La delusione più amara e più scottante è toccata all’effervescente ed esuberante (forse anche troppo), Matteo Renzi, segretario del PD e Presidente del Consiglio per oltre un triennio.
L’incalzare degli eventi lo ha costretto a fare un passo indietro, ma imponendo, però, condizioni molte dure per la sua successione.
Infatti. ha chiesto subito la convocazione di un congresso straordinario del partito, lo svolgimento delle primarie e soprattutto restare al suo posto finché non si sarà insediato il nuovo governo.
Sullo stesso fronte dei delusi troviamo il movimento del presidente del Senato Pietro Grasso “Liberi e Uguali”, la lista della radicale Emma Bonino con “+ Europa” ed altri personaggi prima esclusi e successivamente ripescati grazie ad una pessima legge elettorale tra le peggiori di quelle fin qui conosciute.
Anche nel Centro-Destra si sono verificate fatti e circostanze quantomeno imbarazzanti e non di poco conto, perché il presidente di Forza Italia, Berlusconi, non pensava nemmeno lontanamente di essere scavalcato dalla Lega di Salvini, conquistando, così, il diritto ad indicare il candidato Premier che molto probabilmente non sarà più il Presidente del Parlamento Europeo Tajani.
Alquanto sorprendente anche la ulteriore avanzata del M5S che molti ritenevano avesse già raggiunto l’apice dei propri consensi rimanendo così non solo il 1° partito in Italia, ma anche quello che n’è uscito ancor più rafforzato
Per onestà intellettuale bisogna riconoscere che il quadro complessivo era già stato tratteggiato e sbandierato da quasi tutti i sondaggisti, i quali davano per scontato il rafforzamento del “tripolarismo” con alcune variazioni sul tema che si sono puntualmente verificate.
Adesso la “palla” è passata nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale dovrà dipanare la complicata matassa e dare agli Italiani un Governo in grado di governare il nostro Paese.
Sicuramente non sarà un’operazione semplice nè facile, perché gli interessi personali e di bottega sono pressanti ed alimenteranno lotte durissime senza esclusione di colpi.
Sarebbe, inoltre, un errore gravissimo sottovalutare o trascurare un aspetto interessantissimo della vicenda rappresentato dalle furibonde lotte dei parlamentari eletti, tutti sul piede di guerra al solo sentir parlare di un ritorno alle urne, temendo, giustamente, di non venirne più ricandidati e, quindi, uno struggente addio alle poltrone di Montecitorio e di Palazzo Madama appena conquistate.