Politica
IL GIORNALISTA LANFRANCO PACE IN UNA RECENTE INTERVISTA A IL FOGLIO
Brigatisti rossi? Solo poveri ragazzi pazzi, schematici e dogmatici
(strage della scorta di Aldo Moro)
Sarà perchè viviamo sotto il dominio pieno e incontrollato di Lady Spread e della signora Merkel. Sarà perché siamo estenuati dal bombardamento quotidiano di acronimi, Fed e Efsf e Fmi e Bce e Eba e S&P, fatti apposta per rendere impersonale la decisione, diluire la responsabilità e propagare ansia. Poi, (il Prof.Monti) nominato (finalmente!; diciamo noi) Presidente del Consiglio, nel discorso di replica dopo il dibattito in Senato: Per quanto riguarda latteggiamento del governo o dei suoi membri nei confronti dei poteri forti o superpotenze negli Usa e in Europa permettetemi di rassicurarvi: non sono devoto alle multinazionali, excusatio non petita, quindi confessione manifesta (sic!). Ecco, non so perchè ma mi sono sentito riacchiappato per la coda, con evidenti segni di blues nellanima. Continuavo a ripetermi, ma vuoi vedere che a conti fatti avevano ragione loro? I pazzi, gli schematici, i dogmatici? Così sono tornato in archivio, ho aperto (pensa te!) faldoni dimenticati, sfogliato dattiloscritti ingialliti, imponendomi di leggere proprio quelle pagine. Sono andato a caccia del SIM, anzi de lo SIM, Stato Imperialista delle Multinazionali, versione novecentesca dello spread, padre di tutti gli acronimi in cui si declina limpalpabile potere di oggi. Brigate rosse, risoluzione strategica n. 2, febbraio 1978. E raggelante questa conferma che unideologia, per quanto raggrinzita, per quanto avvizzita, non lascerà mai del tutto questa terra e sempre vivrà in noi.
Quanta benevolenza, Signor Pace, per i ragazzotti Brigatisti, definiti pazzi, schematici, dogmatici, invece che vili inqualificabili deliranti assassini, ampiamente condannati dalla coscienza della migliore Italia e dalla Storia, che sparavano alle spalle e scappavano!
Ideologia avvizzita? Che non lascerà mai del tutto questa terra e sempre vivrà in noi? Forse vivrà ancora in Lei, Signor Pace!
Racconti questi Suoi travagli culturali alle Famiglie del Maresciallo Oreste Leonardi e dellAppuntato Domenico Ricci, quei meravigliosi Carabinieri trucidati in via Fani unitamente ad altri tre splendidi Agenti della Polizia di Stato in quel tragico 16 marzo 1978, in occasione del sequestro dellOn Moro; chieda Loro se quella folle ideologia era avvizzita e che vivrà sempre in noi!
A proposito, il Signor Pace, aiuti gli Italiani onesti e laboriosi, oggi gravati addirittura da problemi di sopravvivenza, grazie a governi e governicchi inadempienti che si sono susseguiti da lunghi anni nella rapace e dannosissima guerra di rapina per il potere, cosa sono state le BR, che Lei, Signor Pace, dovrebbe conoscere. Infatti, come leggiamo su La Repubblica del 03 marzo 1987, a pagina 17: Lanfranco Pace? Sì, faceva parte delle Br, ha sostenuto Luciana Faranda, ma il suo ruolo, nell’ organizzazione, fu sempre marginale.
Fu lo stesso Pace a chiedere di entrare nelle Br, ha ricordato la dissociata.
Era il 1977. La sua domanda venne esaminata dalla direzione di colonna. Valerio Morucci si assunse il compito di verificare il candidato e di stabilire i contatti. Dopo poche settimane, Pace venne inserito nella Brigata servizi di cui io ero responsabile. Quando (con Morucci) decidemmo di uscire dalla colonna, ha raccontato la dissociata, ci rivolgemmo a Pace per trovare un rifugio. Per un paio di giorni fummo sistemati in un appartamento. Di qui ci trasferimmo a casa di un giornalista di un quotidiano romano e infine nell’ abitazione di Giuliana Conforto dove siamo stati arrestati.
Strana, ma a questo punto va ricordata, la circostanza che la mitraglietta Skorpion con cui fu ucciso il Presidente della Dc fu ritrovata proprio nell’appartamento di via Giulio Cesare 47, di proprietà di Giuliana Conforto, figlia di Giorgio Conforto, alias agente “Dario”, capo della rete spionistica del Kgb della Russia comunista in Italia.
A questo punto, sarebbe bene che si chiarissero tutti questi spaventosi intrecci, che si approfondisse una volte per tutte il gran tema delle aree della contiguità mai scoperte: cioè quelle aree della politica, del sindacato e della cultura in cui le Br hanno sempre goduto di forte simpatia e grande sostegno.
Il tema, da sempre uno dei motivi dominanti dellopera meritoria del Senatore Pellegrino, già Presidente della Commissione Stragi, è tornato dattualità proprio negli ultimi due anni grazie a un bellissimo libro, del quale suggerisco la lettura, che porta la firma di un grande Magistrato, da sempre impegnato in prima linea contro il terrorismo, il Procuratore Generale della Repubblica di Venezia, Pietro Calogero, dal titolo: Terrore rosso , dallAutonomia al partito armato. Pietro Calogero, come chi ha gli anni giusti e memoria lunga per ricordare, già nel 1979, quandera alla Procura di Padova, con la sua inchiesta storica 7 aprile, toccò un ambito importante e strategico: il rapporto fra i dirigenti storici di Potere operaio (e poi Autonomia), Toni Negri in testa, e le Br.
Secondo la tesi investigativa, esistevano legami talmente stretti fra gli uni e le altre che addirittura si poteva individuare nella leadership dellAutonomia il cervello politico-intellettuale dellorganizzazione militare brigatista. Questo ruolo, secondo Calogero, Negri e gli altri lo avrebbero svolto a Parigi, allombra di un istituto di lingue chiamato Hyperion, fondato nel 1974 da Corrado Simioni.
Ma la sua inchiesta non andò a buon fine perchè sabotato da pilotate improvvide campagne di stampa condotte da intellettuali di sinistra, mentre gli inquirenti francesi, che avevano inizialmente promesso collaborazione, allimprovviso la negarono e il Magistrato padovano non riuscì ad avere gli elementi utili al proseguimento dellimportante indagine giudiziaria.
Ora Calogero torna in argomento, rivendicando la giustezza della sua linea processuale: Tra Autonomia operaia e Brigate rosse cera unalleanza per un progetto comune, linsurrezione armata contro lo Stato (o la guerra civile di lunga durata, secondo la terminologia di Negri), e per la realizzazione di questo progetto ciascuna organizzazione agiva con mezzi, forze e tattiche propri.
Cè chi blatera e se la canta alla grande ancora oggi per una generale sanatoria sugli anni di piombo, idea vagheggiata autorevolmente anche da importanti ambiti politici; noi diciamo invece a chiare lettere che non si può chiudere alcunchè se tutta la verità non solo processuale ma anche storica non sia stata raggiunta!
Forse il Processo Moro andrebbe riaperto per chiarire molti, moltissimi inquietanti aspetti!
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