Attualmente, ad esempio, si sta discutendo in Parlamento una legge etichettata “Ius Soli” che, (lo precisiamo solo per chi non conosce il latino), significa acquisizione della cittadinanza di un qualsiasi Paese come conseguenza di esservi semplicemente nato prescindendo dalla posizione dei propri genitori.
Questo nuovo provvedimento legislativo di estrema attualità dato il massiccio arrivo dei migrati, si fonde, si confonde ed in parte integra la “Ius Culturae” e la “Ius Sanguinis”, termini difficilissimi da comprendere per i comuni mortali.
L’argomento richiama alla mente un’altra geniale trovata dal nostro legislatore che ha fatto sorridere tantissime persone e cioè la “Stepchild Adoption” che permette, com’è noto, alle coppie omosessuali di avere un figlio.
Ricordate che qualcuno di quegli stessi parlamentari che l’hanno poi approvata non riusciva nemmeno a pronunciarne il nome corretto, sotto l’occhio implacabile della telecamera ?
Ebbene, oggi la situazione non è molto diversa perché cambia solo la materia in discussione, ma gli irriducibili esterofili sono sempre quelli, sia pure con la casacca diversa tanto di moda tra i nostri politici.
Sia ben chiaro a tutti che non siamo pro o contro i sostenitori o gli avversari del provvedimento, anche perché è notorio che questo tipo di civile convivenza esiste già in tutta Europa ed in alcune parti del mondo.
Tuttavia, è inutile negarlo, qualche perplessità sorge spontanea perché taluni schieramenti ricorrono spudoratamente alla strumentalizzazione ed al ricatto dal momento che tra alcuni mesi, volenti o nolenti, dobbiamo andare a votare e la lotta per la sopravvivenza politica diventa feroce e senza esclusione di colpi.
Tutti sappiamo benissimo che al Senato il Governo non ha la maggioranza senza il sostegno dei gruppetti di Alfano e Verdini, tutti eletti nella lista di Berlusconi, per cui il mantenimento del 5% dello sbarramento previsto nella nuova legge elettorale, significherebbe per loro cercarsi un altro lavoro, ma non è detto che riescano a trovarlo.
Ad aumentare queste difficoltà sono scesi in campo anche gli scissionisti del PD capitanati da Bersani e per Matteo Renzi, cultore appassionato di termini anglosassoni da sbandierare sempre e dovunque, come “Jobs Act” e tanti altri, la strada per il ritorno a Palazzo Chigi diventa sempre più impervia e difficoltosa.