Il gioco delle parti

Quanto sta accadendo nelle aule parlamentari è semplicemente scandaloso e verrebbe voglia di ridere se la situazione economica e finanziaria del nostro Paese, non fosse così drammatica e preoccupante.

La sceneggiata andata in onda dal Senato della Repubblica indica chiaramente che ciascuno delle parti cerchi di tirare l’acqua al proprio mulino, infischiandosene altamente della sorte degli Italiani che stanno vivendo una delle peggiori crisi istituzionali e politiche di questi ultimi decenni.

Le proposte del Presidente del Consiglio, Renzi, voglioso e fiducioso di risollevare un Paese sull’orlo del baratro, le abbiamo condivise pur non militando nella sua parte politica, ma l’impatto con la realtà dei fatti si sta rivelando tiepido ed inconcludente.

Dopo la crociata pro o contro l’abolizione del fantomatico articolo 18, si scopre ora che pur chiedendo ed ottenendo la fiducia sul  cosiddetto “Jobs Act”,  dell’articolo stesso quasi non c’è traccia nel maxiemendamento presentato dal governo e che deve ancora essere approvato dalla Camera dei Deputati.

Dato per scontato, (ma scontato non è), il “si” degli inquilini di Montecitorio,  si dovrà procedere all’elaborazione dei decreti legislativi che dovranno ancora ritornare alle Camere per l’approvazione definitiva.

Riuscite ad immaginare la tempistica di questa complessa operazione esposta a tutti gli attacchi dell’opposizione interna ed esterna al PD? Alcuni esperti considerano possa concludersi nella seconda metà dell’anno prossimo, se tutto va bene.

L’insolita fretta per l’approvazione del provvedimento in prima lettura, serviva evidentemente a Renzi  che l’avrebbe offerta come “scalpo” alla recalcitrante signora tedesca, Angela Merkel, che finora sta facendo il bello ed il cattivo tempo nella Comunità Europea.

Non sorprendono più di tanto le esibizioni folkloristiche dei “Grillini” che, forse, non sanno nemmeno loro quello che vogliono, e l’opposizione netta di Forza Italia, che aveva lasciato qualche spiraglio di sostegno trattandosi di un provvedimento ch’è stato da sempre considerato un “cavallo di battaglia” del “centro-destra”.

Verosimilmente avranno considerato il provvedimento “annacquato” e snaturato dei contenuti essenziali ed hanno, quindi, votato contro.

Si è svegliata anche la Lega Nord che con Salvini vuole recitare un ruolo importante nelle prossime scelte economiche e programmatiche.

Secondo i cronisti parlamentari sembra sia stato proprio un “leghista” a scagliare contro il Presidente Grasso un volume, risultato poi il regolamento interno del Senato.

Tanto è bastato per scatenare un putiferio e sospendere la seduta per poi riprenderla a notte fonda con l’approvazione a larga maggioranza.

In Italia siamo ormai abituati a queste intemperanze dei nostri “eletti” e quasi passano inosservate, ma in molti paesi civili e democratici destano molto disprezzo e derisione.

 

 

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