… si creassero e si attuassero le condizioni per una vera pacificazione nazionale, incardinata su solidi principi di vicendevole tolleranza, di concordia, di mutuo rispetto e, soprattutto, si anteponesse e si privilegiasse, sempre e comunque, il bene comune agli interessi di parte; invece i fatti e le circostanze sembra proprio dimostrino esattamente il contrario.
La responsabilità di questo pessimo stato di cose, va equamente suddivisa tra tutti i partiti politici, sia di maggioranza che di opposizione, i quali, (almeno a parole), sarebbero disposti a sbranarsi tra di loro per imporre la propria strategia idonea, a loro avviso, a risolvere la grave crisi economica, istituzionale e morale che, per la verità, nessuno osa mettere in discussione.
Ma l’aspetto più inquietante e sconcertante è la malcelata faida esplosa all’interno dell’azionista di maggioranza della coalizione che sostiene il governo, il PD.
La discesa in campo di Matteo Renzi sta veramente turbando la glaciale sicurezza del premier Letta, il quale, consapevole del sostegno del Quirinale, ostenta ottimismo e fiducia sull’attività e la durata del suo governo.
Nessuna tentazione di vestire i panni del “bastian contrario”, ma la situazione è peggiore di quella che ci viene servita in tutte le salse dagli uomini di governo.
Basterebbe dare un’occhiata ai resoconti dell’ISTAT ed alle dichiarazioni degli esponenti più accreditati della Commissione Europea, oltre che ai verdetti negativi delle “Agenzie di rating”, specie per quanto riguarda l’aumento della disoccupazione e la mancata crescita del nostro “PIL” per cui siamo stati relegati all’ultimo posto nello scacchiere europeo.
Certo che talune stravaganze il governo se le va a cercare col lumicino, come l’imposizione della “legge di stabilità” che non piace a nessuno, dai sindacati agli imprenditori ed a gran parte delle stesse forze politiche che, alla fine, si sono comportati come banditi all’assalto della diligenza, creando disappunto ed imbarazzo nell’Esecutivo. Poi la nomina di un gruppo di nuovi prefetti che sono così diventati 207, mentre le province (che dicono di volerle abolire) sono appena 110.
Ma è proprio questo il modo di risparmiare sui costi della politica mentre chiedono continui sacrifici ai “poveri cristi”, concetto, questo, messo in primo piano nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica?
Il commissario della “spending-review”, Cottarelli, perché non li manda tutti all’inferno e se ne ritorni al “F.M.I.” dov’era meglio pagato e più gratificato ?
Va anche detto che Renzi ha messo troppa “carne al fuoco” e sarà alquanto difficile mantenere tutti gli impegni assunti coi propri elettori e con gran parte degli Italiani.
Ed allora potrebbe saltare il tavolo, non prima, però, di aver approvato qualche “straccio” di legge elettorale sulla quale, al momento, non si intravede alcun accordo possibile.