La situazione generale del Paese continua ad essere stagnante e preoccupante e gli Italiani sembra stiano perdendo del tutto la fiducia negli organismi rappresentativi.
Di certo non è questo il modo migliore per affrontare e risolvere la grave crisi che attanaglia il Paese, ma la serie degli scandali continui e reiterati fanno si che, all’iniziale sbigottimento, si sta ora sovrapponendo l’indifferenza e la rassegnazione.
A rafforzare questo deprimente stato d’animo capillarmente diffuso da nord a sud (isole comprese), basta comparare le vergognose ruberie dei consiglieri degli Enti Locali di tutti i partiti e la dichiarazione di guerra sottoscritta dai Presidenti delle Regioni contro ulteriori tagli agli sprechi sui quali è imperniata la “legge di stabilità”.
Ebbene se lo status sociale non fosse così drammatico, verrebbe voglia di farsi una roboante sghignazzata, ma in una grave circostanza come questa, credo ci sia ben poco da ridere.
I fatti, più che le parole, dimostrano chiaramente che gli sprechi maggiori e più rivoltanti nella nostra bella Italia, vengono commessi quasi esclusivamente dalle Regioni, tra le quali primeggiano quelle a statuto speciale.
E’ ormai di dominio pubblico che i costi per mantenere questi “mostri famelici”, ricettacoli di politici trombati, di parenti ed amici, non sono più sostenibili.
Ma lo scandalo più inquietante e sconcertante è rappresentato dai cosiddetti “vitalizi” degli ex amministratori e degli stupendi faraonici dei superburocrati, che sono veramente troppi.
Come se ciò non bastasse ed avanzasse, apprendiamo in questi giorni di altre inchieste della Magistratura su alcuni amministratori di Regioni, considerate virtuose, per spese pazze che offendono la decenza e ed il comune senso del pudore come in Piemonte e nel Veneto.
E’ bene ricordare che le Regioni nacquero nel 1970 e prima non se ne avvertiva proprio la mancanza, anzi, furono quelli gli anni del miracolo economico con indicatori statistici tutti in costante crescita.
Siamo perfettamente d’accordo che la loro costituzione è prevista dalla legge costituzionale dello Stato, ma spigolando tra le opinioni della gente comune, prevale il convincimento secondo il quale sarebbe stato meglio tentare di abolirle come si sta cercando di fare con le province, sebbene sino ad oggi, i rimedi sembrano peggiore del male.
Nell’incontro di qualche giorno fa tra il Presidente del Consiglio ed i Presidenti delle Regioni, sembra non ci siano molti spazi per una seria e responsabile mediazione, perché le posizioni sono estremamente distanti.
Infatti, mentre Renzi non intende retrocedere di un solo millimetro dalla richiesta di quattro miliardi di euro, la controparte sostiene la impossibilità di farvi fronte se non a scapito dei servizi sociali già carenti ed, in molti casi, inaffidabili.
Ora si parla sempre più spesso della riforma della legge elettorale che nella scaletta delle priorità era stata un po’ declassata. Chissà che non si voglia usarla come strumento di pressione nei confronti dei più riottosi alla spregiudicata politica del Premier ?