Di Renzi, “rottamatore” per antonomasia, si può dire di tutto e di più, tranne che non abbia impresso al suo governo una spinta inarrestabile nella discussione e l’approvazione di parte di alcuni provvedimenti da tutti ritenuti utili e necessari per ammodernare il Paese.
Certo, viene accusato di avere abusato nel ricorso alla fiducia; criticabile quanto si vuole, ma rientra nelle regole del gioco del gioco ed i fatti dimostrano che i suoi predecessori non sono stati da meno.
Paradossalmente, il suo “decisionismo” è stato combattuto, oltre che dalle forze di opposizione, anche e soprattutto, dalla sua minoranza interna, che lo ha condizionato e contestato per semplice bramosia di potere.
Questo stato di cose, lo ha costretto a sospendere il ruolo di un “uomo solo al comando” ed aprire un dialogo con tutte le parti interessate..
Purtroppo per Lui e per una gran parte degli Italiani, questa inattesa disponibilità al dialogo, non è servita a nulla se non a creare altre difficoltà , come nel caso della riforma della Scuola sommersa da oltre 3.000 emendamenti che ne impediscono l’approvazione rapida, col ragionevole rischio di lasciare insoluto il problema della miriade degli insegnanti precari.
Ora il Premier si trova nella condizione di dover affrontare un difficile dilemma nella sua attività di governo : ritornare al “Renzi 1°” (come egli stesso si è definito ) e marciare come una locomotiva costi quel che costi, oppure continuare ad aprire e dialogare con gli avversare come ha fatto nel “Renzi 2°” in questi ultimi giorni.
Da quanto si possa desumere dai suoi interventi pubblici e dalle sue ultime scelte (sintomatico lo “scaricamento” del sindaco di Roma, Marino), dovremmo prepararci a difendere (o criticare) il Renzi prima maniera deciso e risoluto, rinviando la “resa dei conti” con i suoi avversari interni, al prossimo congresso nazionale del partito, previsto per il 2017.