“…Tutti contro tutti…”

Roma, 26 giugno 2017  –  …e, come volevasi dimostrare, “…tutti contro tutti…”. Le sconfitte non si digeriscono e il PD le “digerisce” meno degli altri.
I ballottaggi hanno dato il loro verdetto. Il PD che cosa ha fatto? Sostanzialmente una cosa sola, ha trasformato le proposizioni politiche in competizioni personali e questo ha incrementato le divisioni interne del partito che già non brillava per “unità”.
Risultato concreto? Sconfitta. Hanno perso perché si sono combattuti gli uni con gli altri. Gli schieramenti, sostanzialmente, erano due; questa sinistra e una destra che, comunque, si “riaggregava”, anche se solo numericamente, dopo essere stata scompaginata dalle note disavventure di Berlusconi.
Che cosa poteva vincere, le chiacchiere che Renzi aveva la capacità di trasformare in “parole”, ma non in fatti, o il nazionalismo dei partiti della destra, quando ti trovi i migranti quasi “dentro casa” con tutti i pericoli di sicurezza e di igiene che ne derivano? Oggi, non c’era nemmeno più da chiederselo. I risultati dei ballottaggi sono stati lapalissiani; i suoi stessi  elettori l’hanno abbandonato. Il popolo non sempre si riesce ad “addormentarlo” con il politichese. Quando gli si tocca il portafogli e quando i conti di fine mese non quadrano; quando trovi le strade infestate dai migranti e devi stare attento a “non toccare niente”, quando ai TG, Gentiloni, ad imitazione di Renzi, dichiara la creazione di ottocentocinquantamila posti di lavoro, ma le aziende invece chiudono e dislocano, e i giovani a quarant’anni si vedono costretti a “svernare” ancora a casa dei genitori o costretti ad andare all’estero a rischiare di restare vittima di un attacco terroristico (di cui abbiamo avuto più episodi); quando Gentiloni, a più di un anno dal terremoto de L’Aquila, dopo aver consegnato a sorte poche decine di prefabbricati ai terremotati, dichiara che, per la ricostruzione di interi paesi distrutti, i “fatti” stanno dimostrando che la politica del governo “sta sulla strada giusta”, quando nel precedente terremoto negli Abruzzi, il mese dopo il sisma, Berlusconi, con Bertolaso, aveva sistemato tutta l’emergenza… beh… le chiacchiere servono a poco, anzi… “stanno a zero”.
A questo aggiungiamo i “voltagabbana” che cambiano casacca come tira il vento e abbiamo la chiave del fenomeno attraverso lo strumento delle votazioni. … tutti contro tutti… perché, quando si tratta di proteggere la propria poltrona, la colpa non è propria e di questo malcostume, “ma è sempre di quell’altro”…ed ecco che vengono invocate le “revisioni interne”. … mah, caro Partito Democratico, sono almeno cinquanta anni che “invochi” le “revisioni interne” ma cambi solo il nome, perché le idee, la filosofia restano sempre le stesse.
Renzi, alla sua elezione, sembrava che volesse “cambiare il mondo” e, a capo di una banda di dilettanti e di belle donne, ha cominciato col programmare le riforme costituzionali quando, per i disastri che erano stati causati da Monti e da Letta, con l’avallo e la regia di Napolitano e della Merkel, erano più urgenti quelle economiche, ed ha messo queste all’ultimo posto dell’elenco, come hanno fatto tutti i Presidenti del Consiglio dalla Proclamazione della Repubblica in poi, con il chiaro intento di “lasciare queste al governo successivo”. Quanti governi successivi si sono succeduti? Non li contiamo nemmeno altrimenti ci viene la malinconia… e le riforme stanno ancora li.
Oggi Renzi sentenzia ai microfoni che le amministrative non sono politiche e, per salvare la faccia, comincia ad arrampicarsi sugli specchi anche lui. Ci delude allo stesso modo di quando esclamò in una scolaresca delle scuole medie “la cultura umanista”.
È evidente, a questo punto, che, oltre ad avere qualche carenza di cultura umanistica, si è messo a fare il presidente del consiglio, e sta bene, ma ce l’ha anche di cultura politica e di preparazione amministrativa perché dovrebbe sapere che le elezioni amministrative non hanno potere legislativo, ma hanno quello orientativo che, alla sostanza, non è meno importante.
Immaginiamo, a questo punto, la durezza che avrà preso il dibattito che si sarà animato nella sala consiliare al Nazzareno dove, scagliandosi “tutti contro tutti”, questa avrà portato all’inevitabile “pesci in faccia”.

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