Che cosa si nasconde dietro il referendum?

Roma, 25 giugno – Affluenza alle urne altissima; notte ad alta tensione tra i 52% e i 48% che si sono rincorsi fino all’ultimo. Gli occhi del mondo puntati sugli exit-pool e sui sondaggi che prevedevano ottimisticamente la vittoria dei “Remain”, quindi, su questa prospettiva, anche le borse in sostanziale recupero e tranquillizzanti per l’opinione pubblica…”allarmata”.

Nella nottata, agli exit-pool e ai sondaggi, si sono sostituiti i dati reali e la notte è diventata altalenante fra i 51% e i 49% che si scambiavano di ruolo tra gli “Exit” e i “Remain”, fin quando l’”Exit” si è stabilizzato sul 51% e nella mattinata ha mandato le borse nel caos. La tranquillità si è sciolta come neve al sole ed è iniziato il panico.

La Gran Bretagna fuori dall’euro ormai, contro ogni pronostico ottimistico, era una realtà.

Che cosa stava succedendo?

Annullata la riunione urgente del PD per studiare il fallimento del voto amministrativo.

Cameron si è recato dalla regina a rassegnare le dimissioni mentre le borse continuavano nella loro pazza caduta libera e in poche ore passavano dal -11% al -19% e gli effetti si rincorrevano in quelle di tutti gli altri paesi e mandavano per aria mezzo mondo, dando aspetto concreto a quelle previsioni per le quali Renato Brunetta si era scontrato in un duro litigio con Bruno Vespa nello studio di “Porta a Porta”.

Mentre la Storia si colorava di queste tinte drammatiche, la sterlina entrava, come era stato previsto, nel suo primo corso di svalutazione.

Beh, nel dramma tutto previsto e, nei TG, i vari lettori e i vari giornalisti, inviati speciali e corrispondenti, assieme ad una cronaca non sempre obiettiva, fornivano, dietro richiesta dello studio centrale, personali interpretazioni dell’avvenimento, facendo il possibile per non allarmare più di tanto gli ascoltatori.

Tutto potrebbe “quadrare” nel dramma, tutte le situazioni drammatiche seguire il loro iter naturale, mettere il mondo in subbuglio, dare un forte scossone alla finanza internazionale e caratterizzare la storiografia del nostro travagliato presente, oltre a gettare nel panico e nell’ansia intere popolazioni, e i capi di stato “rispettare” la volontà del popolo inglese ma dolersi della loro decisione, se, nella giornata, su “Il Giornale”, non fosse apparso un articolo a dir poco “sconcertante”.

 Non era affatto scontata l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, precisava Simon Tilford, vicedirettore del think-tank Centro per le riforme europee (e la cosa è riferita da Libero) perché, nonostante il processo fosse iniziato, il referendum conteneva un cavillo legale che poteva rimettere in discussione tutto. Di che si tratta? Semplicemente di questo; innanzi tutto il “passo” doveva essere ratificato dal Parlamento e poi inoltrata formale domanda a Bruxelles. A questo punto si intromettevano a questo iter due situazioni che non dovevano essere sottovalutate perché potevano diventare potenzialmente, due ostacoli. Innanzi tutto il referendum non era assolutamente vincolante o deliberante, ma semplicemente CONSULTIVO, vale a dire, il Primo Ministro che, tra l’altro ne era stato promotore, mediante questo strumento, aveva semplicemente CONSULTATO il popolo in merito a quello che preferiva e il popolo, con la sua risposta, lo aveva INFORMATO, ma niente di più. Secondo, alla ratifica parlamentare, il risultato del referendum si trovava nella posizione non felice di imbattersi in un Parlamento in maggioranza contrario all’”Exit” perché favorevole al “Remain”.

Ora gli elementi validi a tingere di “giallo” questo avvenimento, ci sono tutti. Un Primo Ministro che, nella certezza di averla vinta, indice un referendum dal quale esce sconfitto clamorosamente, ma con il quale spacca il paese in due; un assassinio esplicitamente finalizzato a condizionare il risultato del referendum; i risultati altalenanti tre le due posizioni che cominciano a mandar giù le borse delle quali, fanno notare i commentatori politici ed economici, quella che, “paradossalmente”, ne risente di meno, o che va meglio, è proprio Londra; l’immediato ma progressivo affossamento di tutte le borse in un effetto domino, escluso da quasi tutti gli economisti, ma paventato solo da Brunetta; dimissioni del Primo Ministro Cameron, quando aveva garantito che, anche in caso di sconfitta, non si sarebbe dimesso; allertamento delle banche, in particolare, USA e BCE per far fronte ad una situazione che tutti avevano minimizzato ma che si era presentata inaspettatamente con tutte le carte in regola; annullamento della riunione urgente della Direzione del PD per prendere in esame la disfatta elettorale e pronto intervento di Renzi per assicurare, con una faccia che non diceva niente di buono, i risparmiatori, che le banche italiane erano solide e che loro erano senz’altro tutelati.

Che vogliamo di più? La situazione è nebulosa come la giornata inglese del giorno in cui si è svolto il referendum. Con dieci anni di ritardo, l’ex Governatore della Banca d’Italia, riconosce che l’euro è fallito ma Renzi si precipita a Bruxelles per collaborare all’asse Merkel-Hollande  per salvare quest’Europa che non è mai esistita ma che sarebbe la nostra casa.

Alla sintesi dell’intera situazione, ed è la cosa saliente, i TG ci informano continuamente, che nelle borse, a seguito di questo avvenimento, vengono “bruciati” centinaia di miliardi di euro; e qui la domanda: “Che significa tutto ciò? Che cosa c’è dietro questo “referendum” che, a questo punto, appare più come una “manovra” che una “consultazione”?

Siccome la “confusione” non è poca, è notizia delle ultime ore, “Leggo” la riporta molto dettagliatamente, ma essa è rimbalzata già attraverso più networks, che i britannici stanno “premendo” per un nuovo referendum, di cui hanno iniziato la sottoscrizione. Le alternative allora sono due; o, ripetiamo, è in atto un “giallo” di cui non si “vedono” ancora evoluzione e finalità, oppure è in atto un “cedimento” della “ultrasolida” monarchia inglese. 

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