Come voterà alle politiche il comparto Sicurezza-Difesa?
Premesso che bisognerà “senza se e senza ma” votare alle prossime elezioni politiche di febbraio 2013, quale atto di autentica partecipazione democratica alla vita del Paese, anche per non continuare ad essere succubi di quei poteri forti intessuti di malaffare che hanno spodestato la sovranità degli Italiani onesti, non va nascosto che tra gli appartenenti ai Comparti Sicurezza e Difesa dello Stato vi siano dubbi per chi votare; alcuni tra essi, tra l’altro, chiedono a colleghi o a ex colleghi orientamenti ed anche notizie circa la presenza nelle liste di un più che autorevole esponente con un passato di encomiabile servizio allo Stato per accordargli fiducia, come anche informazioni su un partito che possa rappresentare le istanze dei due Comparti.
La risposta è generica per sfiducia generale ma anche per difetto di elementi informativi precisi. Quindi, la volontà di taluni di disertare le urne si fa fortemente sentire. Tali persone, quelle appunto dei Comparti in questione, del resto, non hanno tutti i torti ad avere perplessità in quanto indipendentemente dagli schieramenti e pseudo ideologie ancora esistenti, votare con il tristemente noto “Porcellum”, come nobilmente viene denominata la legge porcata che non dà più diritto di scegliere il candidato ritenuto meritevole di propria rappresentanza nel Parlamento Nazionale, non offre garanzie per il futuro democratico del Paese. Del resto, poi, chi ha portato con onore una Divisa per decenni, ovvero ha servito lo Stato rischiando la vita per il bene comune, trova ingiusto accordare il proprio voto ai cosiddetti nominati, cioè illustri sconosciuti provenienti da ambiti mercantili o ancor peggio, ovvero a gente dei mestieri e delle professioni che hanno come qualità di base solo furbizie e astuzie e che di servizio allo Stato e alle Istituzioni ne han contezza soltanto avendone sentito parlare probabilmente solo dal Nonno che a tavola, al tradizionale pranzo di Natale, ricordava da buon Fante d’Italia il suo servizio militare e la guardia di notte alla riservetta munizioni, e null’altro!
Va poi considerato che i Partiti, oltre a qualche big di alta valenza emblematica e di facciata per attirare voti, come Generali, Prefetti o Magistrati, difficilmente immettono nei loro ranghi, e questo probabilmente per motivata diffidenza, appartenenti al pianeta Difesa -Sicurezza di livello più basso, ma senz’altro ben preparati e incisivi, cioè gente con la schiena dritta e forte coscienza civile, avente cosa rara il coraggio delle idee. E in parte hanno senz’altro ragione i Partiti!
Pensiamo a cosa succederebbe, volendo operare un’inversione di tendenza, se alcuni di essi decidessero di candidare al Parlamento Nazionale, invece di gente comune, massivamente un gran numero di appartenenti ai due Poli in parola, con l’accortezza di escludere burocrati e minutanti di segreterie perché notoriamente sensibili alle blandizie dei potenti, invece privilegiando Combattenti veri della Legalità le cui orecchie non di rado hanno sentito ravvicinato il fischiar delle pallottole ed hanno proceduto spesso all’arresto di mafiosi e terroristi di vario genere, ovvero, se Magistrati, disarticolato organizzazioni criminali risiedendo con le Famiglie in Campania, Calabria e Sicilia. Sarebbe una vera e propria rivoluzione democratico-copernicana, proprio perché solo tali Persone potrebbero per formazione avere il coraggio di urlare nelle Aule del Parlamento e delle Commissioni Parlamentari le loro richieste nell’interesse della gente e dell’elettore rappresentato; solo questa gran tempra di Persone potrebbe avere “gli attributi”giusti per sapere dire di NO invece del comodo SI alle direttive dei Capipartito. Dopo aver sognato per un attimo, si, perché questo è proprio un bel grande sogno, torniamo alla nostra analisi e lasciando il Pianeta Sicurezza e Difesa, constatiamo ancora che ci sono molte persone che voteranno sempre lo stesso partito; altre che sono state deluse troveranno nuovi schieramenti come l’M5S di Peppe Grillo (che strizza l’occhio anche alle Forze dell’Ordine dicendo che Polizia e Carabinieri sono tutti con il Movimento Cinque Stelle), mentre altre, purtroppo, non andranno a votare. Sappiamo pure, per esperienza di vecchi osservatori di cose politiche, che se si hanno i soldi per fare una valida campagna elettorale, si vince anche se non si ha una sola idea per la soluzione dei problemi, e l’Italia per questo aspetto è un tristissimo esempio; sappiamo pure che i politici di nuova generazione vogliono essere eletti per mettere le loro manone sui soldi degli appalti e non per un senso etico. Che vergogna!
