Si restringono gli spazi di democrazia in nome dell’Europa unita!

Roma, 6 aprile – Loretta Napoleoni, nota saggista, consulente della Bbc e della Cnn, esperta di terrorismo internazionale e docente di Economia alla Judge Business Schools di Cambridge,  nel 2013 ha scritto, unitamente ad altri esperti di settore, un libro molto interessante dal titolo:

“Democrazia vendesi – Dalla crisi economica alla politica delle schede bianche” (Rizzoli), che merita di essere letto ma anche riletto e commentato per la vivacità e concretezza delle idee esposte, molto documentate, ricche di scomode verità con importanti e intelligenti riferimenti storici. Secondo l’autrice i Governi nazionali e le istituzioni internazionali hanno fallito nel loro compito di proteggere i cittadini e oggi insistono nel loro errore.

Quel che resta dopo tre anni di crisi (ricordiamo che il libro è del 2013) è un’Europa che “cannibalizza se stessa,” ampliando la distanza tra Nord e Sud e rendendo i Paesi periferici “economicamente e moralmente sudditi” a causa del debito sovrano. E l’euro, la moneta unica creata troppo in fretta e gestita con scellerata leggerezza, ha favorito le economie floride del Nord Europa a scapito di quelle periferiche,  innescando una spirale distruttiva che sta travolgendo le democrazie del Sud, dove ormai decisioni come le tasse, le pensioni, gli investimenti in istruzione sono guidate da Bruxelles, non dai singoli governi. Così in Grecia, ma anche in Italia, Spagna, Portogallo. In questa crisi attuale l’emergenza è diventata normalità. E l’emergenza fa sì che si cerchi di risolvere la crisi attraverso una diminuzione della sovranità nazionale dei singoli Stati con conseguente trasferimento verso Bruxelles. Al cittadino non viene chiesto nulla. Queste decisioni vengono da istituzioni e individui non eletti che agiscono con strumenti eccezionali.

C’è quindi un’erosione di democrazia.

La nomina di Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 28 aprile2013, per un totale di 529 giorni), è rientrata sicuramente in questo disegno, nel senso che  è stato eletto a Capo di un Governo tecnico al quale è stato dato l’incarico in un momento in cui si poteva anche andare alle urne. Le elezioni facevano paura all’euroburocrazia cioè a questi poteri politici non eletti da noi ma eletti da altri paesi.

Ora un interessante riferimento storico italiano, ma illuminante per quanto sta avvenendo in Europa ( pagg.156-166). Nel 2011 abbiamo festeggiato in pompa magna i 150 anni dell’Unità d’Italia, e sicuramente più bottiglie di champagne sono state stappate al nord che al sud della Penisola. Nell’ultimo secolo e mezzo infatti il nostro Meridione è sprofondato nella povertà ed è caduto vittima del crimine organizzato. Per i 150 anni i “terroni” hanno interiorizzato il loro svantaggio geografico, arrivando a covare un senso di inferiorità ingiusto. A questa sindrome corrisponde il complesso di superiorità settentrionale, altrettanto illogico. Tanti abitanti delle regioni del nord, e non solo gli estremisti secessionisti iscritti alla Lega, sono convinti che la condizione di arretratezza del Meridione sia cronica, qualcuno addirittura sostiene sia genetica.

“Quelli del sud non hanno voglia di lavorare “, questa la frase ricorrente, come se a far andare le fabbriche del triangolo industriale, quelle che nel dopoguerra hanno trainato il miracolo economico italiano (dei primi anni ’60) non fossero state le braccia, il sudore e la creatività degli emigrati dalle zone più disastrate del Mezzogiorno…

Nuovi studi storici hanno dimostrato che nel 1860 non esisteva una logica economica dietro il progetto di annessione del Sud e del Centro alla Corona sabauda. E come oggi l’Europa, ieri l’Italia fu vittima di un’unificazione prematura che diede vita a una sorta di colonizzazione interna per dominio economico…

L’unità d’Italia fu calata dall’alto sulla testa delle masse, perché esprimeva la volontà politica delle superpotenze del tempo. La nascita del nuovo Stato rientrava nei piani egemonici nel Mediterraneo tracciati dal Regno Unito e dalla Francia, le potenze che appoggiavano Casa Savoia.

Le stesse Nazioni, ironicamente, che oltre un secolo dopo, guidate dalla Signora Thatcher, avrebbero accelerato il processo di creazione dell’euro per (tentare di) imbrigliare il gigante economico tedesco.

In entrambe le vicende storiche le strategie dei potenti si sono rivelate un inaspettato boomerang. Facciamo un bel salto indietro nel tempo per approdare a Napoli, Capitale sfavillante del Regno delle Due Sicilie, diventato il canale principale del commercio con l’Oriente. È questo un business che frutta ricchezza che, a sua volta, permette già alla fine del ‘600 una nuova civilizzazione che ha nome Napoli. La Città diviene la terza capitale d’Europa, dopo Londra e Parigi. Tutti gli abitanti ne beneficiano, inclusi i poveri, le cui condizioni sono decisamente migliori che nel nord della penisola. I Borboni sono in grado di moderare il potere della Chiesa e della nobiltà, di emanare leggi sugli scambi commerciali, di abbassare le tasse e di incoraggiare l’istruzione.

A metà ottocento Napoli è molto più ricca di Torino, l’economia è più industrializzata e meglio organizzata e il reddito pro-capite della popolazione è più alto che al nord.  Il pericolo che il Regno corre è quello di poter perdere il controllo delle nuove rotte recidendo il legame commerciale con il favoloso Oriente, cioè vedere minato il ponte economico che unisce queste due realtà. E così entra in gioco il genio politico di Camillo Benso conte di Cavour che da anni corteggia Londra e Parigi perché appoggino il suo piano di conquista del Sud della penisola.

Altro che questione meridionale, se mai l’esatto contrario: mettere le mani su una ricchezza così significa poter creare una nazione vera, in grado di competere con le potenze europee, e questo è quello che sogna Cavour. Conquistato l’appoggio di Gran Bretagna e Francia, diventa facile far passare l’aggressione armata e la conquista del sud come un capitolo dei moti indipendentisti e risorgimentali.

Allora, come oggi, la manipolazione della storia è indispensabile per il successo della politica. Concludiamo, condividendo e affermando che se tutto ciò è avvenuto in quell’Italia unificata sognata dai Patrioti risorgimentali per una Nazione in cui si è arrivati, pur con fatica, a parlare la stessa lingua e a chiamarsi fratelli…perché sorprenderci se lo stesso dualismo, lo stesso meccanismo di sfruttamento della periferia oggi si mette in moto all’interno di un’Europa fatta di popoli diversi, che per millenni si sono trucidati a vicenda? Vero: il fallimento dell’Unione Europea di fronte a fenomeni raccapriccianti come la colonizzazione interna o il cannibalismo economico è lo stesso di un’Italia che ha prima creato e poi ignorato la questione meridionale.

Piaccia o no, ma è così!

Rammentiamo che Loretta Napoleoni ha recentemente pubblicato anche: “ISIS. Lo Stato del terrore – Chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo” pubblicato da Feltrinelli (144 pagine, 13 euro), che ci proponiamo di commentare in un prossimo articolo.

            

 

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