Sono tutti d’accordo nel definirla una “grave” ingerenza ma pensiamo che questa parola e il suo significato siano un po’ esagerati per due ragioni specifiche. Primo per l’ottica nella quale è inquadrata; secondo, perché nella vicenda e nell’”intervento” del Capo dello Stato, tra puntigli e preconcetti, si mescolano più situazioni che tendono ad annebbiare ancora di più una questione che, con il buonsenso, potrebbe essere molto più chiara e… innocente e risolvibile.
Primo, l’inquadramento nell’ottica della “ingerenza” potrebbe rivelarsi un po’ esagerato perché, se al posto di John R. Phillips, Ambasciatore degli USA, ci mettessimo il barman del baretto all’angolo della strada, l’”opinione” di questi, di cui ci mancano le parole precise, si rivestirebbe di ben altro aspetto. Verrebbe presa per una normale “opinione” o pettegolezzo da bar, non apparirebbe a caratteri cubitali sui quotidiani, e tutto finirebbe nel caffè e nella sigaretta del cliente, senza scomodare organi diplomatici e “virtuali” “dichiarazioni di guerra”.
Secondo, l’intervento del nostro “beneamato” (fra virgolette, ovviamente) PdR, che alcune corrispondenze di lettori sui quotidiani, definiscono il “ruggito del coniglio”, non tiene conto di una realtà molto complessa, contorta e, al tempo stesso, molto chiara della situazione del nostro paese.
“La sovranità appartiene al popolo”; sbagliato.
In un momento come questo che il nostro “beneamato” (anche lui tra virgolette) Napolitano ebbe a definire “eccezionale”, ma che eccezionale non era, la sovranità è appartenuta non al popolo, ma alla manipolazione dei partiti e alle decisioni dei poteri forti che sono sempre presenti, anche nella tazzina di caffè della mattina. In questa dimensione è doveroso considerare, anche dando per giustificate le denunzie alla ingerenza e la puntualizzazione di Mattarella, che non possiamo non tener conto del fenomeno, e gli USA lo sanno bene questo, come lo sanno anche tutti i politici che hanno prodotto questa situazione, che, in qualsiasi dimensione, siamo dipendenti dagli USA.
Espressioni come “Brunetta unchained” e “L’endorsment, dicono in ambienti dem, ecc., ecc.”, per non parlare di altre, “online”, “andare in tilt”, ecc., che fanno assomigliare la nostra lingua più ad una deformazione o un dialetto dell’”americano”, che ad una lingua originata dal greco e dal latino, e che caratterizzano la cronaca sui nostri quotidiani, sono un chiaro segno culturale di dipendenza dal continente d’oltre Atlantico che fa sentire autorizzato chiunque venga da quelle parti a esprimersi con commenti più o meno incisivi sulle nostre istituzioni.
Chi va per questi mari?!….e la situazione, se non si aggredisce dalla cultura, vale a dire dalla scuola?!…niente da fare!…ma prima bisogna rifarla, la scuola, però!…ma seriamente …
Inoltre sarebbe interessante sapere perché il vespaio sollevato da John R. Phillips, per queste ingerenze, non sia stato sollevato anche dalle identiche, anzi, più incisive ingerenze del Vaticano, sull’”abbandono” della città di Roma di pochi giorni or sono, in quanto, il rapporto giuridico è esattamente lo stesso; il Vaticano occupa un territorio nella città di Roma, ma è comunque, uno stato sovrano straniero che non ha niente a che fare con l’Italia.
Verrebbe quasi da chiedersi se il Vaticano possa godere di qualche “speciale” immunità, a riguardo.