Tornando al Polo Difesa e Sicurezza, diciamo chiaramente che non piacciono le scelte operate dal Governo tecnico volte a ridimensionare un modello di difesa che non ha sfigurato in teatri internazionali e sul territorio nazionale anche in compiti non propri, squilibrando il fronte degli investimenti industriali per gli armamenti a scapito della componente umana; infatti, le procedure che dovranno portare ad una altissima dismissione di militari e civili (50.000 unità, di cui 10.000 civili) in un arco temporale molto breve (poco più di 10 anni), preoccupano tutti i militari, giovani e meno giovani, e tale preoccupazione aumenta se si pensa che trattandosi di una legge delega sussiste la possibilità che l’emanazione dei decreti delegati, con la riduzione, soppressione e riorganizzazione di enti e reparti, iniziative che avranno ricadute sulla vita e sul lavoro di migliaia di lavoratori civili e militari e delle loro famiglie, possa iniziare a Camere sciolte, cioè senza il controllo del Parlamento, imprescindibile in un ordinamento democratico. E che dire del riordino delle Forze dell’Ordine? Lo stesso Ministro dell’Interno Cancellieri, a Ferragosto scorso, sull’unificazione delle Forze di Polizia sotto un unico comando per risparmiare risorse sostenne: “Non siamo noi del Governo tecnico a dovere fare questa importante modifica dell’assetto strutturale delle Polizie; questa riforma importante ha bisogno di un forte mandato politico elettorale, che solo un Ministro nominato dopo elezioni politiche può fare, se ritiene”. Con questa risposta, in verità coraggiosa e quindi apprezzabile, il Ministro Cancellieri ha rinviato l’attesa riforma del Comparto Sicurezza già annunciata, nel 2009, dal suo predecessore: “Sono maturi i tempi – aveva detto il leghista Maroni alla Festa della Polizia di tre anni fa – per procedere alla revisione dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, per evitare sovrapposizioni che possono comportare diseconomie”. E allora, come si comporteranno con il voto i rappresentanti del Polo di nostro interesse? Si metteranno sobriamente a fare la clak ai nominati telecomandati che di questi problemi nulla sanno? Oppure attenderanno fiduciosi che accada l’irreparabile? Senz’altro dovranno votare, questo il nostro auspicio, però con l’invito forte a svolgere dopo il voto, da subito, un’incisiva, militante e forte vigilanza democratica al fine di controllare fattivamente la Politica che adempia al meglio il mandato di fiducia accordatogli, e questo al fine di vedere realizzate le aspettative di lavoro e morali di tanti fedeli Servitori dello Stato e di quanti li hanno preceduti nel tempo.
Concludo, invitando alla lettura dell’articolo del 20 Luglio 2012 su questa stessa testata “L’ATTUALITA’.it”, che si ispira ai valori di democrazia e alta civiltà sociale del sommo GAETANO SALVEMINI, dal titolo: “GIU’ LE MANI DALL’ARMA DEI CARABINIERI!”.