Nell’Italia della paura, dell’indifferenza e della violenza
Direttore
Roma, 07 giugno – Nella tragedia quotidiana di omicidi “…per vedere l’effetto che fa..”; sui femminicidi quotidiani, tra i quali uno degli ultimi addirittura con testimoni, alludendo a quello della ragazza strangolata e incendiata a Roma alla Magliana, ci si ricorda ancora delle prodezze di Kabobo? Chi era, dirà qualcuno? Per comodità abbiamo la memoria corta… Ecco. Adam “Mada” Kabobo, il ghanese che l’11 maggio 2013 uccise tre passanti a Milano a colpi di piccone, poi condannato a vent’anni di carcere. Quel sabato, lo straniero, irregolare in Italia, con precedenti per resistenza, rapina, furto e stupefacenti, foto-segnalato nel 2011 in Puglia e intimato all’espulsione, si aggirava per Milano di prima mattina, in zona periferica, armato di una spranga, in stato di evidente alterazione psico-fisica. Si scagliò contro un 24enne che tornava dal lavoro in un supermercato: il ragazzo si fece medicare al pronto soccorso di Niguarda e fu dimesso. Dopo una ventina di minuti incrociò un operaio 50 enne, e lo colpì alla testa; anche questo, non grave, andò in ospedale. Nessun allarme alla Polizia! Quindi, raccolto un piccone in un cantiere, intorno alle sette, incontrò Ermanno Masini, 64 anni, pensionato. Lo colpì alla testa e all’addome in via Adriatico. Le ferite furono mortali. In piazza Belloveso, il ghanese vide Alessandro Carolé, 40 anni, seduto davanti al bar, e lo colpì più volte alla testa, uccidendolo. Infine, in via Monte Rotondo, l’aggressione al 21enne Daniele Carella, colpito alle spalle mentre scaricava giornali; fu ricoverato in fin di vita al Niguarda, ma purtroppo il giovane morì per le ferite alla testa. Dopo questa tristissima premessa, diciamo subito che il cittadino che vede e nulla fa deve, con buona pace dei Magistrati, incorrere nell’ omissione di soccorso di cui all’art. 593 del Codice Penale. Proprio quell’articolo che punisce come reato il mancato soccorso alle vittime di un incidente stradale o ad un minore abbandonato. Si tratta di un reato contro la persona, e più concretamente, contro la vita e l’incolumità individuale; quindi, un reato omissivo, con il quale dev’essere sanzionato il mancato intervento. Esistono anche delle aggravanti. La pena aumenta se dalla condotta omissiva derivano delle lesioni personali mentre raddoppia per la morte della persona in pericolo. Cosa fare?
Certamente non si richiede alla gente di fare gli eroi! Il più immediato comportamento, se non vi è rischio per la propria incolumità, è quello di fermarsi ed intervenire in prima persona per fornire aiuto. In caso contrario, è necessario (sarebbe meglio dire obbligatorio!) chiamare telefonicamente (chi non ha un cellulare con chiamata gratuita al “112”?) i soccorsi restando sul posto per fornire alle Forze dell’Ordine ogni informazione. Troppo? Mettiamoci la mano sulla coscienza! Per intanto ripetiamo quello che da sempre sosteniamo, lo Stato aumenti in modo massivo la presenza delle Forze dell’ Ordine sul territorio, sia urbano, periferico e rurale, integrandole con elementi delle tre Forze Armate. Non si vuol capire che il cittadino per bene va tutelato fortemente, il quale, alla chiamata di aiuto deve avere subito risposta.
A chi vota e paga le tasse le “Leggi svuota carceri” che danno carceri vuote e strade insicure non piacciono!!