La Polizia reclama. I Sindacati rappresentano il disagio degli Operatori della legge bistrattati

Manifestanti RomaGrandi servizi giornalistici e interventi dei sindacati di polizia in questi giorni sul gran tema dell’ ordine pubblico a seguito dei recenti gravi incidenti di piazza.

“La Repubblica” ha titolato: “”l’allarme di Manganelli sulle proteste: “grande tensione, siamo solo agli inizi””; la ADP, la “federazione autonoma di polizia”,  auspica addirittura provocatoriamente che nei servizi di o.p. I pubblici ministeri affianchino i poliziotti a  garanzia di questi ultimi; “Perché nessuno pensa a mettere un numero di riconoscimento a chi scende in piazza con il volto coperto, armato di spranghe e bastoni, protetto da caschi e scudi?” scrive in un comunicato il COISP, Sindacato di Polizia sempre in prima fila a sostegno forte e concreto di tutto il Comparto sicurezza, in risposta alla proposta di contrassegnare con numeri di riconoscimento i caschi degli operatori di Polizia, aggiungendo: “Perché nessuno si preoccupa di come individuare chi occupa strade e stazioni, chi blocca ambulanze e mezzi di soccorso, chi lancia pietre, lame o estintori contro le Forze dell’Ordine?”.

 

Il dibattito è ampio ma destinato ad aumentare nei prossimi giorni. I numeri comunque sono numeri e la matematica, piaccia o no, non è un’opinione. Tra il 27 giugno e il 3 luglio 2011 in Val di Susa per gli incidenti causati dai manifestanti “No Tav” oltre 250 feriti tra Polizia e Carabinieri; nel 2011 sono state più di 10 mila le manifestazioni in cui sono stati impegnate le FFOO di tutt’Italia; guerriglia urbana a Roma a metà ottobre dell’anno passato per gli scontri in Piazza San Giovanni con 71 feriti tra Carabinieri e Polizia.

Ora una riflessione. Le Forze dell’ Ordine, dal dopo guerra (cito, tra i vari numerosi episodi, l’attentato a Togliatti, nel ’48 e i fatti del luglio 1960, quando per i gravi disordini cadde il Governo Tambroni), sono state nel tempo unico presidio di legalità a tutela dei Cittadini. Con il loro comportamento fermo, ma vigile e consapevole, hanno evitato più volte l’insorgere di situazioni che avrebbero portato alla guerra civile, tanto auspicata da taluni ambiti politici sostenuti da beceri predicatori di violenza denominati nobilmente “Cattivi Maestri”, veri nemici di autentica democrazia, con l’aggravante di essere ben finanziati con sonanti rubli dell’Est Europa. Ma questa azione provvida per la tutela della parte migliore d’Italia, quella che lavora e paga le tasse, si è verificata, soprattutto, nella seconda metà degli anni ’70 nel fronteggiare il cosiddetto movimento del ’77 come anche le contrapposizioni   di piazza di destra-sinistra, veri prodromi di guerra civile attuata con precise tecniche di guerriglia urbana armata.

Durante l’autunno caldo (1969/’70), invece, un grosso supporto al mantenimento dell’ordine nelle manifestazioni e nei cortei fu offerto dai Sindacati che d’intesa con le Questure svolsero un’attenta azione di vigilanza curando la sicurezza delle zone d’interesse come anche l’individuazione di eventuali infiltrati provocatori. Chissà perché non si pretenda tale dispositivo anche oggi! Forze di Polizia, quindi, in gran numero, ma all’epoca dislocate in modo non molto visibile in aree ben definite. Unico incidente di rilievo, in quel difficile periodo,denominato appunto “autunno caldo”, fu quello in cui rimase ucciso l’ Agente di PS ANNARUMMA, a Milano, il 19 novembre del 1969 , con il cranio fracassato da un tubo innocenti, lanciatogli contro da un dimostrante durante le manifestazioni per la casa. A seguito di ciò la Politica accordò al comparto sicurezza la cosiddetta “indennità Annarumma” di 15 mila lire, e ciò per tacitare soprattutto i Reparti Celeri della Polizia che manifestarono giustamente, però sempre nel rispetto delle regole. La venuta del Presidente USA in Italia, nel febbraio del 1969, in pieno rinnovo dei contratti di Lavoro,  per la straordinaria mobilitazione di Forza Pubblica nella Capitale e per gli incidenti che ne scaturirono, rappresentò un evento memorabile anche per la saldatura visibile tra mondo del Lavoro e Polo Studentesco.
L’occupazione delle Università e di Istituti Superiori contro la legge Sullo costituì un problema da non sottovalutare. Per l’occasione, l’Università “La Sapienza”, base logistica ed ideologica dei dimostranti, fu sgombrata dagli occupanti, in verità rimasti in ben pochi per l’annunciata operazione opportunamente divulgata dall’Ufficio Politico della Questura romana, guidato dal mitico vice Questore Bonaventura Provenza. E’ indubbio che da allora sino ad oggi Carabinieri e Polizia siano stati il braccio forte di una sicurezza che viene a parole esaltata ma certamente scarsamente garantita dalla politica. Certamente, quando si verificano incidenti non si può e deve generalizzare, in quanto la responsabilità penale degli autori dei gravi fatti è personale, per cui ne risponderanno di fronte alla Legge, ma la domanda che ognuno dovrebbe porsi è se è giusto che un uomo, un padre di famiglia, ovviamente in uniforme, uscendo di casa per iniziare il suo servizio a difesa della società, rischia di non tornarvi più perché va incontro a situazioni di pericolo difficilmente prevedibili. Ciò fa parte del gioco, qualcuno obietterà; che si è pagati per questo, diranno altri; gli sta bene, tra i più malevoli; perché non hanno reagito, sparando con le armi d’ordinanza?…altri ancora. Va risposto con decisione che le Polizie non vogliono sottrarsi al proprio  dovere, ma va aggiunto che sono ben consapevoli che il loro lavoro non è uguale a quello degli altri lavoratori. Quello che non si può accettare è che non si tengano nella giusta considerazione i sacrifici umani e professionali a cui tale categoria è esposta. Ma, soprattutto, se la vita di un Agente di Polizia o di un Carabiniere, per i violenti, vale così poco, lo stesso non può dirsi per la stragrande maggioranza degli Italiani laboriosi e onesti ai quali i tutori della Legge assicurano, con coraggio e generosità, la difesa della persona e degli averi con rischio della vita.  E tutto questo va con forza asserito perché dove c’è un Carabiniere, un Agente di Polizia, o comunque una divisa, c’è lo Stato.

