Le intercettazioni, gran dramma della politica collusa
Roma, 29 luglio – La maggioranza corregge il tiro sulle intercettazioni: è arrivato nell’Aula della Camera l’emendamento Pd che rimodula il testo di riforma del processo penale approvato dalla Commissione Giustizia di Montecitorio nella parte che riguarda gli ‘ascolti’.
Il testo, messo a punto dopo le polemiche accese del Movimento 5 Stelle alla proposta dell’Ncd Pagano, già rivista dalla commissione stessa, fa esplicitamente riferimento al diritto di cronaca, cioè ai giornalisti, escludendo per loro il reato, ma stabilendo che continua ad essere illecito penale la diffusione della registrazione al “solo” fine di diffamare.
Vale a dire che i cittadini che produrranno di nascosto audio e video rischieranno ugualmente la galera.
Il 27 luglio, il Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che era stato in predicato per diventare Ministro della Giustizia, sull’argomento ha detto: “Noi sproniamo continuamente i cittadini a collaborare con lo Stato nella lotta alle mafie, chiediamo che denuncino, che non siano omertosi. È davvero molto grave lanciare il messaggio che lo Stato adesso vuole l’ opposto, ovvero punire l’imprenditore che ha la prontezza di registrare col cellulare chi lo minaccia o gli chiede il pizzo. Anche perché gli avvertimenti avvengono una volta sola, poi arrivano le bombe… Ho avuto modo di vedere da vicino come lavora il Parlamento: sembra un lavandino otturato. Ci sono troppe riforme, troppi decreti legge che ingolfano tutto, e tante proposte sullo stesso tema. Anche se poi si arena tutto…..”
Altra perla delle nuove norme processuali, che (secondo Il Fatto Quotidiano) i Magistrati Gratteri e Sabelli definiscono “pericolosa” e un “regalo alle mafie” è quella che porta a tre mesi dalla scadenza del termine ultimo delle indagini il tempo per decidere la sorte di un’inchiesta.
Nel lontano 2010, su questa testata, in riferimento ai reati ambientali a seguito dell’ennesima proposta di scardinare la possibilità di intercettare gli eco mafiosi, scrivemmo che se fosse stata approvata l’irragionevole legge sulle intercettazioni della quale da due anni (quindi il 2008) si discuteva in Parlamento, non si avrebbe avuto più modo non solo di pervenire a conclusioni positive in tema di contrasto all’illecito ambientale, soprattutto in tema di smaltimento di rifiuti, quanto, nel prosieguo delle attività d’indagine, sempre difficili e particolari nello specifico settore, di identificare ambiti collegati alla criminalità mafiosa (connessi all´art.416 bis del Codice Penale: “Associazione per delinquere di stampo mafioso”). “Evitare che siano posti limiti troppo rigidi alle intercettazioni telefoniche…”, sostenne all’epoca l’on. Gaetano Pecorella, Deputato del PDL, Presidente della commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti (denominata Commissione sulle Ecomafie), peraltro giurista di chiara fama.
Ciò premesso, alla luce delle riflessioni che possono scaturire quando si parla o si legge di Mafie e Terrorismi, dobbiamo tutti chiedere, con serietà e fermezza, alle Istituzioni della Repubblica, se è stato fatto e si fa davvero di tutto per far piena luce sui tragici eventi che hanno offeso la coscienza dei Cittadini onesti, e questo senza Omissis, senza Se.. e Ma…, ma senza, soprattutto, il ben noto principio di Omettere, Ritardare, Insabbiare.
Certo, in Italia di anomalie ce ne sono molte, in primis, la vera anomalia nostrana, è quella di pezzi di politica deteriore che con le mafie si sono interfacciate e anche ora sono colluse.
Sappiamo tutti che se questo vincolo mostruoso non verrà presto tagliato, la malapianta mai morirà, come è giusto, per asfissia.
La lotta alle mafie non si può ridurre al numero di scagnozzi latitanti arrestati, perchè la Magistratura e le Polizie, per intervenire in maniera efficace nei piani alti, devono avere strumenti adeguati, quali appunto le intercettazioni!