Il brigadiere Domenico Celiento, caduto trent’anni fa sul fronte del dovere nella prima guerra di camorra
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Un ambito difficile quello in cui si trovò ad operare proprio trent’anni fa Domenico Celiento, il leggendario Brigadiere “Mimmo” Operante nel vasto territorio di competenza, quello della Compagnia Carabinieri di Napoli- Stella, con giurisdizione sui quartieri più sensibili sotto il profilo della sicurezza pubblica, dalla Sanità a Forcella, passando per San Carlo all’Arena e Borgoloreto (con la Stazione Ferroviaria e l’attiguo Mercato della Duchesca), Secondigliano e il quartiere “167”, oggi denominato Scampia e reso noto dal film “GOMORRA“, per arrivare sino a San Pietro a Patierno. All’ epoca, la zona di Secondigliano era, secondo statistiche specializzate, ritenuta la più “criminogena” d’ Europa, e a ragione; ma tale è certamente rimasta dopo trent’anni, forse anche di più, superando chissà quale record! Questo dovrebbe far considerare a ragione la necessità di rimodulare nel tempo le giurisdizioni dei presidi di Polizia nelle grandi città, per adeguarli alle nuove situazioni operative e sociali, ma soprattutto per incrementare la presenza dello Stato in aree delicate. Proprio nel 1984, in quest’ottica, fu attivata la Stazione dei Carabinieri nel quartiere “167”, in locali situati in prossimità delle famose Vele (gli enormi caseggiati di edilizia popolare conosciuti dal grande pubblico grazie al film prima citato), mentre la proposta di creare la Compagnia Napoli Nord, con sede proprio nel quartiere “167”, comprendente oltre la locale nuova Stazione, quelle di Secondigliano e San Pietro a Patierno (da sottrarre, secondo la citata proposta, alla Compagnia Stella), ed anche la Stazione di Marianella, dipendente dalla Compagnia Vomero, non fu tenuta allora in giusta considerazione, né lo è stato, purtroppo, in prosieguo. Tornando a Celiento, sappiamo che conduceva indagini sulle estorsioni nel quartiere Sanità, e in tale contesto oltremodo difficile per il clima di omertà, aveva proceduto in appena tre mesi all’arresto di ben dieci delinquenti, mentre già si delineava il coinvolgimento di elementi di spicco del clan camorristico dominante di Forcella. Di carattere generoso ed espansivo, ma diffidente e riservato nelle cose di lavoro, sorretto da valida preparazione professionale ed animato dai migliori sentimenti di attaccamento al dovere, lavorava senza guardare l’orologio, mai sottraendosi ai servizi più gravosi e pericolosi; parlava solo con il suo Capitano. Non passò molto tempo, purtroppo, che si arrivò a quel maledetto 28 aprile 1983, quando di prima mattina sulla Circonvallazione di Casoria ci fu l’ agguato al valoroso Sottufficiale. Due autovetture, con killer a bordo, lo fermarono per colpirlo a morte; morte che sopravvenne il giorno dopo all’ Ospedale Nuovo Pellegrini, per la sua forte fibra. Il giovane Carabiniere lasciava la moglie, Gaetana Fusco, che all’epoca aveva solo 27 anni, e due figlie, Maria di 4, e Lucia di appena un anno. Grazie alla provvida Legge n. 407/1998 recante “Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata” che prevede la possibilità per le Amministrazioni pubbliche di assunzioni dirette alle categorie delle Vittime del Dovere per i familiari superstiti, Lucia (oggi sposata con una bimba) ha lavorato inizialmente presso la Provincia di Napoli e, successivamente, è stata assunta quale impiegato civile di ruolo dell’ Amministrazione degli Interni ed assegnata presso il Commissariato di PS di Frattamaggiore; la sorella è invece insegnante. Ora un breve cenno sulla prima guerra di camorra, scaturita principalmente per la spartizione delle cospicue risorse finanziarie stanziate per la ricostruzione a seguito del devastante terremoto del 1980. Nata la “Nuova Famiglia” (N.F.), che raggruppava il gotha dei clan di Napoli e provincia per contrastare la Nuova Camorra Organizzata (N.C.O.) di Raffaele Cutolo, ne facevano parte i Giuliano di Forcella, Michele Zaza, affiliato a Cosa Nostra, i Nuvoletta di Marano, anch’essi legati alla mafia di Corleone, i Gionta di Torre Annunziata, i Bardellino di San Cipriano d’Aversa e Casal di Principe (i famosi casalesi, anch’essi legati a Cosa Nostra), i D’Alessandro di Castellammare di Stabia, gli Alfieri di Nola, il clan di Pasquale Galasso da Poggiomarino, quello dei Vollaro di Portici e degli Ammaturo di Castellammare di Stabia. Il conflitto tra la NCO e la NF fu una delle più sanguinose guerre di criminalità mai avvenute, con oltre 1250 morti ammazzati; tra le non poche vittime innocenti anche il giornalista Giancarlo Siani ( al riguardo richiamo l’attenzione dei lettori sull’articolo del 14 Ottobre 2012 dal titolo: “Il caso Tortora e il caso Siani, due storie diverse ma non tanto”). Ma la Camorra, oggi, com’è cambiata rispetto ai tempi in cui la combatteva il generoso e audace Brigadiere “Mimmo” Celiento? Beh, possiamo affermare che di strada ne ha fatta tanta, anche oltre Oceano, tanto che sappiamo che due anni fa il Governo americano ha inserito questa organizzazione mafiosa tra i principali problemi dell´economia statunitense definendola una delle quattro organizzazioni criminali più pericolose per l´interesse nazionale degli Stati Uniti. La camorra, la “Neapolitan mafia“, come è stata sempre chiamata oltreoceano, è ora tra i principali problemi dell´economia degli Stati Uniti d´America. Si parte da una mappatura dettagliata del fenomeno, e nella lettera del Presidente Obama, che introduce questo documento, si legge che le reti criminali stanno espandendo le loro operazioni a livello transnazionale, diversificando le loro attività, diventando più sofisticate e complesse. Infatti, “stanno creando alleanze con elementi corrotti dei Governi e usano il potere e l´influenza di questi elementi per portare avanti le loro attività criminali”. Il Governo americano ha, inoltre, sottolineato che la penetrazione della camorra nell´economia di uno Stato e la sua pericolosità sono direttamente proporzionali alla capacità di alleanza con i Governi stessi. Ed è proprio per fronteggiare questa minaccia, che il Governo americano ha stilato, nell’estate 2011, un nuovo piano d´azione che risponde al nome di “Strategy to Combat Transnational Organized Crime”, presentato alla Casa Bianca durante una conferenza stampa. Certamente, per noi Italiani, non c’è di che menare vanto!