Burocrazia killer e fisco da rapina
È arcinoto che la crescita economica dipende dal volume di investimenti di capitali (italiani ed esteri) nonché da un’equa redistribuzione dei redditi finalizzata a far incrementare la domanda globale di beni e servizi.
Andrebbe, quindi, attualizzata la dottrina keynesiana del “Moltiplicatore del reddito. Senonchè, chi volesse fare l’imprenditore in Italia dovrebbe prepararsi a compiere atti di autentico “eroismo” e poi armarsi di santa pazienza per risolvere una serie di problemi.
Cerchiamo di sintetizzarli: 1) sciogliere i numerosi lacci e lacciuoli orditi dai burocrati sulla base di leggi anacronistiche; 2) supplicare le banche che sistematicamente tengono chiusi i rubinetti del credito; 3) “dialogare” con i boss dei clan che esigono il pagamento del “pizzo”, in cambio
di “protezioni” sugli stabilimenti aziendali; 4) assumere dipendenti che si comportino onestamente e che non diventino piantagrane avvalendosi pretestuosamente dell’art. 18; 5) difendersi da un Fisco insaziabilmente rapace (ma alquanto restio nell’individuare i grandi evasori fiscali). Non meno drammatica è la situazione in cui si trovano i disoccupati, i cassintegrati e milioni di pensionati che sopravvivono con meno di mille euro al mese. Tuttora insoluto resta il quesito se è giusto tassare i proprietari di unica casa, frutto di annosi sacrifici.
“Dum Romae loquitur” il Fisco continua a spremere i contribuenti come bucce di limone per poter finanziare gli odiosi privilegi delle caste. Che fare? Ogni cittadino onesto ha il dovere di sostenere moralmente l’impegno dell’attuale Governo nell’attuare riforme ostacolate da molti anni da lobbisti e da oligarchi (spocchiosi e parassiti) che hanno usurpato la sovranità al Popolo.
È un Governo che finalmente sa dire NO ai cinici eurocrati di Bruxelles.
da “L’Attualità”