Sono oramai anni che assistiamo impotenti alla povertà d’idee amministrative e politiche che hanno contagiato i consigli comunali e provinciali del bel Paese. Un tempo non lontano, la carica pubblica era una conquista riservata a pochi eletti: dottori, farmacisti, avvocati, notai, medici, professionisti, professori. Quei pochi operai e povera gente che arrivavano a essere eletti in un consiglio comunale erano colui/colei che si erano distinti/e, per anni, nelle organizzazioni sindacali, nelle cooperative, in ambiti associativi religiosi o civili. Erano in sintesi chi aveva fatto la cosiddetta ‘gavetta’. Con l’ultima tornata elettiva del nostro Parlamento abbiamo assistito a un’elezione che non è dissimile da quello che avviene nei consigli comunali. Sono stati eletti in Parlamento, tanta brava gente, persone oneste, al di sopra di ogni sospetto, la massaia, il sommelier, il disoccupato, ma certamente con poca esperienza assembleare, amministrativa e privi di cultura dell’agorà e politica, quella con la ‘P’ maiuscola. L’inesperienza potrà essere colmata, ma la storia di ogni singolo rappresentante del popolo farà la differenza in qualità e valore aggiunto per la soluzione dei problemi che affliggono il paese. Non si offendano gli odierni parlamentari, eletti grazie ad una legge truffaldina per l’elettore che non prevede il voto di preferenza, se li definisco ‘nanerottoli’ (un domani spero cresceranno) rispetto ai giganti del passato, coloro che avevano il senso dello Stato e delle Istituzioni, da rispettare con riverenza sacrale. Tra questi giganti del passato, naturalmente vi sono tutti i deputati che hanno fatto parte dell’Assemblea Costituente. Mi piace ricordare tra questi uno in particolare: Salvatore Aldisio. Aldisio era nato a Terranova di Sicilia (dal 1927 Gela, in provincia di Caltanissetta, paese natio dell’odierno Governatore della Sicilia, Rosario Crocetta), il 29 dicembre 1890. Erano gli anni del latifondismo, della questione del ‘mezzogiorno’, egli visse al centro di una vasta zona agricola in cui iniziavano a prosperare vari organismi dell’associazionismo cattolico e socialista (scuole, cooperative, istituti di credito, ecc.) e le nuove idee alimentavano negli ambienti cattolici l’attenzione verso i problemi della società rurale e delle classi povere. Egli si forgiò in quell’ambiente. Ancora quindicenne, nel 1905, memore delle parole di Don Sturzo, non si lasciò scappare l’occasione di partecipare a una riunione che Don Sturzo tenne nella vicina Niscemi, per definire il programma elettorale di quei tempi. Alla riunione parteciparono tulle le forze cattoliche di Gela e del suo circondario. Fu proprio in quest’occasione che Aldisio ebbe il coraggio di prendere la parola facendo innamorare di se Don Sturzo tanto da fargli dire “L’uomo, al quale ho eretto un piedistallo nel mio cuore è sceso in me”. Da quel giorno la vita politica dei due fu improntata da una grande stima e amicizia. Compiuti gli studi classici, nel 1906 diviene presidente del circolo giovanile popolare della sua città e dirige il giornale Il garofano bianco. Nel primo dopoguerra divenne segretario del Partito Popolare Italiano di Caltanisetta . Alle elezioni politiche del 1921 è eletto nelle liste del PPI nella circoscrizione Caltanissetta-Girgenti-Trapani. Aldisio s’impegnò personalmente per l’unità del paese e per la crescita democratica, in una prospettiva politica ampiamente concordata con De Gasperi e caldeggiata da Luig Sturzo , esiliato a New York. Impegno che lo portò a combattere le tendenze separatiste. Esplicitamente repubblicano, Aldisio fu tra i firmatari del manifesto anti separatista della prima coalizione dei rinati partiti politici, il Fronte unico siciliano (novembre 1943), e – per la diretta investitura di De Gasperi – fu tra coloro che gettarono le fondamenta della Democrazia cristiana in Sicilia (dicembre 1943). Da Ministro si batté per togliere ai separatisti le amministrazioni locali da questi controllate (prevalentemente a tale scopo emise la circolare del 27 aprile 1944 che invitava i prefetti a tenere conto, nella ricostruzione delle giunte municipali, della composizione del governo e del Comitato di Liberazione Nazionale) e puntò al rafforzamento della polizia per meglio combattere l’illegalità diffusa (mercato nero, banditismo, mafia, separatismo, ecc.) (www.wikpedia.com/wiki/salvatore_aldisio ). Era cosciente che la vita democratica di un paese basa le sue fondamenta civiche sulla ‘sicurezza e il rispetto della legalità’. Eletto alla Costituente nel 1946, diventò ministro della Marina Mercantile nel secondo Governo De Gasperi e nel terzo. Senatore di diritto nella I Legislatura , venne eletto deputato nella II, III e IV.Fu Ministro dei Lavori Pubblici nel sesto e settimo Governo De Gasperi , dell’Industria e Commercio nel primo Govferno Fanfani. Fu anche presidente della Confederazione Cooperative Italiane. Morì a Roma nel 1964. Gela, la sua città natale, gli ha dedicato un tratto del corso principale della città, una statua di bronzo nella piazza
Un gigante del passato dal quale i ‘nanerottoli’ del presente dovrebbero prender esempio.