Ad aggravarne gli effetti collaterali è intervenuta la sdegnata dissociazione, dalla festa per il 25 aprile, della Brigata Ebraica, i cui rappresentanti non hanno affatto condiviso i criteri dell’organizzazione adottati nella circostanza.
In particolare, dopo aver sottolineato che la Comunità Ebraica Romana è stata la più colpita e perseguitata dai rastrellamenti dei Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, esprimono tutto il loro disappunto sia per essere considerata una Comunità Straniera e sia perché costretti a sfilare accanto a rappresentanti palestinesi, precisando che la stessa ANPI non rappresenta più i veri partigiani.
Ma l’assenza più clamorosa è quella del PD romano, il cui commissario (e Presidente del partito), Matteo Orfini, si è schierato contro ritenendo, a suo avviso, che manifestazioni e cortei del genere dividono anziché unire i valori della resistenza e dell’antifascismo.
Tra gli osservatori molto bene informati, come pure tra la gente comune, è diffuso il convincimento che anche questo episodio testimonia la gravità del dissenso esistente all’interno del PD che ineluttabilmente avranno riflessi negativi nelle elezioni amministrative di giugno e soprattutto in quelle politiche dell’anno prossimo.
Si sa che i Partigiani sono sempre stati i paladini della sinistra nostrana non dissociandosi mai dalla linea ufficiale del partito ed interpretando fedelmente le direttive dei capi storici e carismatici del vecchio PCI, sebbene nelle battaglie contro il nazifascismo erano presenti molti militanti di estrazione cattolica e liberale.
Le ragioni vere di questa imprevista “disobbedienza” politica e strategica non le conosce nessuno, ma prevale la sensazione secondo la quale si vuole così contestare la politica renziana piuttosto che quella dello stesso PD.