I neoeletti in parlamento come i croceristi del Titanic

TitanicE’ passato più di un secolo da quel lontano 14 aprile 1912, quando il “Titanic” entrò in collisione con un mastodontico iceberg e si inabissò col suo carico di passeggeri e dei suoi  membri dell’equipaggio. Per la cronaca ricordo che i morti furono oltre 1500 ed i sopravvissuti circa 700 e tutto si svolse mentre a bordo l’unica preoccupazione dei croceristi era quella di abbuffarsi, bere, ballare, corteggiare e divertirsi il più possibile, anche perché si trattava, in gran parte, di una Elite  di benestanti che non avevano badato a spese pur di non perdere quell’ambita crociera…

Fermo restando l’impegno di rimanere al di sopra delle parti, omettendo, quindi, ogni qualsivoglia vocazione pro o contro questa nuova classe politica, destinata a governare il paese, confesso  un sostanziale disagio nel prevedere come si concluderà l’attuale vicenda perché ritengo ci siano delle analogie con la tragedia del transatlantico, definito allora “inaffondabile”. E’ fuori dubbio che se un osservatore straniero, decisamente onesto e disincantato, esaminasse con scrupolo la difficile situazione economico-politica italiana sotto il profilo occupazionale, mancata crescita del PIL, calo dei consumi, difficoltà delle piccole e medie imprese costrette a chiudere per il calo delle commesse ed il forte credito, non onorato, da parte della pubblica amministrazione, le liti continue tra i vari gruppi politici,  rimarrebbe assai sbalordito e pessimista sulla reale ripresa dell’azienda Italia. Rivolgendo poi lo sguardo sul comportamento della stessa classe politica, emersa dalle recenti elezioni generali, preoccupata sempre di prevalere sugli avversari di turno attraverso manovre e scelte dissennate, ignorando i precisi segnali dell’elettorato, allora  lo spettro del naufragio si delinea più nitido e diventa sempre più verosimile e pericoloso. Il guaio più grosso è che a calare a picco questa volta, non  sarebbero soltanto gli attuali inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma l’Italia e tutti gli italiani, con le eccezioni di una relativamente piccola aliquota di ricchi sfondati che sicuramente avrà collocato i propri capitali nei paradisi fiscali. Il dilemma shakespeariano che arrovella il cervello della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, è rappresentato dal dubbio relativo alla consapevolezza o meno dei politici di conoscere nei particolari l’ampiezza della crisi in atto, oppure sappiano perfettamente come stanno le cose e mentirebbero, sapendo di mentire, per non perdere la faccia coi propri elettori. In entrambi i casi ritengo che il dileggio e gli improperi non siano più sufficienti, come pure il disimpegno e l’astensionismo di milioni di nostri concittadini giustamente nauseati da questo andazzo, col serio rischio di creare le condizioni obiettive  in cui una brutta commedia possa diventare una pessima tragedia. Buon senso vorrebbe che tutti, indistintamente, accantonassero, almeno temporaneamente, le loro ambizioni politiche ed ideologiche,  accordandosi sulla programmazione e l’attuazione di alcuni provvedimenti urgenti ed efficaci per avviare la crescita, l’occupazione e  la pacificazione sociale, altrimenti saranno guai seri per tutti.

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