Politica

DURI E IMPURI

Duri e impuri. Così possono essere definiti quei politici che difendono il proprio  scranno e la propria parte ricorrendo alla demonizzazione dell’avversario e accusandolo di comportamento scandaloso e di preconcetta incapacità nella gestione della cosa pubblica.  

Vero è che la vecchia associazione lessicale del duro con il puro, adottata dagli ideologi sessantottini per definire gli intellettuali di “assalto”, risulta del tutto inattuale se riferita ai politici dell’odierna realità politica.
Vero è, che questi personaggi non sembrano rendersi conto dell’inevitabile ritorcersi delle accuse rivolte agli avversari nella pantomima di basso livello che non ha nulla da invidiare a quella che le televisioni pubbliche e private ammanniscono agli spettatori come “reality”.
Peraltro, come può rendersi credibile un politico che grida allo scandalo e si erige a moralizzatore pur facendo parte della stessa casta cui appartengono i destinatari delle più velenose accuse? Immersi nel calderone degli stessi privilegi che, nonostante il conflitto di interessi, i deputati si sono elargiti votando spropositati emolumenti personali, ingiustificabili finanziamenti ai partiti –ignorando il deciso rifiuto referendario dell’elettorato – le immeritate pensioni, con quale coraggio i politici di turno, scelti dal proprio partito come campioni di abilità retorica e di forbita scelta di parole, attribuiscono a se stessi e alla propria frazione, valori asseriti con stantie elucubrazioni smentiti dalla testimonianza di vita?
E, soprattutto, con quale animo si erigono a fustigatori dei costumi? E con quale fondamento etico distinguono fra legalità e moralità coloro che si avvalgono, in un momento di crisi economica, di quelle sperequazioni che l’oligarchia partitica ha fatto crescere rigogliose nelle giungla retributiva?
Evidentemente sottovalutano la facoltà di critica del “popolo sovrano” che ormai è pienamente consapevole che i propositi di rinnovamento, di sviluppo programmatico, di solidarietà dell’accoglienza, servono a mascherare il vuoto o il demerito comportamentale e l’assenza di una salutare autocritica.
Di conseguenza il cittadino è indotto a votare quei personaggi che, pur facendo parte di una casta privilegiata per gli immeritati benefici di cui si è appropriata, non salgono sul pulpito per erigersi a moralizzatori.
Tanto più che le accuse a ripetizione lanciate in particolari occasioni, non di rado si risolvono in un boomerang.
Il che lascia il cittadino perplesso e crea disorientamento a livello nazionale e, ahimé, internazionale, specie a fronte di nuove scosse accusatorie destinate, il più delle volte, a suscitare ansiose attese fra la gente comune e mirati allarmismi alimentati dai media asserviti al gioco delle parti.
C’è poi da meravigliarsi se il potere viene considerato una sovrastruttura e il cittadino si affida alle forze dell’ordine che si pongono come struttura per il silente impegno profuso nella costante e vigile difesa del territorio e del patrimonio nazionale?
 
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