Personalmente lo condivido, sicuramente assieme a tanti altri, senza riserva alcuna e, se qualche individuo manifestasse delle inconsce compensazioni di mancata integrazione sociale, sono certo si ricrederebbe dopo aver visto le immagini del passaggio delle consegne tra il Presidente del Consiglio uscente, Enrico Letta, e quello subentrante, Matteo Renzi.
Avete per caso osservato il trasferimento del “campanello” tra le mani dei due nipoti della “Balena Bianca” che, nel bene e nel male, ha segnato, per oltre un cinquantennio, la storia di questo nostro Paese ? Uno spettacolo indecoroso più congeniale all’avvicendamento dei capi tribù che agli “Statisti” di un paese civile e moderno come il nostro.
Allo stato attuale delle cose, non desidero interloquire sulla concretezza o sulle realizzazioni dell’attività del governo appena mandato a casa, di certo non stupefacente, né eclatante.
E’ evidente, tuttavia, che in questi casi le responsabilità individuali e collettive si fondono e si confondano, ma a pagare, a torto od a ragione, è sempre il capo dell’Esecutivo.
Quanto a Renzi, finora abbiamo soltanto un cumulo di buone intenzioni ed un programma condivisibile da tutti coloro i quali vogliono trarre il Paese fuori dalla crisi e riconquistare la fiducia degli Italiani, mai così disgustati ed ostili nei confronti della politica e dei protagonisti che se ne occupano nelle istituzioni dello Stato.
Durante l’intera durata del suo governo, circa nove mesi, Letta ha sempre detto e ripetuto che qualora fossero venuti meno i presupposti per la governabilità, non sarebbe rimasto un solo minuto in più a Palazzo Chigi.
Ebbene, non voglio difendere Letta (che lo sa fare benissimo da solo), ma è stata la direzione del suo stesso partito, il PD, a sfiduciarlo con una maggioranza “bulgara” a favore del Sindaco di Firenze.
Ed allora, perché quell’atteggiamento inequivocabilmente scortese ed indispettito, sapendo benissimo che quelle immagini, riprese dalle telecamere, avrebbero fatto il giro del mondo?
E’ fuori discussione che Renzi abbia spinto e forse un po’ brigato “pro domo sua”, ma da solo non avrebbe mai potuto arrivare nella più importante stanza dei bottoni.
Da quanto si è visto, all’on. Letta, la poltrona del potere non gli era del tutto indifferente e di certo non gli procurava alcun logoramento.