LA RESISTENZA NON AVEVA UN COLORE.

 Il 25 Aprile deve essere la festa della Libertà.
 

Un altro 25 aprile è stato celebrato e nuovamente abbiamo assistito in alcune piazze alla stranota rappresentazione scenica da falso storico ad opera dei soliti vecchi partiti della sinistra che imperterriti continuano a propinare l’ideologia di Resistenza = comunismo.

Ma basta!

La sinistra ha approfittato della disinformazione dei cittadini per fargli credere per decenni che fosse così.

Basta!

La Storia, quella con la S maiuscola, quella basata su testimonianze, documenti e prove, ha invece dimostrato che la lotta ai nazi-fascisti è stata combattuta da uomini animati dalla volontà di liberare l’Italia, e quegli uomini  non erano solo comunisti!

Hanno combattuto sì le Brigate “Garibaldi” ma c’erano anche le “Matteotti”,”Giustizia e libertà”,”Italia”, “Fiamme Verdi”, “Santa Justa”, “Autonome”, i “G.A.P.” le “S.A.P.” ed altre ancora non ideologicamente schierate.

Perchè non le vogliamo ricordare?

Perché non vogliamo ricordare i molti militari passati nelle fila della resistenza per la Liberazione?

Carabinieri, Finanzieri e Alpini hanno dato un grande contributo alla battaglia clandestina.

Ci vorrebbero giornali interi per elencare tutti gli episodi eroici.

La canzone “O bella ciao” non è l’inno di un partito ed è vergognoso che alcuni esponenti la cantino come slogan di bandiera arrogandosene l’esclusiva nel tentativo perseverato di volere cancellare una verità scomoda.

Lo abbiamo tutti potuto osservare al termine delle elezioni del precedente Governo (ndr Prodi), riprese su tutte le reti, che ritraevano militanti della sinistra celebrare la vittoria ai seggi cantando quella canzone sotto le loro bandiere rosse.

Ebbene, anche gli esponenti di Forza Italia, Alleanza Nazionale della Lega e qualsivoglia partito composto comunque da italiani, avrebbe potuto cantarlo nel 2008, quando vinsero le elezioni, appunto.

Non si tratta di volere fare del revisionismo, facciamo solo chiarezza dicendo finalmente la verità.

Facendo riconoscere a tutti i cittadini italiani il diritto a sentirsi figli, nipoti, comunque discendenti di quei soldati, appunto clandestini, che scelsero la lotta alla sottomissione del regime Nazista. 

Non voglio come anzidetto elencare tutti i Carabinieri, Finanzieri, militari e semplici cittadini resisi responsabili di atti eroici nella Resistenza ma,  giusto per ricordarlo alla sinistra e come esempio, ricordare il Ten. Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo Alessi.

Il Ten. Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo Alessi, rimasto dopo l’8 settembre al suo posto di Comandante del Gruppo CC. di Sondrio, con i suoi uomini e con la collaborazione dei Finanzieri aiutò, Ebrei, politici, oppositori al regime nazi-fascista, che gli erano stati consegnati dai Fascisti, ad espatriare nella vicina Svizzera.

Condannato anche per questo dal Tribunale fascista di Sondrio a 30 anni di carcere, sconfinò a sua volta per sottrarsi alla cattura.

Rientrato nel febbraio del 1945 su richiesta del C.L.N. assunse il comando della Divisione Alpina Valtellina coalizzando le varie formazioni partigiane presenti sul territorio per coordinarle nel comune fine.

Eroe che non poté godere della riconquistata Libertà perché colpito a morte proprio all’alba del 25 aprile.

Fra i tanti, è doveroso citare un significativo episodio che esprime il valore di quegli uomini “fuori tempo”.

Al fedele monarchico T.Col. Alessi,prima di assumere il comando delle varie formazioni partigiane, un capo banda gli chiese come si sarebbe comportato, lui che era un ufficiale dei Carabinieri a cose finite, di fronte al problema istituzionale.

Ebbene lui rispose testualmente: “Piemontese e colonnello dei carabinieri reali, io voterò per la monarchia. Ma se la maggioranza del Popolo Italiano vorrà invece la Repubblica, io servirò la Repubblica colla stessa fedeltà colla quale ho sempre servito il mio Re”….. Se non è democrazia questa..

Nel vasto panorama dei partigiani non appartenenti alla sinistra, è doveroso ricordare a chi fa finta di dimenticarlo, un personaggio estremo, inaspettato: il Capitano Rudolf Jacobs della “Kriegsmarine”, ovvero della Marina da guerra germanica.

Ebbene, la vicenda del Capitano Jacobs è ben nota alla popolazione della città di Sarzana (SP) dove gli è stata addirittura dedicata una lapide alla memoria.

L’ufficiale, nel 1943, venne inviato alla base di La Spezia ed assegnato nella vicina sede di Lerici. Comandava una batteria da 381, con controllo costiero fino a Viareggio.

Nella zona di Lerici cominciò ad avere contatti con le forze antifasciste spezzine condividendone i valori democratici. Ciò lo portò, unitamente al caporalmaggiore Johann Fritz, ad abbandonare il proprio incarico per unirsi alla Resistenza. Una sera caricarono un autocarro di fusti di benzina e di armi e li portarono ai partigiani della brigata Muccini, con la quale parteciparono per oltre un anno attivamente a molte imprese con coraggio e con determinazione.

Questo Ufficiale Tedesco perse la vita la sera del 3 novembre 1944 quando, alla testa di una squadra di partigiani, tentò di assaltare un comando fascista di Sarzana. Approfittando delle sue origini tentò di penetrare all’interno dello stabile indossando la sua uniforme ma durante l’assalto la propria arma si inceppò e, rimasto disarmato, cadde a terra crivellato di colpi. Non credo alcun partito dell’epoca e attuale possa citarne la sua adesione.

Sarzana ha scolpito in una lapide questo riconoscimento al partigiano tedesco: ”Illuminato dalla Dea Giustizia – riscattato dalla soggezione al bestiale furore teutonico – non defezione – ma eroica rivolta – portò il capitano della Marina Germanica – Rudolf Jacobs – primo nelle file dei partigiani sarzanesi – ad immolarsi per l’Italia – per la Libertà – Patria Ideale – Il 3 novembre 1944 – La civica Amministrazione – questo marmo vuole – nel luogo del sacrificio”. Gli venne conferita la medaglia al Valor Militare, alla memoria, dallo Stato Italiano.

Il suo sacrificio è anche la testimonianza di come anche tra le file naziste la fiammella della Libertà e della coscienza civile non era del tutto spenta.

Smettiamola anche di tenere convegni, riunioni, confronti finalizzati a giudicare chi fece la scelta giusta dopo l’8 settembre.

È facile col senno di poi presentarsi anime belle e indicare i “bravi” ed i “cattivi” ma quanti di costoro, proiettate a quel tempo, avrebbero saputo fare la scelta giusta?

La sinistra ricordi anche quanti dei suoi rappresentanti politici rivestivano incarichi importanti nel partito fascista!

Ricordiamo allora che sia da una parte che dall’altra sono morti dei connazionali e sia gli uni che gli altri caddero gridando “Viva l’Italia”.

Cerchiamo allora di commemorare e celebrare la ricorrenza unendoci tutti indistintamente al valore della Libertà acquisita, una condizione che guarda caso, come l’acqua e l’aria, elementi indispensabili alla vita, il buon Dio ci ha donato senza dargli un colore e il motivo oggi è comprensibile……

 
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