Il caso Consip si tinge di giallo

È necessario premettere che non abbiamo nessuna competenza specifica, né alcuna certezza inoppugnabile e nemmeno motivazioni politico-ideologiche per sostenere la tesi dell’accusa o quella della difesa,  per cui, nella circostanza, assumiamo il ruolo di semplici osservatori  liberi ed indipendentI.
L’unica consapevolezza certa, diffusa anche in larghi strati dell’opinione pubblica, è che il già complicato caso “CONSIP”  sta diventando sempre più un giallo inesplicabile e che deliberatamente o casualmente si sta gettando fango sull’Arma “Benemerita” per antonomasia.
Infatti, giova ricordarlo ai denigratori che nel corso dei due secoli di storia ha sacrificato i suoi figli migliori per assicurare  l’ordine e la sicurezza a tutti gli Italiani senza alcun pregiudizio di credo politico e religioso.
Siamo fortemente convinti e lo chiediamo con forza, che se qualcuno ha sbagliato debba essere severamente punito  con tutte le circostanze aggravanti derivanti dal ruolo e dell’incarico ricoperti, ma discreditare e coinvolgere un’Istituzione come l’Arma dei Carabinieri, non deve essere consentito a nessuno.
C’è un altro aspetto di cui non se ne parla abbastanza ed è quello delle responsabilità, (se ci sono), che sono e restano individuali e personali e la sottolineatura non mira a scaricare nessuno.
Non conosciamo i protagonisti di questa brutta storia se non attraverso la lettura di altri media, ma getta una ulteriore pesante ombra sulle nostre Istituzioni in un momento assai difficile per il rilancio dell’economia e dello sviluppo delle relazioni con la Comunità Europea.
È chiaro che in situazioni del genere la politica non va per il sottile dal momento che le vittime predestinate (in caso di dolo), non sarebbero gli autisti delle macchine blu ministeriali, nè i portieri di notte delle sedi Istituzionali (con tutto il rispetto per queste categorie), bensì personaggi di primo piano nella politica e nell’economia del Paese.
In questi giorni sui “social Web si susseguono le immagini di un ufficiale dell’Arma con commenti sarcastici e ingenerosi per la dignità di un servitore dello Stato, lasciando passare il messaggio secondo cui questo soggetto non ha capito il significato letterale di una intercettazione, oppure l’abbia manipolata per trarre in inganno i  magistrati che dovranno emettere una sentenza.
In entrambi i casi, l’ufficiale, già indagato, viene condannato prima ancora di essere processato e che ne venga accertata la sua colpevolezza.
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