Il branco degli intoccabili
Nei momenti di grave crisi economica, finanziaria e politica, come quella che sta attanagliando il nostro “Bel Paese”, le carenze e le insufficienza di carattere etico-istituzionali, rischiano di creare situazioni di grave ingovernabilità, molto pregiudizievole per la normale civile convivenza.
Tra le tante anomalie inquietanti ed appariscenti che penalizzano la crescita e lo sviluppo dell’”Azienda Italia”, va sottolineata l’assoluta mancanza di un profondo e radicale rinnovamento generazionale della nostra classe politica e manageriale, ormai oltre ogni ragionevole limite di innovazione e di istintiva intraprendenza.
Infatti, gli esponenti di spicco della politica, i baroni delle università e la pletora dei cosiddetti “boiardi di stato”, continuano imperterriti a rimanere aggrappati alle prestigiose poltrone sistemate nelle splendide “stanze dei bottoni”, manovrando, “pro domo sua”, le ambite “leve del potere” senza curarsi di nulla e di nessuno.
L’aspetto comico, ed anche un po’ patetico, è che questi vecchi tromboni continuano a ripetere, come un disco frantumato, “largo ai giovani che rappresentano il nostro futuro” e scemenze simili, senza rendersene conto che si tratta ormai di esternazioni retoriche ed obsolete alle quali non crede nemmeno il più sprovveduto degli italiani.
E’ fin troppo chiaro che questo “arbitrio legalizzato” sia favorito da un ginepraio di leggi e leggine carenti ed insufficienti che, guarda caso, sono state elaborate, volute ed approvate proprio da quegli stessi soggetti ai quali viene oggi chiesto di fare un passo indietro nelle attribuzioni delle cariche istituzionali dello Stato e nel management dei complessi più importanti dell’industria, dell’economia e della finanza.
Premetto che non ho nulla contro la persona dell’attuale capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ma mi sento legittimato a ricordare che egli ha oggi 87 anni ed il suo mandato scadrà nel 2013 quando di anni ne avrà compiuto 88, mentre i comuni mortali vengono mandati a casa molto, ma molto prima. Inoltre, gli attuali leader e manager più rappresentativi, come lo stesso Presidente del Consiglio e le alte cariche istituzionali e giudiziarie, sono tutti ultra 70enni, fatta eccezione per qualche figura emergente e rampante che, in pratica, dovrebbe contare quanto il due di coppe quando la briscola è bastoni.
Viceversa, se volgiamo lo sguardo in Europa, ci accorgiamo che la stragrande maggioranza dei paesi del vecchio continente, è governata dai 50enni, come la Gran Bretagna, la Germania, la Francia ed altri ancora.
Senza scomodare i luminari e gli scienziati della materia, penso di poter affermare che nella valutazione di un avvenimento importante o nella concezione di un provvedimento di estremo interesse collettivo, possa farsi sentire la differenza generazionale, spesso influenzata da particolari esperienze, conoscenze, sofferenze, titubanze, peraltro tipiche di tutti gli esseri umani.
Ma se è vero, com’è vero, che per governare ed amministrare bene la “cosa pubblica”, occorre conoscenza, intelligenza ed esperienza, che insieme costituiscono l’architrave della saggezza potenzialmente attribuibile alle persone “col capo bianco per antico pelo”, è altrettanto vero che ci sono tanti altri elementi da tenere in considerazione come l’elasticità mentale, l’istinto geniale e creativo, l’impeto giovanile, la modernizzazione del proprio bagaglio culturale, la gran voglia di fare, tutte virtù che generalmente non albergano nel “modus operandi” delle persone non più giovani.
Va anche detto, però, che nelle democrazie più avanzate e consolidate, come la nostra, sono gli stessi cittadini a scegliersi i propri governanti (attualmente in Italia no) e gli amministratori ritenuti più capaci, attraverso il voto ed il consenso popolare; quindi, scrutiamo nel profondo delle nostre coscienze e non attribuiamo sempre agli altri responsabilità che sono soltanto nostre.