Il Cavaliere ritorna al movimentismo
Quanto sta accadendo in questi giorni, ma, soprattutto, quel che accadrà nelle due prossime settimane, lascerà certamente il segno nella tormentata vita politica italiana. Da una sommaria disamina dei fatti e delle circostanze, che stanno sotto gli occhi di tutti, sembrerebbe ormai scontata l’impossibilità di ulteriori margini di manovra od altro genere di improvvisazioni sulle due questioni più importanti del momento, cioè: la confluenza di gran parte del PDL in Forza Italia e la defenestrazione di Silvio Berlusconi da Palazzo Madama, con sommo gaudio per i favorevoli e tanta delusione per i contrari.
Ma nessuno, penso, sia così ingenuo da prevedere un parto indolore ed un finale “a tarallucci e vino” come usano dire gli abitanti di questa splendida città che ci ospita ormai da tanti anni.
Infatti è sufficiente aprire un giornale o dare una sbirciatina ai notiziari delle televisioni per rendersi conto della feroce diatriba che è scoppiata tra i “lealisti” del Cavaliere ed i “governativi” capeggiati da Alfano.
Per evidenti motivi di opportunità, mi astengo dall’entrare nel merito della brutta vicenda, ritenendo i protagonisti grandi e vaccinati, capaci, quindi, di riflettere e scegliere la decisione giusta che, in ogni caso, anteponga i veri interessi generali del Paese a quelli personali.
Attenzione, però, che in casi come questo, con un contenzioso così importante e rilevante, le responsabilità soggettive non sono mai tutte da una parte o dall’altra, ma conta molto la percentuale delle colpe e delle ragioni reciproche.
Onde evitare dubbi od errate interpretazioni, ritengo opportuno sottolineare la necessità di non prendere sempre per “oro colato” tutte le enunciazioni di principio rilasciate dagli esponenti più in vista di entrambi gli schieramenti, perché l’errore potrebbe nascondersi dietro l’angolo.
Ad esempio, se un seguace di Alfano sbandiera a destra ed a manca di sostenere il governo Letta, la cui caduta – a suo avviso – provocherebbe enormi danni al Paese, si deve mettere in conto anche il sospetto che lo stesso soggetto tenti di mantenersi il proprio seggio in Parlamento, il cui scioglimento anticipato potrebbe verosimilmente segnare il suo addio alla politica.
Quanto alla decadenza di Berlusconi, su cui nessuno più dubita, è fin troppo evidente che stia facendo di tutto per evitarla con ogni mezzo ed in qualunque maniera, costi quel che costi.
Questa presa d’atto penso possa chiarire la sua scelta di ritornare al “movimentismo” dopo aver a lungo tentato di mediare nel tentativo di tenere unito il suo partito. Non c’è riuscito ed ora non risparmia nulla e nessuno per cancellare politicamente i dissidenti.
Resta comunque il fatto che in questa squallida storia, si poteva fare qualcosa di più e di meglio per evitare la sensazione, secondo la quale l’ex Premier sarebbe stato, nella circostanza, vittima di un provvedimento “ad personam”, in particolare per quanto riguarda il ricorso alla Consulta per la verifica sulla costituzionalità della legge Severino ed il voto segreto in Senato.
Si avrebbe avuto ugualmente lo stesso risultato e sarebbe stato quanto meno stemperato, questo clima di contrapposizione viscerale e destabilizzante che non fa certo bene a nessuno.