Politica

Luci e ombre nella tradizionale conferenza stampa di fine anno del premier Renzi

Renzi conferenza stampaRoma, 3 gennaio – Come sempre accade, nel bilancio annuale dell’attività di governo non mancano mai le luci e le ombre, per cui, prima di una  qualsivoglia valutazione di merito attendibile, occorre quantificarle e qualificarle posizionandosi il più possibile al di sopra delle parti.

Detesto l’arte del “gufare” come pure quella di “glorificare” tout court, entrambe inutili che non portano mai da nessuna parte.

L’enfasi e l’eloquenza di Renzi sono note a gran parte degli Italiani, nei cui confronti anche le inefficienze governative, magistralmente edulcorate, potrebbero essere servite e fatte deglutire, sia pure con qualche difficoltà peraltro superabile.

La parola d’ordine che ha echeggiato dall’inizio alla fine dell’incontro con la stampa, è stata: “L’Italia è ripartita”  assicurando tutti che il prossimo anno sarà di gran lunga migliore di questo appena finito.

La panoramica tratteggiata dal Presidente del Consiglio è stata ampia ed articolata evidenziando, in modo particolare, la ripresa economica, l’aumento dell’occupazione favorita dal Jobs Act, il varo di alcune importanti riforme istituzionali, come il superamento del “bicameralismo perfetto”, l’approvazione della nuova legge elettorale e tanti altri provvedimenti condotti a termine oppure ben incardinati per essere al più presto approvati.

Al termine  della sua puntuale esposizione, ha pubblicamente dichiarato che, qualora le riforme non venissero approvate nel referendum costituzionale, previsto per il prossimo mese di ottobre, la sua esperienza politica dovrebbe essere considerata definitivamente conclusa.

Non potendo analizzare l’intero bilancio del governo, ritengo opportuno sottolineare  brevemente due punti, come il lavoro e la riduzione della spesa pubblica che, per motivi diversi, restano al centro del dibattito politico.

A prescindere dalle valutazioni di parte, la disoccupazione è veramente diminuita, sia pure di poco, ma contestualmente è aumentata quella giovanile, specialmente al Sud, e secondo dati ufficiali, il numero delle piccole imprese commerciali che chiudono è maggiore di quelle che aprono, e su questo fronte le prospettive non sono affatto rosee.

La delusione maggiore è scaturita dalla cosiddetta “spending review”, soltanto 5 miliardi dei 16 previsti per quest’anno, dal supertecnico del fondo economico e monetario internazionale e già commissario “ad hoc”, dr. Carlo Cottarelli, che sembra sia stato costretto a lasciare.

Ebbene, qui i casi sono due, “tertium non datur”, (dicevano i nostri antenati): vale a dire, o gli stessi alti funzionari, tutti osannati e strapagati, non sono stati all’altezza dei loro incarichi, oppure il governo che doveva e poteva adottare idonee iniziative al riguardo, ha dovuto o voluto rinunciarvi, ritenendo la manovra “non prioritaria”.

In taluni ambienti molto bene informati si ritiene sia stato deciso di soprassedervi perché  avrebbe prodotto un aumento delle tasse, accontentandosi, così, della semplice riduzione di qualche decina di auto blu e prendendo in giro gli Italiani.

Le lodi e le critiche potrebbero continuare all’infinito, ma è compito dei politici farle, anche se la decisione di estraniarsi, è egualmente una scelta politica.

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