LE PROMESSE PASSANO. SPRECHI E PRIVILEGI RESTANO

Tutti, (a Sinistra al Centro e a Destra) avevano promesso  nella campagna elettorale della scorsa
primavera che il numero dei parlamentari, le loro indennità,   le esenzioni e i privilegi, sarebbero
stati tagliati.


A distanza di quasi un anno nessuna di tali promesse  è stata mantenuta.

Ha ragione Giovanni Sartori quando dice che il ceto politico è da liquidare e che il “Porcellum” (attuale legge elettorale) è una palude imputridita. È di dubbia validità e di scarsa trasparenza l’attuale meccanismo legislativo della rappresentanza popolare, caretterizzato dal “metodo Caligola” che consiste in una mega-truffa ai danni del popolo (sovrano solo a parole).

Questo clima politico (rissoso e velenoso) dipende dal fatto che le Istituzioni sono gestite da esponenti dei partiti o da loro emissari.

Per affrontare le campagne elettorali (costosissime) gli apparati dei partiti sono costretti a raccogliere più denaro possibile, con ogni mezzo (lecito e illecito) e ciò in quanto le poltrone (non solo quelle parlamentari) vengono assegnate in proporzione ai voti conquistati. Punto di partenza, quindi, è la raccolta di denaro (ricorrendo perfino alla prassi degli appalti truccati). Andiamo a dare un’occhiata alle dichiarazioni congiunte (donatori e riceventi) depositate presso la Camera dei Deputati.

I cittadini devono sapere da chi (e in che misura) i partiti sono stati finanziati nella campagna elettorale del 2006. L’elenco è lunghissimo.

Solo qualche esempio. Giovanni Arvedi (Acciaierie cremonesi) ha donato 300.000 euro a Forza Italia e altri 300.000 al Partito Democratico, per essere equidistante. Davide Cincotti (imprenditore di Battipaglia-Salerno) ha donato 295.000 euro a Rinnovamento Italiano. Il Gruppo Riva ha donato 245.000 euro a F.I. e 98.000 euro a Bersani (P.D.). A quest’ultimo sono stati versati 49.000 euro dal Consorzio Nazionale Servizi, 40.000 da Air One, 35.000 da Manutencoop. Diego Della Valle ha versato 150.000 (ciascuno) all’Udeur, all’U.d.C. e alla Margherita. La Romeo Gestioni ha dato 5.000 a testa a Cuperlo, Ranieri e Sircana (l’ex portavoce dell’ex premier Romano Prodi). La ditta Caltagirone ha dato 900.000 all’U.d.C. Il Gruppo Statuto, mediante la società Colli Aminei, ha dato 70.000 a Follini (transfuga dall’U.d.C. al P.D.). La S.N.A.I. ha dato 150.000 alla Margherita.

La mappa dei contributi versati dagli imprenditori ai politici spiega l’influenza esercitata dalle lobby sul Parlamento.

Ed ora volete sapere da chi sono finanziati i piccoli partiti? Dai grandi.

Un solo esempio. Forza Italia ha versato due milioni di euro al Nuovo P.S.I., 700.000 a Italiani nel Mondo, 673.000 ad Azione Sociale, 450.000 a Riformatori Liberali, 220.000 alla nuova Democrazia Cristiana, 130.000 alla Federazione dei Verdi Verdi, 90.000 al Partito Repubblicano. Stupefacente è poi la valanga dei rimborsi elettorali versati dallo Stato (cioè dai contribuenti) ai partiti che superano la soglia dell’ 1% dei voti: 50 milioni di euro all’anno per la Camera e altri 50 per il Senato. L’intera legislatura di cinque anni, pertanto, costa 500 milioni di euro. “La questione morale – ha bene osservato Francesco Barbagallo – riguarda tutti i partiti…In Campania la politica non governa più. Domina la camorra”.

 I nostri politicanti non vogliono capire che i voti vanno conquistati, non acquistati.

Che fare, allora? C’è una sola via d’uscita: votare solo sui programmi (da pubblicizzare in par condico, con spese minime a carico dello Stato) e poi, in base alle percentuali ottenute, attribuire i seggi parlamentari, mediante sorteggio, a chi considera la politica come servizio, non come mestiere redditizio.

 

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