Il Cavaliere non molla e rilancia

Lo smantellamento del  PDL e la costituzione di due gruppi separati, apparentemente non  da uno steccato ideologico, ma da un transennamento politico e strategico, non hanno sorpreso più di tanto, perché se ne parlava già da alcune settimane.

Ovviamente è ancora presto per identificare i beneficiari ed i penalizzati di questo divorzio, che ha scosso l’intero mondo politico, sebbene, come spesso accade in circostanze di questo genere, tutti ritengono di aver fatto la scelta giusta ed intrapreso la strada maestra per la realizzazione dei propri disegni politici e programmatici indispensabili – a loro avviso – per la crescita e lo sviluppo del paese.

Ciò premesso, proviamo ad analizzare sommariamente chi penalizzerà di più questa frammentazione del fronte moderato nel quale si è sempre riconosciuta la maggioranza degli elettori italiani.

E’ opinione ricorrente che non ci rimetterà il Cavaliere, il quale, con tutto il rispetto dovuto, ha fatto ritornare in mente la celebre frase di quel signore che cadendo da cavallo ha urlato: ”tanto dovevo scendere”.

Infatti sapeva (e sa) benissimo che il pacchetto di voti della sola Forza Italia, non era (e non è) sufficiente per sfiduciare il governo Letta. Inoltre era (ed è) pienamente consapevole che, dopo la inusuale decisione di votare palesemente al Senato, la sua decadenza da senatore era (ed è), inevitabile.

Inoltre, elemento certo di non poco conto, si sta discutendo una “legge di stabilità” di straordinaria importanza che, stranamente, non piace a nessuno, nemmeno alla Commissione Europea, oltre che ai Sindacati, agli Imprenditori, ai Commercianti, ai pensionati ed altre categorie che si trovano con l’acqua alla gola.

E’ fin troppo chiaro che in un contesto così complesso e sconcertante, sono avvantaggiati i gruppi dell’opposizione. Non va, tuttavia, trascurata la pesante e tagliente “spada di Damocle” che oscilla sinistramente sulla stabilità dell’attuale maggioranza, perché non appena il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, diventa segretario del PD, dato ormai quasi per certo, e fa la conta di un’altra possibile alleanza di governo, quella delle “larghe intese”, verrà spazzata via il giorno dopo.

Ed a questo punto sorge spontanea la domanda: “chi salverà i naufraghi di Alfano & Company ?”. Assai verosimilmente non saranno Casini o di Mauro a lanciare loro una ciambella di salvataggio, prima perché devono salvare loro stessi, e poi i fatti indicano chiaramente che i tentativi di formare un grosso “centro”  e rimettere in mare una nuova “balena bianca” che incarni la vecchia Democrazia Cristiana, sono fin qui tutti miseramente falliti.

Intanto sta diventando sempre verosimile l’ipotesi secondo la quale  Berlusconi non abbia subito la scissione del PDL, bensì l’avrebbe addirittura provocata e pilotata, ricucendosi addosso un ruolo di combattente assai diverso e più congeniale da quello del politico dei “salotti bene” e dai compromessi ad ogni costo per poter semplicemente galleggiare sulle onde tempestose dell’attuale politica italiana.

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