Negli anni 60/70, una frase ciociara, detta e ripetuta dal compianto Nino Manfredi in televisione e nelle altre sue esibizioni in pubblico, era questa:”fusse ca fusse la vorta bbona”.
Ebbene, oggi potrebbe ritornare di moda se la adottassimo, come termine di paragone, col progetto politico e programmatico di Matteo Renzi.
La novità che fa presa sull’opinione pubblica (e non solo), è la tempistica, ostentata in tutte le salse, che nei precedenti 62 governi della nostra Repubblica, molto raramente è stata conclamata e quasi mai rispettata.
Non milito nel partito di Renzi, né intendo fare il suo difensore d’ufficio che di sicuro sa difendersi da solo, ma, nella circostanza, sono certo di interpretare il pensiero della gente comune.
Per chi non è più un “pischello” ed abbia avuto modo di ascoltare i vecchi “tromboni” della politica nostrana, sarà facile ricordare la caterva di impegni e di promesse sciorinati nelle campagne elettorali dagli imbonitori di turno, senza mai, però, pronunciarsi su quando e come realizzarli se non in termini vaghi e generici.
Oggi la musica pare sia cambiata e non potrebbe essere diversamente sia perché gli Italiani si sono stufati di assistere impotenti agli scandali ed alle vergognose ruberie degli amministratori della cosa pubblica, ed anche perché è diffuso il convincimento che il Paese è alla deriva e rischia di affondare da un momento all’altro.
Va anche detto che fin qui, l’ex Sindaco di Firenze ha pedalato su un percorso pianeggiante ed asfaltato, ma ora l’aspetta l’insidioso pavè con un’altimetria variabile e successivamente la vera e propria scalata montagnosa che richiede molta forza e tanta perizia.
Uno dei nodi più complicati da sciogliere è certamente l’annunciato taglio degli stipendi dei manager pubblici ed in particolare quelli dei magistrati.
Ad onor del vero nessuno pensa che questo tipo di manovra possa risultare determinante per la soluzione dei vari problemi che ci assillano, ma questa esigenza rientra nelle aspettative della gente comune che stenta ad arrivare alla fine del mese e non sopporta più gli scandalosi compensi elargiti ai superburocrati di casa nostra.
Il punto più delicato, però, è (e resta), il coinvolgimento del trattamento economico dei magistrati, che costituiscono una fetta notevole dei super pagati, perché costoro faranno di tutto per cancellare o ridimensionare gli effetti del provvedimento.
Le prime avvisaglie si sono già avute, perché mentre Renzi era ancora impegnato nella conferenza stampa per illustrare la natura e le motivazioni delle scelte fatte dal governo, ribadendo con molta determinazione che nessuno può superare il tetto dei 260mila euro lordi l’anno, il presidente dell’Associane Nazionale Magistrati ha subito espresso il disappunto dei “togati” lamentando la mancanza di consultazioni con le categorie interessate.
Renzi sa perfettamente che in qualsiasi tipo di contenzioso, l’ultimo giudizio definitivo spetta alla Corte Costituzionale, che com’è noto, è composta da 15 giudici i cui stipendi superano di gran lunga i livelli messi in discussione.
Passando dal serio al faceto (mica, poi, tanto), si ha la vaga sensazione che i tacchini americani non firmeranno mai una petizione per chiedere di anticipare le festività natalizie.
E’ assai verosimile che il giovani Presidente del Consiglio sia perfettamente consapevole di questa grande sfida all’”O.K. Corral” e se l’ha lanciata è perché conta molto sul sostegno delle forze politiche alleate in Parlamento, ma soprattutto sul consenso della stragrande maggioranza degli italiani, ormai scoraggiati e basiti.