Spaccature e frammentazioni dominano lo scenario politico italiano
Roma, 14 marzo – Non v’è alcun dubbio che il Paese stia attraversando uno dei suoi periodi peggiori della storia recente d’Italia.
La ripresa economica annaspa, la disoccupazione aumenta, la corruzione dilaga, la sfiducia nelle istituzioni tocca vertici da capogiro, l’impoverimento delle famiglie avanza a vele spiegate e si potrebbe continuare senza alcun timore di essere accusati di catastrofismo.
In circostanze del genere, tutti i protagonisti della politica e dell’imprenditoria italiana, dovrebbero accantonare le loro ambizioni di potere e del profitto selvaggio, e concentrare le loro potenzialità in un unico progetto credibile e fattibile, finalizzato a migliorare le condizioni generali dell’intera collettività.
Al contrario, assistiamo ad un indecoroso e sconcertante fenomeno di divisioni e frammentazioni dei partiti. minacce e ricatti vergognosi, incoerenze e velleitarismi di taluni soggetti che antepongono sempre e comunque, gli interessi propri e di “bottega” a quelli della gente comune, ormai disgustata e, purtroppo, in larga misura rassegnata.
E così troviamo Forza Italia divisa in tre tronconi (berlusconiani, fittiani e verdiniani), la Lega nord spaccata dal protagonismo sfrenato dei due leader più rappresentativi (Salvini e Tosi), Lista Ciivica scompaginata ed abbandonata persino dal suo fondatore e capo carismatico, (sen. Mario Monti), il M5S decimato da una emorragia cronica.
Ma i più forti “mal di pancia” ed i contrasti più pericolosi che potrebbero persino mettere in discussione il governo Renzi, si registrano all’interno del PD, che rappresenta l’azionista di riferimento nella maggioranza che sostiene l’attuale esecutivo.
E’ opinione ricorrente che qualora i cosiddetti “Dem” della minoranza del partito, mettessero in atto le minacce che predicano un giorno sì e l’altro pure, contro le riforme costituzionali in discussione, potrebbero attentare alla credibilità ed alla sopravvivenza del governo, specialmente dopo la rottura del “patto del Nazareno” ed il passaggio all’opposizione dei parlamentari di Berlusconi.
Ma l’aspetto più inquietante di questa incomprensibile “querelle”, è il travisamento e la contraddizione della verità sostenuta dalle parti.
Infatti, mentre la maggioranza interna dello stesso PD, sostiene che le riforme sono state discusse e collegialmente approvate senza obiezioni di sorta, i “ribelli” della sinistra dichiarano con forza e determinazione, che qualora non si introducano emendamenti significativi, loro non le voteranno.
Non entro nel merito per cercare di capire la verità da che parte stia, ma non credo occorra scomodare i politologi od i cattedratici per poter affermare che la bocciatura delle riforme stesse provocherebbero, ineluttabilmente, una crisi di governo con tutte le gravi conseguenze che ne deriverebbero.