Dove sta la verità?
Roma, 1 marzo – Legge Fornero, un fallimento! Paolo Ferrero, in televisione, dichiara in modo eclatante che l’INPS vanta un attivo di 20 mld per cui la situazione previdenziale è conciliabilissima con gli investimenti per incrementare l’occupazione e, di conseguenza, per far diminuire la disoccupazione.
Sull’argomento, esprime un concetto giusto: abrogazione della legge Fornero, che fra poco manderà in pensione i lavoratori a novanta anni, abbassare l’età pensionabile, (parametri da stabilire), cosa che porterà alla liberazione di nuovi posti di lavoro, e incrementare l’occupazione giovanile in quanto, al momento e nella situazione attuali, i giovani “stanno a spasso” e, cosa ancora peggiore, non hanno alcuna prospettiva di futuro perché l’attuale sistema non ne consente alcuna per la semplice ragione che il nostro paese non è terra di conquista e tutto ciò che era “creabile”, è stato “creato”.
Il ragionamento “non fa una grinza” se non fosse che oggi, 1 marzo, “Il Giornale” intitola a chiare lettere “Ci faranno lavorare fino a 70 anni” e, nell’articolo, continua “Qualche preoccupazione per la tenuta dei conti dell’Inps c’è. Quest’anno, secondo il Consiglio di vigilanza e indirizzo dell’Inps, il rosso dei conti della previdenza arriverà a 11,2 miliardi, in crescita di due miliardi rispetto all’anno scorso”.
Chi la da in sostanzioso attivo, chi in progressivo passivo. Quale è la verità o, meglio, più che la “verità”, la realtà? Questo non ci è dato da saperlo perché la contabilità dello Stato, per chi sa “giostrarcisi” bene dentro, anche essendo matematica, è più “flessibile” della filosofia per cui basta un piccolo ma abile “artifizio” con i numeri e le scritture che, a secondo delle necessità, quello che è passivo, “appare” subito attivo e viceversa, un po’ come l’avvocato molto abile che “ti fa apparire il nero per il bianco e viceversa”.
A dare queste notizie e ad esprimere questi punti di vista, che poi corrispondono ai meccanismi che dovrebbero essere applicati, (pensionamenti e prepensionamenti per far spazio ai giovani disoccupati, altrimenti il posto per questi non esce mai e su questo niente da obiettare), è Paolo Ferrero, ex di Rifondazione Comunista, il partito che Fausto Bertinotti testardamente ha “rifondato” quando è stato “sbattuto fuori” della politica dai suoi stessi sostenitori a causa delle assurdità e delle incongruenze delle sue opinioni, (ipotesi non ne ha fatte mai perché non sapeva cosa dire), ha “tirato fuori” la sua “matrice originaria” ed ha espresso un concetto alla “Robin Hood”.
Siccome, allo stato attuale, si riscontra, tra “ricchi e poveri”, e noi diremmo, più propriamente, tra molto abbienti e poco abbienti, uno squilibrio vergognoso, per equilibrare questa situazione economica, considerando che il 10% della popolazione italiana detiene la ricchezza del 50% del popolo, bisognerebbe “togliere ai ricchi per dare ai poveri”.
Se si fosse fermato al concetto del pensionamento anticipato per liberare posti di lavoro, che è un validissimo meccanismo di Democrazia Liberale, Ferrero avrebbe fatto più bella figura, ma è voluto trascendere per forza nella sua matrice originaria, la Democrazia Popolare, che è stata sconfitta in tutto il mondo e che in due o tre stati resiste solo con la forza dei fucili ed ha rovinato tutto il suo intervento oltre a denunciare la sua vera estrazione politica.
Una situazione economica altalenante fra la crisi più completa e la ripresa esplosiva che fa gongolare Renzi ma che, comunque, non va oltre, (diffuso oggi 1 marzo dai notiziari), lo 0,8%.
Al di la delle espressioni stereotipate di soddisfazione del nostro PdC, qual’è questa ca…ehm, pardòn!… questa verità?