I famigerati “rimborsi elettorali” (che ammontano a circa un miliardo di euro l’anno) sono stati spesi da alcuni Gruppi Parlamentari e Regionali in modo vergognoso. Senza le indagini a tappeto condotte dalle Procure, in quale altro modo l’opinione pubblica sarebbe stata informata?
Alcuni politicanti hanno avuto la spudoratezza di affermare che abolendo la legge sui “rimborsi elettorali” si correrebbe il rischio di incoraggiare la corruzione. In termini più espliciti, ciò significa che gli “onorevoli” sarebbero costretti a rubare (cioé a rubare di più).
La Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro l’anno il costo della corruzione in Italia. Tra giorni ci consegneranno schede elettorali sulle quali sono stampati più di un centinaio di simboli. Ecco uno dei tanti obbrobri del “Porcellum” che i nostri legislatori (pur essendo 945) non sono riusciti a modificare.
La vecchia Carta del ‘48 é frutto di un compromesso verticistico catto-comunista (De Gasperi e Togliatti) che, per paura di un rigurgito fascista, ha reso instabili i governi (quotidianamente posti sotto la “spada di Damocle” della mozione di sfiducia di una sola Camera).
Quella Carta, invece di una Repubblica dei cittadini (e del popolo “sovrano”), ha fondato una Repubblica degli oligarchi dei partiti, finanziati dalle lobby. Ha creato, nei fatti, una Nomenklatura gerontocratica che se ne infischia dei gravi problemi economici dei ceti sociali disagiati. E’ una Nomenklatura arroccata nei privilegi “ad vitam”. E’ una dittatura “morbida”, gestita da plutocrati, da abbattere mediante il voto.
L’unica alternativa efficace é la demo-sorte-merito-crazia, da inserire nella nuova Carta costituzionale.