre 2014 è ormai prossimo, anche se il Sottosegretario di Stato alle Riforme, on. Ivan Scalfarotto ritiene….che comunque, anche se non si dovesse porre rimedio entro quella data…., la speranza di salvare il Tribunale di Lucera resta aperta…”. L’allarme in Provincia è comunque altissimo. Violenta, sopraffattrice e sterminatrice, questa è la faida del Gargano…..fabbrica….da oltre 30 anni…di morte e terrore.
Riuscirà oggi la politica a far qualcosa di utile?
Lo speriamo ardentemente, da liberi Cittadini…..a volte…motivatamente ..dubbiosi….!!!!!