Quel che serve, quindi, è un quadro legislativo preciso e chiaro nelle formulazioni. Al riguardo, ricordiamo a chi legge che fu presentata nel 1975, nel pieno degli anni di piombo, dall’ On. Oronzo Reale, Ministro della Giustizia del Governo Moro, una Legge che da ambiti falsi e bugiardi fu subito definita liberticida, ma dalla maggioranza dei Cittadini invece ben accetta tanto che nel 1978 fu mantenuta in vigore nonostante un referendum abrogativo sconfessato dal 70% dei cittadini elettori. I 36 articoli di quel testo ampliavano di molto il potere delle Forze dell’Ordine, sia per quanto riguarda l’uso delle armi che per il fermo preventivo. La legge affermava il diritto delle forze di polizia di utilizzare armi da fuoco, se strettamente necessario, anche in ordine pubblico (peraltro, ipotesi già prevista dall’ordinamento); la custodia preventiva poteva essere applicata anche in assenza di flagranza di reato, sempre che vi fosse il “fondato pericolo di fuga” di persone nei cui confronti vi fossero “sufficienti indizi di delitto concernenti le armi da guerra o tipo guerra”. La legge Reale vietava, inoltre, molto opportunamente, l’uso di  caschi o altro per rendersi irriconoscibili durante le manifestazioni. La normativa ha subìto, ovviamente, negli anni a seguire, diverse modifiche ed oggi è sostanzialmente sostituita dalla Legge Pisanu del 2005.  Senza invocare ora legislazioni emergenziali è però urgente prevedere, con Decreto Legge, nuove figure di reato legate proprio alle manifestazioni; vanno aumentate le pene per i reati già previsti di danneggiamento e lesioni; vanno allargati, per questo tipo di reati, i tempi di fermo e arresto prevedendo un ampliamento della “quasi flagranza”; vanno previsti riti per direttissima in costanza di arresto o di fermo in modo da arrivare alla sentenza di primo grado con la permanenza in carcere. Il fermo di polizia, ancora, va applicato, senza se e senza ma, a quanti partecipino alle manifestazioni travisati, cioè con il volto coperto da caschi o fazzoletti, o anche solo armati di strumenti atti ad offendere, come scudi, mazze e bastoni. Siano applicate, infine, le stesse misure che già vengono adottate per la prevenzione degli incidenti negli stadi, con obbligo di firma per i “diffidati” presso Commissariati PS o Caserme dell’Arma in coincidenza di manifestazioni.

Quindi, il monito per tutti deve essere unicamente quello che chi commette un gesto di violenza contro le Forze dell’Ordine va punito esemplarmente perché colpisce, come prima scritto, lo Stato, quindi l’intera comunità! Tutori della Legge? Veri paladini di Giustizia e presidio di Democrazia, certamente sì; altro che servi dei padroni! Chi lo ha detto in passato o lo dice ora ,si vergogni, se ci riesce. Ma, visto che sulle piazze vanno quasi in via esclusiva i giovani, possiamo porci la sacrosanta giusta legittima domanda: ma per loro, per i giovani, da quarant’anni a questa parte, la Politica, per caso, ha fatto qualcosa di utile?

Raffaele Vacca

Chiediamo scusa all’autore Raffaele Vacca. Per correttezza, vogliamo richiamare l’attenzione sull’articolo pubblicato su questa testata in data 19 novembre, dal titolo “Manifestazioni: Sempre colpa della Polizia mai dei delinquenti”, nella voce “Politica”, a firma di “Vetriolo”, dove è riportato esattamente tutto ciò che viene oggi rivendicato a gran voce dai Sindacati di Polizia. Siamo contenti di questo perché, come in altri argomenti,  precorriamo sempre i tempi!

Salvatore Vetri

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