Nella Capitale, Gino Lozzi, 70 anni, ex custode della Scuola Media del quartiere periferico della “Serpentara”, è in prognosi riservata all’Ospedale Pertini in quanto polifratturato con una costola che gli aveva perforato il polmone. Una banda di giovani, probabilmente dell’Europa dell’est, è entrata in casa e l’ha ridotto in fin di vita per portarsi via poche cose. L’ennesima aggressione, a Roma, dove gruppi violenti, molto spesso di stranieri, mettono a segno colpi la cui efferatezza è sempre più sbilanciata rispetto a quanto si rapina. Lozzi si trova ora nello stesso reparto dove non molto tempo fa fu ricoverato un tassista accoltellato da un albanese…
Sempre a Roma, riesplode la protesta anti-immigrati nel quartiere Tor Sapienza dove c’è un centro di accoglienza. La seconda notte di guerriglia, con 12 i feriti fra abitanti, poliziotti e un cameraman.
A Milano, invece, l’attenzione è attratta dalle occupazioni illegali di case….
Al riguardo, ressa di valutazioni e analisi con rimpallo di responsabilità da parte di esponenti della politica locali e nazionali…
E così, il Sindaco Pisapia ha detto: “Noi non ci limiteremo ai vigilantes, ci saranno anche i portieri presenti negli stabili (sic!) ma soprattutto ci sarà attenzione nell’intervento e comunicazione e confronto con le persone che abitano…”. Secondo il vice Sindaco, invece, il Comune deve lavorare “per fare in modo che le case utilizzabili aumentino di numero. Diciamo anche però che oggi le regole e le procedure sono molto complicate e rallentano il recupero degli alloggi sfitti. Quindi un appello va alla Regione e al Governo perché vengano semplificate”.
Nella Capitale economica d’Italia (almeno un tempo), Milano, sarebbero circa quattromila gli appartamenti occupati su un patrimonio di oltre 90 mila alloggi popolari; e partendo da tali dati, il Ministro Boschi, per rispondere a una interrogazione della Lega Nord sull’abusivismo, con la quale si richiedeva un censimento avvalendosi delle Forze Armate, ha spiegato che con la normativa attuale i militari non possono venire utilizzati per tali attività, mentre dovrà essere rafforzato il coordinamento tra le forze di polizia soprattutto in flagranza di reato…. Bene!
Mentre si parla e si sparla con una loquacità ingravescente, apprendiamo che il racket colpisce soprattutto di notte e nei fine settimana, quando gli assistenti sociali e tutti gli altri servizi sono difficilmente reperibili e diventa impossibile assicurare sistemazioni provvisorie.
La ripartizione tra bande criminali è la seguente: a San Siro occupano i marocchini, al Giambellino e nel quartiere Spaventa gli egiziani, mentre a Quarto Oggiaro i rumeni rom.
Gli inquilini testimoniano di vere e proprie perlustrazioni durante la settimana e la domenica, all’alba, scatta “l’ora X” in quanto tutti gli abusivi escono dalla roulotte e salgono fino all’appartamento loro destinato.
Ora legittimamente ci chiediamo, da liberi cittadini: le istituzioni statali che fanno? Sia chiaro che problemi di tale complessità non riguardano solo Vigili Urbani, Vigili notturni, con la presenza ambita del politico municipale di turno a caccia di voti magari con televisione locale al seguito!
Tutto questo, in verità, ci riporta alle valutazioni che facemmo il 3 dicembre 2013, nell’articolo “Il caso Prato impone una riflessione di carattere generale“, nel quale commentammo la strage annunciata del lavoro sommerso cinese: sette morti in un incendio in fabbrica…una tragedia annunciata dalle difficoltà di contrasto alla più grande realtà di lavoro sommerso d’Europa..Ci chiedemmo, nella circostanza, cosa avevano deciso nei vent’anni di esistenza di quell’inutile Provincia minimale i Prefetti con i loro Comitati Provinciali dell’Ordine e Sicurezza Pubblica, magari con l’estensione, come previsto dalla Legge, della presenza dei Sindaci e dei responsabili dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro, come dell’INPS, dell’INAIL e delle ASL per impostare specifiche strategie di contrasto all’illegalità? Come avevano fatto le imprese cinesi, anche grazie all’attività di compiacenti professionisti anche italiani, a costituire, Prato in testa, veri e propri distretti produttivi in grado di influenzare la lecita concorrenza nel libero mercato con un giro d’affari colossale?
La conclusione sul caso Prato ci dà lo spunto per una riflessione da applicare anche ad altre parti d’Italia sul delicato aspetto che, probabilmente, vede la “tecnica” meno autonoma, attiva e incisiva nell’attuazione di strategie operative di competenza.
E questo, in quanto la Pubblica Amministrazione si è da oltre dieci anni appiattita sulle linee della straripante politica, vale a dire che poco o nulla si fa d’iniziativa per migliorare le cose, sempre in attesa del suo imput, possibilmente il più alto e autorevole. Diciamo che questo è molto grave perché facendo così mettiamo a rischio la vita e la sicurezza dei cittadini.
Sia certamente la politica a dettare le linee strategiche, ma dovrà essere la tecnica ai vari livelli di responsabilità a fare ciò che le compete. Come una volta, in modo autonomo, incisivo e determinante.
Sull’argomento periferie megaurbane, per chi fosse interessato, segnaliamo l’articolo del 28 Aprile 2014: “Se esplodono le città….”