La storia del brigatista rosso Senzani in un film. Una vicenda tutta italiana!
Mariarosa Mancuso per “Il Foglio” ha scritto: “” Il Festival di Locarno 2013 ha avuto il suo scandalo politico. Scandaloso per davvero, anche se verrà celebrato come un …
… capolavoro, è l’ultimo film di Pippo Delbono, arrivato in concorso giusto per incupire ulteriormente l’atmosfera, “Sangue”…(che)… inquadra il brigatista Giovanni Senzani, che senza batter ciglio e aggiungendo un delirante discorsetto sul tema “trattamento dei traditori nei movimenti rivoluzionari”, racconta l’esecuzione di Roberto Peci, fratello del pentito Patrizio Peci. Non pago, evidentemente, di aver filmato la feroce esecuzione dopo il lungo interrogatorio dai lui personalmente condotto, riesce a dire cose come “anche per pietà, non abbiamo detto al prigioniero cosa stavamo per fare” (undici colpi di pistola)””. Replica, con articolo dal titolo “Quell’ insopportabile ambiguità”, Cesare Martinetti per “La Stampa” di Torino:””Giovanni Senzani fa bene ad affermare di non voler più essere un “cattivo maestro” ammettendo così esplicitamente di esserlo stato. Ma fa male a dire di aver visto nel funerale di Prospero Gallinari quello di Aldo Moro perché tra i due vi era una differenza radicale: l’uno è stato carnefice, l’altro vittima. In questa ricomparsa pubblica di Senzani c’è l’insopportabile ambiguità che accompagna ogni riapparizione di (ex) terroristi in Italia. Un giustificazionismo storico che determina una sostanziale complicità postuma. È un fenomeno solo italiano. In Francia… agli (ex) terroristi non è nemmeno consentito dare interviste ai giornali. Da noi, sopravvive un fiancheggiamento ipocrita, pubblicistico, artistico che inevitabilmente si risolve in una celebrazione del passato. Tutte le rivoluzioni novecentesche sono fallite, ha detto Senzani, “anche la nostra”. Passa così il messaggio che fosse un atto rivoluzionario sparare al cuore del Leader DC o alla testa di un ragazzo come Peci…”. Sarebbe ora di smetterla. l’Italia ha bisogno di un discorso di verità. Ovunque””. Sì, sarebbe proprio ora di smetterla con queste scempiaggini condividendo appieno quanto scrive Martinetti, e nella circostanza ribadiamo alcuni concetti già espressi su questa testata in cui appunto si è segnalato il vizio congenito del nostro Paese, quello delle facili amnesie, con tendenza alla rimozione di ciò che è accaduto. Ricordiamo che solo a febbraio 2007, per la cronaca più recente, la Polizia di Milano, Padova e Torino, a seguito di indagini dirette dalla Procura Distrettuale di Milano, arrestò dodici brigatisti (poi condannati a 14 anni) con cospicuo sequestro di armi, soprattutto nel padovano, comprese una mitraglietta Skorpion, una pistola e una carabina già patrimonio della vecchia storica colonna BR “Walter Alasia”, quale dimostrazione di un collegamento con il passato mai venuto meno. Ora, a margine di quanto scritto, possiamo affermare che non esistono le BR di ieri e di oggi, perché esiste la tragica storia di un’ unica organizzazione che ha sempre operato su linee di continuità rivoluzionaria. Poi, va sfatata la leggenda che nelle BR esistono i buoni (quelli che non hanno ucciso, ad esempio il noto Renato Curcio) e i cattivi, che lo hanno invece fatto, come Senzani; ciò è dipeso dalle situazioni contingenti non già da scelte morali e di vita degli interessati. Le scissioni verificatesi, poi, nell’organizzazione criminalterroristica, sono solo un aspetto autoreferenziale che risponde a logiche di potere interno e basta, come non va, certamente, asserito che il fenomeno, come ciclicamente accade in tempi silenti, si sia dissolto, perchè i fatti hanno purtroppo dimostrato il contrario. Quindi, l’attenzione va tenuta costantemente alta da parte di tutti, in quanto è inimmaginabile che dopo la disarticolazione del terrorismo rosso nei primi anni ’80, con eccezionali successi di Magistratura, Servizi allora come non mai efficienti, e Polizie, taluni personaggi ben noti ma ai margini delle organizzazioni rivoluzionarie e non scalfiti dalle molteplici inchieste, non siano stati incisivamente monitorati nel tempo! E questo imperativo di vigilanza riguarda anche la Politica e tutte le Istituzioni, non escludendo la gente comune perché oggi, sull’onda lunga della gravissima crisi economica, la saldatura dei gruppi terroristici “dormienti” con quelli ancora ben vitali, con frange anarchiche anche internazionali, è senz’altro possibile, ovviamente supportata da un’azione di proselitismo forte e senza precedenti, contrariamente a quanto si va da più ambiti “lieto pensanti” e decisamente incompetenti rassicurando. Certamente inquietante, al riguardo, quanto leggiamo nella premessa al bel libro di Pino Casamassima, giornalista attento e intelligente, dal titolo: “Gli Irriducibili- Storia di Brigatisti mai pentiti”, editore Laterza di Bari, 2012.””Tra i sessanta detenuti appartenenti al “Partito Armato”, ci sono otto uomini e una donna che escono di giorno e rientrano alla sera; i rimanenti quarantuno uomini e dieci donne scontano il carcere a tempo pieno o perché arrestati di recente o perché non hanno abbandonato la lotta armata come strategia politica: pronti cioè a imbracciare nuovamente le armi se solo fossero liberi…”” Addirittura, gli irriducibili veri, che danno il titolo al libro, cioè Paolo Maurizio Ferrari, Cesare Di Lenardo e Nadia Lioce, rifiutano qualsiasi contatto con la “stampa borghese”, ritenuta indegna. Per concludere, all’ apertura del Processo d’Appello “bis” ai componenti delle cosiddette “Nuove BR” dell’ala movimentista, il 15 maggio 2012, come sopra scritto arrestati nel 2007 nel corso dell’operazione “Tramonto” condotta dal PM di Milano Ilda Boccassini nel nord Italia, perchè, secondo l’accusa, stavano preparando una serie di attentati compreso quello al giuslavorista Ichino, hanno preso la parola dalla gabbia in aula inneggiando alla lotta armata e uno di loro, Claudio Latino, ha addirittura parlato di “…violenza inevitabile e strategicamente necessaria…”. Quindi, che dire, che fare? Il terrorismo è finito? Certamente no! Sbaglia certamente chi dà fiato alle trombe come nel caso squallidissimo del BR Senzani il quale, prima di continuare ad ammorbare le coscienze gratificato da un film che ha ottenuto grande esborso di quattrini pubblici, sarebbe tenuto a dire tutta la verità sul suo passato, soprattutto relativa alle coperture di cui nell’epoca nefanda e torbida godette nel Dicastero di Giustizia! Che vergogna; ma tutta italiana!