Ma com’è possibile che, Lor-signori, non si rendano conto che continuando a privilegiare la coltivazione del proprio orticello si sta regalando, al partito di Renzi, “nientepopodimeno” che l’ amministrazione di Roma-Capitale ?
Credo chiunque riuscisse a guardare oltre il proprio naso, capirebbe subito che, dopo la devastante e sconvolgente esperienza Marino, questa potrebbe essere una ghiotta occasione per la coalizione di centro-destra.
Purtroppo per la maggioranza dei cittadini romani, dopo gli accordi faticosamente raggiunti dalla troika Salvini-Berlusconi-Meloni, qualcuno, come il capo della Lega-Nord, si sfila rivendicando, per Roma, il ricorso alle primarie.
Se si trattasse veramente di un’iniziativa seria e condivisa, come negli Stati Uniti, saremmo i primi ad invocarle a gran voce perché rappresentano una delle migliori forme di democrazia partecipata, ma l’esperienza italiana riassume intrighi e brogli marchiani tali da non prenderle nemmeno in considerazione, almeno per ora.
L’aspetto più grottesco e preoccupante, per l’elettorato di centro-destra, è rappresentato dal pieno e conclamato convincimento che uniti si vince, mentre divisi si va incontro al disastro, senza esclusione alcuna.
Qualcuno dovrebbe far capire a Salvini che nonostante la lievitazione del personale consenso, col suo 15 % non si amministra Roma, né, tanto meno, si governa il Paese, una ammonizione che vale per tutti.
Spigolando tra le riflessioni della gente comune, si avverte netta la sensazione del disgusto verso i mestieranti della politica accusati di privilegiare sempre e comunque i propri interessi piuttosto che occuparsi delle classi povere e più bisognose, lasciando chiaramente capire che sono orientati verso l’astensionismo.
Per una scelta meditata e scaramantica non ci occuperemo del candidato del centro-destra e nemmeno di quello del centro-sinistra, attorno al quale sembra spiri un’aria di bonaccia, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo.