Fertility day
Roma, 24 settembre – …dunque, ‘Fertility day’; che cosa significa, innanzitutto. Per libera trasposizione dall’inglese, “Giorno della fertilità”. Da cosa deriva? Qui il discorso si fa leggermente più complesso; l’origine esplicita è la caduta, proprio verticale, della natalità nel nostro paese. È un problema drammatico perché non è un problema di sentimenti tra uomini e donne, ma è un problema di attuarialità destinato ad incidere pesantemente nella struttura economica dei prossimi decenni se non si creano le condizioni di un’inversione radicale di tendenza. A questo fenomeno è stata data una ragione; le patologie che riducono nella coppia la fertilità.
Per tutta risposta, al ‘Fertility day’ è stata attribuita la funzione di risolvere questo problema, promuovendo l’informazione su questo aspetto della situazione. A ipocrisia si aggiunge demagogia. Se il paese non avesse accusato la caduta delle nascite, a questo problema non ci avrebbe pensato né il Ministro Lorenzin, né altri. Che cosa si ripromette la Lorenzin con questa iniziativa? Di risolvere il problema della natalità. Come nell’economia, niente di più demagogico. Gli 80,00 euro mensili, non risolvono il problema della diminuzione delle tasse per far riprendere i consumi, allo stesso modo, l’informazione e la notificazione ai diretti interessati, della diagnosi di una patologia che non permette la procreazione, ferma restando la validità dell’iniziativa per la loro assistenza, non risolverà il problema della natalità dipendente da ben altre cause.
Che cosa succede? Una cosa molto semplice ma articolata e finemente subdola.
Il problema del calo della natalità non dipende da questi casi, presi in considerazione dal ‘Fertility day’, che, per carità!, anch’essi hanno diritto all’attenzione, altrimenti il problema sarebbe bell’e risolto, e il governo avrebbe risolto la sua responsabilità, ma dipende, in modo preponderante, dalla situazione e dalle prospettive economiche ma “da questa recchia” Renzi e la Lorenzin non ci sentono. Che cosa significa? Semplicemente che, data la situazione economica, il presente quasi non esiste, il futuro non esiste assolutamente, lavoro non ce n’è, nonostante ogni tanto Renzi, e oggi anche la Tinagli, sbandierino, con lo scopo di fare il “lavaggio del cervello” agli italiani, la storia dei 585.000 posti di lavoro che gira da qualche tempo e che aumentano con il fallire delle imprese secondo i miracoli che solo Renzi sa fare.
In questo bailamme di posti di lavoro che spuntano ogni tanto allo “schioccar delle dita”, con imprenditori che si trasferiscono all’estero perché nel nostro paese è diventato impossibile produrre, e un PIL che ormai è stimato ufficialmente a “più”, ma a 0,8, non a 8,0, e in cui i giovani non riescono ad avere le possibilità di aprire famiglia, le giovani coppie ci pensano mille volte prima di contrarre matrimonio e altre mille volte prima di “chiamare” dei figli ai quali non sanno che cosa dare da mangiare e, soprattutto, che futuro riservare loro.
Le previsioni più ottimistiche, Renzi le ha dichiarate stentoreamente, giorni fa, ai microfoni di una delle feste dell’Unità per rispondere ad una contestazione. Ha urlato ai microfoni che, l’Italia fra dieci anni raccoglierà i frutti della sua guida. Bene! Nazioni come la Spagna, che non sono molto meglio di noi, hanno un PIL del 2%, e del 3%, per non parlare del 27,2% della Germania e noi oggi, dovremmo contrarre matrimonio e procreare figli al buio sulla prospettiva di vedere fra dieci anni il nostro Pil superare il +0,8%!
A questo punto, non c’era nessuna necessità di scomodare il “Fertility day” e tutta la demagogia che ne è scaturita, prendendo come strumenti quella percentuale di coppie che lamenta problemi di sterilità, perché quella è sempre esistita anche quando l’Italia ha registrato il “boom” della natalità… beh, non c’è che dire! C’è da stare tranquilli e da esserne felici!