Le tasse nostre sono le più alte dell’Europa; dobbiamo lavorare sei mesi solo per pagare le tasse e, con gli altri sei mesi, ci mangiamo…..”mangiamo”, eh!?….non viviamo….perché “vivere” significa ben altra cosa. Bene; il nostro “caro” Presidente del Consiglio, alle prese con il “gioco delle tre carte”, l’IMU, i consumi e l’IVA, per far quadrare i conti pubblici che non quadrano e per trovare le risorse per avviare la ripresa economica che “non riprende” e, in combutta con il Dizionario della Lingua Italiana per tentare di trovare nuove definizioni all’impegno preso con il PdL all’atto della formazione del governo di abrogare l’IMU sulla prima casa, che ha fatto nascere la moda del termine “rimodulazione”, risponde alla legittima domanda del perché le tasse siano tanto alte nel nostro paese; “è colpa dell’evasione fiscale” dice tranquillo senza timore di essere smentito, dunque, l’evasione fiscale…Ma, perché, in ogni dibattito, in ogni trasmissione dedicata all’argomento tasse ed economia, in ogni interrogazione, lui, come gli altri, espone i problemi dei conti pubblici che non quadrano, dando la colpa di questa “non quadratura” alle varie pressioni che subisce da una parte e dall’altra per non togliere le risorse disponibili a questo o a quello, senza mai menzionare, però, questo problema?……proprio come se esso non esistesse?……ma, soprattutto, e questa è la cosa più grave, senza prendere provvedimenti?……Mistero! Ma, adesso, però, balza allo scoperto e denunzia il problema con toni aspri, acidi; i conti non quadrano, i tagli della spesa pubblica non possono essere senza limiti, quindi non si può andare oltre, e la pressione fiscale non può essere aumentata ancora (evidentemente, il peso di cinquanta suicidi se lo sente sulle spalle e non vorrebbe far lacrimare un’altra Fornero); bene; lotta senza quartiere all’evasione fiscale (è almeno un secolo che non si dice altro, ma che si dice soltanto, perché, nella realtà….non si fa niente). Il punto è critico perché il vicolo è stretto e non si può andare né da una parte né dall’altra e indietro non esiste proprio per cui, il Presidente del Consiglio, è come preso nella morsa dei suoi doveri e non può muoversi, ha una alternativa sola, la lotta all’evasione fiscale, ma quella vera, però, e la sua voce tuona calma e razionale come si conviene ad un diplomatico, ma dura, ferma e decisa ai microfoni della Confcommercio. “Coloro che portano i loro soldi all’estero, in Svizzera e negli altri paradisi fiscali, sappiano che la situazione non è come nei tempi passati e loro non avranno vita facile” perché lui intensificherà (ma non c’è da intensificare niente, c’è solo da fare, ma da fare davvero non a chiacchiere) la lotta a loro. La stessa Svizzera è disponibile a collaborare…ma, al tempo, guardiamo bene come stanno le cose, era disponibile a collaborare anche negli anni ’70, quando scoppiò lo scandalo Lockheed, per cui al governo italiano che chiedeva chi fossero quei nomi di politici italiani in codice nei cui conti erano finite le tangenti miliardarie della Lockheed, rispose “voi ditemi le persone indagate e noi vi confermeremo o smentiremo se sono intestatari di quei conti in codice”. Bene, se è questa la “collaborazione” che intende Letta, non è certo la migliore; poi, non è il migliore modo per fare la “lotta senza quartiere” all’evasione fiscale, anzi è il miglior modo per dimostrare la propria incapacità di condurre un’azione del genere. Durante la rivoluzione polacca, in cui Lech Walesa, operaio e sindacalista dei cantieri di Danzica, che, nella realtà, era semplicemente uno strumento del Papa, e che riuscì ad affermare il potere polacco contro l’oppressione sovietica non senza lotta, dolore e spargimento di sangue, a Roma, un prete, durante l’omelia della sua messa, per commentare le drammatiche notizie degli scontri che avvenivano con sorti alterne a Danzica e che arrivavano dalla Polonia con il contagocce, elevando le braccia al cielo, dal pulpito disse ai fedeli, con tono ammonitorio e minaccioso “….ma le truppe sovietiche non sanno che in cielo ci sono i santi e che se uno solo di loro si muove e alza le braccia (come faceva lui), per loro la guerra è perduta!…”.Certamente il prete avrebbe dovuto dire questo, non hai fedeli, che potevano fare ben poco nel merito, ma alle truppe sovietiche che infierivano sui rivoluzionari polacchi e che erano le dirette interessate al suo ammonimento per cui tale ammonimento suonò a tutti più come un tentativo di induzione nella coscienza dei fedeli la certezza che gli scontri sanguinosi sul campo di battaglia potevano essere contrastati con la potenza della religione degli scontri armati, che come una sua certezza vera e propria. Oggi il “reverendo” Letta fa la stessa dal “pulpito” della Confcommercio; che le cose siano cambiate, (ma quelle cose non sono cambiate assolutamente), e che lui sta “sul piede di guerra”, deve dirlo agli evasori fiscali affinché desistano dalla loro azione non meritoria, e non ai convenuti e agli uditori della Confcommercio perché costoro, dopo le critiche al governo per un’efficienza che non c’è, più di un applauso di compiacenza, non possono riservargli e la sua frase, per quando diplomatica, ferma e dura possa essere, suona e ne ripete il meccanismo fenomenico, esattamente come quella del prete. In tutto questo sfacelo “si sveglia” e fa eco Stefano Fassino, Vice-Ministro dell’Economia e Finanze, che fino a ieri ha ribadito la necessità dell’IMU e la necessità di non abbassare la guardia e, improvvisamente, “spezza una lancia” in favore dei contribuenti e sentenzia una cavolata anche lui, “l’evasione esistente è per la sopravvivenza”…mai cavolata fu più grande. Colui che evade per sopravvivere non esiste perché colui che deve sopravvivere appartiene al reddito fisso e il reddito fisso è l’unico che non può evadere perché gli vengono tolti i soldi alla fonte e paga un anno di tasse anticipate e, alla fine, lo abbiamo visto, non ha neanche più la possibilità di vivere. Piuttosto evade chi può corrompere e….prosit!……e, per l’uno e per l’altro, a nulla valgono gli appelli di Pippo Baudo (“se pagassimo tutti, tutti pagheremmo due soldi”) o le lezioni di moralità di Befera (“chi evade, non ruba allo Stato ma agli altri contribuenti”) perché, di fronte ai soldi, di questi appelli, non gliene frega niente a nessuno. “…date a Cesare, quel che è di Cesare…….” è vero; il “non dare a Cesare, quel che è di Cesare” non è encomiabile, anzi è riprovevole e condannabile sotto tutti i punti di vista e per tutti, ma, il “reverendo” Letta, che, in mancanza di mezzi e argomenti concreti di convincimento, applica alle sue esposizioni i meccanismi che applicava quel prete, dovrebbe sapere anche che gli evasori più evasori, spesso non sono nati evasori per il gusto di rubare, ma ci sono diventati perché il sistema di questo stato non consente di fare altro per difendersi. Punto!