Forte presa di posizione del Capo del Corpo Forestale dello Stato

Roma, 23 maggio – Su “Il Fatto Quotidiano” di venerdì 22 maggio l’interessante intervista di Antonio Massari al Comandante del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone (foto).
È davvero raro in questa nostra Italia assistere ad una forte presa di posizione da parte di un rappresentante di vertice di un Corpo di Polizia. “….(Con i provvedimenti di Renzi).. rischia di scomparire il Corpo che più di altri deve far applicare la nuova Legge sui reati ambientali, attesa vent’anni…..questa scelta non soltanto è incoerente ma rischia di comportare un’infrazione delle direttive europee ed è culturalmente arretrata. Se il CFS non esistesse , piuttosto, bisognerebbe inventarlo….La Polizia di Stato (che dovrebbe assorbirlo) non è culturalmente attrezzata alle mansioni che svolgiamo noi. E sono tante…..E tutto questo mentre si vara finalmente una legge sugli ecoreati….
Secondo Patrone, infatti, l’eventuale transito nella Polizia “comporterebbe delle questioni critiche in quanto non sarebbe possibile proseguire nella gestione sostenibile delle 130 riserve naturali statali su terreni demaniali; si verrebbero a creare ulteriori duplicazioni tra Carabinieri e Polizia sul territorio….(occorrerebbero) soldi per nuove uniformi; si perderebbero professionalità scientifiche; e se scompare il Corpo Forestale nelle regioni a statuto ordinario permarrebbe invece in quelle a statuto speciale”.
A questo punto il Capo della Forestale ripropone la sua ricetta: “invece di passare da 5 a 4, passiamo da 100 a 1, mettendo insieme i soggetti che si occupano della stessa materia, partendo dall’accorpamento della Polizia Provinciale (anche nella considerazione ovvia che le Province sono state abolite) nella Forestale….(Infatti), oggi viviamo in una cultura che non va verso una Polizia generalista, ma verso la specializzazione, come dimostrano i casi della Terra dei Fuochi e (il virus degli ulivi) Xylella.
Tra le tante voci autorevoli ad esporsi contro la discutibile idea è stato qualche settimana fa il Capo della Procura Nazionale Antimafia Roberti: “La Forestale contribuisce alla lotta alla criminalità organizzata; le sue competenze specialistiche, unite alla conoscenza capillare del territorio, sono preziose….Pensiamo solo ai rifiuti: il business delle organizzazioni criminali non è solo il traffico internazionale di rifiuti, ma anche lo smaltimento illegale, lo sversamento nei corsi d’acqua, le discariche non autorizzate”.
E tutto questo avviene in un’Italia in cui i criminali non stanno in carcere e imperversano spavaldi rapinando, aggredendo, rubando e stuprando grazie alle leggi pro-reo del modesto e mediocre impianto legislativo,  mentre la teppaglia estremista è libera di distruggere le città, tanto perché sul banco degli imputati finiscono solo Agenti e Carabinieri, malpagati e additati come torturatori.
Sul campo legislativo siamo alle solite, soprattutto riguardo alla corruzione. Si è affrontato il problema solo sul fronte repressivo, cioè l’aumento delle pene, vale a dire a livello di immagine. Vero è che dopo 14 anni torna finalmente il “Falso in bilancio” (cassato dal Governo Berlusconi e soci di allora)….
Per la corruzione ci vogliono gli stessi strumenti di contrasto che si hanno  contro la criminalità organizzata: cioè il ritardato sequestro di una tangente per ottenere una verità vera e una più ampia possibilità di usare le intercettazioni non solo quando siamo sicuri che in un determinato luogo si stia commettendo un reato (magari con la palla di vetro!)….
Si prevede ancora che sia condannato anche il privato indotto alla concussione, un modo comodo per disincentivare la collaborazione..
Insomma, come al solito, è mancato il coraggio, e questo anche per la prescrizione.
Ribadiamo quello che abbiamo più volte sostenuto su questa testata, che invece di escogitare nuovi modelli apocalittici di superpolizie, che snaturerebbero il vero concetto di sicurezza italiano, quel che  andrebbe subito adottato, a costo zero, è solo una centrale unica di spesa per le varie Polizie, con un sistema che abolisca modelli di dirigenza di vertice antiquati e ridondanti; organici abnormi decisi in tempi in cui l’informatizzazione era lontana a venire, soprattutto nei settori amministrativi e burocratici; strutture arcaiche e pesanti con addirittura sei livelli gerarchici di comando; un comparto che, per quanto riguarda la dislocazione dei presidi di Polizia/Carabinieri sul territorio, fa riferimento agli anni ’60, soprattutto nelle grandi città. Diciamo ancora che i problemi della Sicurezza sono complessi, e non ci si mette mano solo in nome del risparmio di risorse, facendolo in modo nascosto e probabilmente pericoloso e inopportuno!
Concludendo, diamo merito a Cesare Patrone di aver alzato la voce in quest’Italia di “trepidanti….”
 

 

Exit mobile version