Fermo restando l’impegno di rimanere al di sopra delle parti, omettendo, quindi, ogni qualsivoglia vocazione pro o contro questa nuova classe politica, destinata a governare il paese, confesso un sostanziale disagio nel prevedere come si concluderà l’attuale vicenda perché ritengo ci siano delle analogie con la tragedia del transatlantico, definito allora “inaffondabile”. E’ fuori dubbio che se un osservatore straniero, decisamente onesto e disincantato, esaminasse con scrupolo la difficile situazione economico-politica italiana sotto il profilo occupazionale, mancata crescita del PIL, calo dei consumi, difficoltà delle piccole e medie imprese costrette a chiudere per il calo delle commesse ed il forte credito, non onorato, da parte della pubblica amministrazione, le liti continue tra i vari gruppi politici, rimarrebbe assai sbalordito e pessimista sulla reale ripresa dell’azienda Italia. Rivolgendo poi lo sguardo sul comportamento della stessa classe politica, emersa dalle recenti elezioni generali, preoccupata sempre di prevalere sugli avversari di turno attraverso manovre e scelte dissennate, ignorando i precisi segnali dell’elettorato, allora lo spettro del naufragio si delinea più nitido e diventa sempre più verosimile e pericoloso. Il guaio più grosso è che a calare a picco questa volta, non sarebbero soltanto gli attuali inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma l’Italia e tutti gli italiani, con le eccezioni di una relativamente piccola aliquota di ricchi sfondati che sicuramente avrà collocato i propri capitali nei paradisi fiscali. Il dilemma shakespeariano che arrovella il cervello della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, è rappresentato dal dubbio relativo alla consapevolezza o meno dei politici di conoscere nei particolari l’ampiezza della crisi in atto, oppure sappiano perfettamente come stanno le cose e mentirebbero, sapendo di mentire, per non perdere la faccia coi propri elettori. In entrambi i casi ritengo che il dileggio e gli improperi non siano più sufficienti, come pure il disimpegno e l’astensionismo di milioni di nostri concittadini giustamente nauseati da questo andazzo, col serio rischio di creare le condizioni obiettive in cui una brutta commedia possa diventare una pessima tragedia. Buon senso vorrebbe che tutti, indistintamente, accantonassero, almeno temporaneamente, le loro ambizioni politiche ed ideologiche, accordandosi sulla programmazione e l’attuazione di alcuni provvedimenti urgenti ed efficaci per avviare la crescita, l’occupazione e la pacificazione sociale, altrimenti saranno guai seri per tutti.